Il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC), insieme a Confimprese, Aires e ai rappresentanti di circa 200 centri commerciali, ha depositato oggi un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per contestare i provvedimenti fortemente lesivi e discriminatori per l’attività dei centri commerciali.
Il CNCC sin dagli inizi della pandemia, e ancora di più a novembre, ha manifestato disponibilità al confronto con le Istituzioni richiedendo non solo numerosi chiarimenti ma offrendo un supporto nell’individuazione di soluzioni che possano coniugare le esigenze del commercio con la tutela della salute pubblica. Purtroppo, al momento, queste richieste rimangono senza risposta, sia sul fronte delle chiusure sia per quanto riguarda i ristori che il settore necessita. Di qui la scelta di appellarsi al Presidente Repubblica che, alla luce del suo ruolo e della sua sensibilità, si spera possa essere portatore delle istanze drammatiche dei commercianti dei centri commerciali.
L’Associazione ribadisce l’assoluta priorità per la sicurezza dei cittadini e, per questo, ha da mesi adottato protocolli ancora più stringenti di quelli previsti dalla normativa nazionale. Tale impegno, come più volte evidenziato, ha portato i centri commerciali ad essere completamente sicuri: non è stato, infatti, registrato nessun focolaio in tutti questi mesi in tutta Italia.
Le ultime imposizioni alle attività commerciali presenti all’interno delle medesime strutture per la chiusura nei giorni pre-festivi e festivi stanno causando, nel solo mese di dicembre, una perdita stimata del 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un impatto economico drastico che si somma a una situazione già fortemente compromessa che si protrae ormai da 9 mesi. Tra l’altro tali misure, come già segnalato dal CNCC e da altre associazioni, hanno significativamente contribuito a concentrare l’affollamento legato agli acquisti natalizi nei centri cittadini e ad appesantire ulteriormente la già difficile situazione dei trasporti pubblici.
L’assenza di ristori sostanziali per una effettiva compensazione delle chiusure imposte, inoltre, sta gradualmente conducendo numerose attività in uno stato di crisi estremamente critico, da cui si teme emergerà nei prossimi mesi anche una crisi sociale ancora più preoccupante con la perdita di migliaia di posti di lavoro. A tal proposito, il CNCC tiene a ricordare che su 36.000 negozi presenti nelle oltre 1.200 strutture che rappresenta, 7.000 sono a gestione familiare.
Grazie all’iniziativa presentata oggi, che ha ottenuto anche l’appoggio di 6 mila operatori presenti con le proprie attività commerciali all’interno dei centri nel territorio nazionale che hanno aderito mediante una raccolta firme, il CNCC auspica che si possa aprire urgentemente un canale di dialogo per individuare soluzioni condivise per rivedere i provvedimenti adottati e consentire una ripresa adeguata del settore che sta vivendo una crisi senza precedenti e, a sua volta, per scongiurare una crisi occupazionale.