Il patrimonio immobiliare della Chiesa ambrosiana è fatto di luoghi di culto e oratori, ma anche di scuole, ospedali, cinema e teatri, musei, centri sociali, appartamenti ecc. Un patrimonio enorme, creato nei secoli grazie alla generosità e alla operosità di generazioni di fedeli, oltre che a una oculata amministrazione. Oggi però, a causa del calo dei sacerdoti e dei praticanti (oltre che demografico), un numero crescente di immobili risulta inutilizzato e mette la Chiesa di fronte a una sfida molto difficile: come gestire quei beni? Se ne occupa il Segno di ottobre, rileggendo le linee guida che la diocesi ha diffuso di recente con due documenti firmati dall’arcivescovo Delpini, e sentendo il responsabile dell’ufficio Parrocchie della curia, don Paolo Boccaccia. Ci sono due diverse prospettive che “si possono, anzi si devono conciliare”: c’è chi, “mosso dall’ardore della carità desidererebbe mettere a disposizione di chi ha bisogno ogni spazio della parrocchia”. E ci sono altri che, “consapevoli del valore che hanno certi immobili nelle zone più appetibili delle città, vorrebbero metterli tutti a reddito a prezzo di mercato, per finanziare le opere parrocchiali stesse”. La sfida, appunto, è tutta nel trovare “un giusto equilibrio e uno sguardo che non sia rivolto solo alla realtà locale, ma all’intero orizzonte diocesano”. |