In occasione della della settimana della Memoria promossa dal Comune di Milano anche quest’anno SEA, a fianco dell’Associazione Figli della Shoah, ha allestito una mostra inedita all’aeroporto di Linate, nell’area partenza in prossimità del Gate 4.
Il progetto espositivo è stato inaugurato questa mattina dalla presidente dell’Associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi, dal COO di SEA Alessandro Fidato e dall’assessore Arianna Censi ed è costituito da 24 pannelli che rende omaggio ai ‘Giusti’, cioè a coloro che hanno cercato di aiutare, assistere e in alcuni casi salvare la vita agli ebrei che dovevano nascondersi dalla persecuzione.
“Negli anni ’60 l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme sviluppò un progetto internazionale per assegnare il titolo di ‘Giusto fra le Nazioni’ alle persone non ebree che, disinteressatamente e a rischio della propria vita o quella dei loro famigliari, salvarono gli ebrei durante la Shoah. – spiegano gli organizzatori – Da allora il concetto di ‘Giusto’ che risale al Talmud, testo fondamentale della religione ebraica, è diventato un simbolo importante ed universale. Durante il secondo conflitto mondiale il destino dei cittadini ebrei nei territori del Terzo Reich e nelle nazioni da loro occupate, dipese sia dalla politica tedesca e collaborazionista, sia dall’atteggiamento delle popolazioni locali. Nella gran parte dei casi, i cittadini scelsero di ignorare la persecuzione e l’eliminazione dei loro vicini ebrei, nonostante vivessero fianco a fianco da secoli. Il terrore che i tedeschi instillarono nelle popolazioni locali, unito alla tendenza umana al conformismo, portarono la maggioranza silenziosa a concentrarsi sulle difficoltà personali e a non interessarsi alla sorte degli ebrei. Talvolta la situazione insostenibile degli ebrei venne persino sfruttata per trarne profitto: questi ultimi furono ricattati con minacce di denuncia e le loro proprietà depredate all’atto della deportazione. Il collaborazionismo con i tedeschi si manifestò nella delazione riguardo a ebrei nascosti, nella partecipazione al loro arresto e addirittura nel loro assassinio. Il progetto espositivo, grazie ai documenti tratti dagli archivi dell’Istituto dello Yad Vashem, rende omaggio a coloro che, viceversa, si prodigarono attivamente per prestare assistenza agli ebrei e per salvargli la vita e che costituirono purtroppo, in termini numerici, un fenomeno marginale”.(MiaNews)