Youth Orchestra del Conservatorio Verdi, doppio appuntamento mercoledì 8 e giovedì 9.

Doppio appuntamento con la Youth Orchestra del Conservatorio di Milano diretta da Fabrizio Dorsi: anteprima mercoledì 8 febbraio presso la Chiesa di Santa Maria alla Fontana alle ore 21.00 e concerto giovedì 9 febbraio in Sala Verdi alle ore 20.30.

La Youth Orchestra riunisce alcuni tra gli studenti più giovani del Conservatorio di Milano, offrendo loro l’opportunità di confrontarsi con pagine tratte dal grande repertorio orchestrale.

In programma per questa doppia occasione pagine di Gustav Holst, Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven, come da programma riportato di seguito.

 

Mercoledì 8 febbraio

Chiesa di Santa Maria alla Fontana ore 21.00

 

Giovedì 9 febbraio

Sala Verdi ore 20.30

 

GUSTAV HOLST (1874-1934)

Brook Green Suite

 

FRANZ JOSEPH HAYDN (1732-1809)

Concerto per violoncello e orchestra in re maggiore n. 2

Michele Mazzola violoncello

 

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36

YOUTH Orchestra del Conservatorio
Fabrizio Dorsi direttore

 

Dal programma di sala

Il racconto del concerto nelle parole del Direttore Fabrizio Dorsi.

 

«Universalmente noto per la suite The Planets (I pianeti), Holst è tuttavia compositore dalla vasta produzione. La Brook Green Suite risale agli ultimi mesi della vita del musicista ed è un brano in tre movimenti (Prelude, Air, Dance) concepito per dotare le studentesse della St Paul’s Girls’ School Junior Orchestra di un repertorio di facile esecuzione, ma di buona fattura. Il titolo potrebbe derivare dal luogo dove Holst si sposò nel 1901 o, più semplicemente, dal fatto che vicino alla scuola scorreva un ruscello. La scrittura musicale del Prelude, con la pulsazione costante di una figurazione di crome discendenti che si interrompe nella parte centrale del brano (forse per simboleggiare delle rapide) e poi riprende per spegnersi placidamente in un finale pizzicato, ricorda effettivamente lo scorrere dell’acqua. L’Air imita il canto popolare: nelle prime misure si può cogliere qualche somiglianza con Scarborough Fair, ballata tradizionale inglese. Autenticamente collegata al folclore locale sembra essere invece la Dance finale, il cui tema principale si baserebbe su una melodia ascoltata da Holst durante un viaggio in Sicilia e resa in una forma a metà fra una giga e una tarantella. Originariamente scritta per soli archi, la Brook Green Suite venne in seguito arricchita, nel primo e nell’ultimo tempo, con parti opzionali per flauto, oboe e clarinetto, probabilmente per coinvolgere un maggior numero di studentesse. La figlia del compositore, Imogene, vi aggiunse quella per il fagotto.

Scritto nel 1783 per Antonin Kraft, primo violoncello dell’orchestra del principe Esterházy, di cui Haydn era direttore, il Concerto per violoncello in re maggiore n. 2 si articola nei classici tre movimenti. L’Allegro iniziale, in forma sonata, si caratterizza per la rigorosa consequenzialità dell’elaborazione interna del materiale. Segue l’Adagio: una canzone tripartita dalla delicata cantabilità. Suggella il tutto un brillante Rondò Allegro: una conclusione di sicuro effetto per il solista.

I primi abbozzi della Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven risalgono al 1800. Completata nel 1802, viene presentata al pubblico nel 1803, un periodo drammatico della vita del compositore, perché coincide con il manifestarsi della sordità. Talvolta sbrigativamente accomunata alla Sinfonia in do maggiore n. 1 sotto il segno dell’epigonismo haydniano, in realtà la Seconda, come un Giano bifronte, mentre riepiloga esperienze del passato apre una porta sul futuro. Ben se ne accorsero i contemporanei, e in particolare l’autorevole “Allgemeine Musikalische Zeitung”, che rilevò strane modulazioni, passaggi elaborati, impiego insistito degli strumenti a fiato e un finale selvaggio e rumoroso.

La Sinfonia si apre con un Adagio che ha quasi il carattere di una improvvisazione per orchestra, per la frantumazione di alcuni spunti melodici e per l’armonia cangiante, cui segue un Allegro con brio basato su un’idea proposta sottovoce da viole e violoncelli, un tema strettamente imparentato sia per gli intervalli, sia per il carattere, con il misterioso ed effervescente incipit dell’ouverture delle Nozze di Figaro. Se il Larghetto che segue è ancora intriso di grazia settecentesca, nel movimento successivo Beethoven per la prima volta adotta il termine Scherzo, abbandonando così ogni riferimento a nobiltà, corti e minuetti. Il finale, Allegro molto, inizia con un gesto bizzarro e scontroso, ma pieno di carica vitale, che ricorre più volte nel corso del pezzo e che contribuisce a definirne il turbolento carattere umoristico».

 

Ingresso ad entrambi gli appuntamenti libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.