Polveri sottili: la situazione di Milano secondo i più recenti dati ufficiali

Le polveri sottili sono un inquinante atmosferico potenzialmente molto pericoloso, è dunque indispensabile tenerne sempre sotto controllo le quantità.

Cosa sono le polveri sottili e perché sono considerate un pericolo

Quando si parla di “polveri sottili” si fa sostanzialmente riferimento a due varianti, PM10 e PM2.5, le quali si differenziano l’una dall’altra esclusivamente per dimensioni.

In tutti i casi, ad ogni modo, esse sono delle microparticelle che si generano nella grande maggioranza dei casi per via di attività umane che comportano inquinamento, come il condizionamento degli ambienti o il traffico veicolare, e solo in minima parte a causa di fenomeni naturali.

A rendere pericolose queste polveri sono proprio le esigue dimensioni: potendo essere inalate, infatti, possono divenire causa di problemi di salute anche piuttosto seri, come patologie tumorali.

Certamente le polveri sottili possono rappresentare un inquinante in ambienti circoscritti di tipo “indoor”, come dei capannoni industriali, è dunque fondamentale che, in contesti simili, siano installati dei validi impianti di aspirazione centralizzata come quelli visionabili del sito dell’azienda Depureco affinché i lavoratori non mettano a repentaglio la propria salute.

Al di là di ciò, tuttavia, le polveri sottili sono assolutamente un inquinante ambientale al quale tutti possono essere esposti, ecco perché evitare che si superino le “soglie limite” rappresenta una responsabilità importante per tutti i territori.

Le soglie massime di esposizione alle polveri sottili

I limiti di esposizione alle polveri sottili, o meglio le soglie oltre cui l’esposizione è considerata potenzialmente pericolosa, sono stabiliti dall’Unione Europea.

Per quanto riguarda il PM10 è prevista una soglia duplice: da un lato non bisogna superare il limite annuale di 40 µg/m³, dall’altro il valore di 50 µg/m³ non va superato per oltre 35 giorni nell’arco di un anno.

Relativamente al PM2.5, invece, è prevista una soglia univoca, ovvero una media annua di 25 µg/m³.

Chiariti questi importanti aspetti, andiamo a scoprire qual è la situazione di Milano sulla base delle rilevazioni più recenti.

I dati ufficiali del 2024 presentati da Arpa Lombardia

Considerando un report assolutamente autorevole quale quello prodotto da Arpa Lombardia, agenzia regionale che si occupa, tra le altre cose, anche del monitoraggio della qualità dell’aria, la situazione di Milano non può essere considerata totalmente florida.

Il limite massimo relativo al PM2.5 non è stato superato: la stazione milanese che ha fatto registrare i dati peggiori, infatti, non è andata oltre i 21 µg/m³, e questo è senz’altro un dato positivo.

Per quel che concerne il PM10, invece, i campanelli d’allarme non mancano: facendo sempre riferimento alle stazioni che hanno registrato i livelli peggiori, a Milano si sono raggiunti i 68 superamenti del limite di 50 µg/m³ e, come detto in precedenza, questa soglia non potrebbe essere superata per oltre 35 giorni all’anno.

Per quanto riguarda le stazioni “peggiori”, inoltre, Milano è risultata essere la città peggiore a livello regionale, seguita da Cremona, con 57 superamenti della suddetta soglia, e da Brescia, con 56 superamenti.

Fortemente auspicati ulteriori progressi

Sulla base di quanto evidenziato, dunque, è evidente il fatto che ci sia ancora della strada da percorrere affinché l’aria di Milano possa essere considerata salubre.

I miglioramenti, bisogna dirlo, non sono mancati, e il dato sul PM2.5 è in tal senso emblematico, ma sono necessari degli sforzi ulteriori.


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