A due anni dalla scomparsa di Arturo Schwarz, il 23 giugno 2023, il Centro Apice dell’Università di Milano e la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia organizzano un evento dal titolo “Arturo Schwarz e la sua eredità: dalla tutela alla valorizzazione. I primi risultati del lavoro di inventariazione dell’archivio”.
Il fondo Schwarz, di proprietà delle eredi, si trova in deposito presso Apice da giugno dell’anno scorso, per un accordo tra la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia e il Centro Apice dell’Università di Milano. Un’operazione, fortemente voluta da entrambe le parti, che mira a salvaguardarne l’integrità e la permanenza e nel contempo alla costruzione di un percorso di valorizzazione che lo renda disponibile alla comunità nazionale e internazionale, oltre che al pubblico degli studiosi e degli esperti. Schwarz, gallerista, editore di poeti, scrittore e poeta lui stesso, mercante e critico d’arte, ha dato un grande contributo alla diffusione del Surrealismo in Italia, mettendo in mostra le opere di artisti come Magritte, Ernst, Mirò, Duchamp e Ray, per citarne solo alcuni.
L’evento, che si svolgerà alle ore 11.00, presso la Sala Pio XII dell’Università di Milano, in via Sant’Antonio 5, sarà l’occasione per presentare i primi risultati dell’inventariazione condotta dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia.
Saranno presenti Giorgio Zanchetti, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Milano, Annalisa Rossi, Soprintendente archivistico e bibliografico della Lombardia, Paolo Rusconi, Coordinatore Scientifico del Centro Apice, Lucia Ronchetti, archivista della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, Augusto Cherchi amministratore unico dell’agenzia Alicubi.
Una volta conclusa l’inventariazione, l’Archivio Schwarz consentirà agli studiosi di accedere a fonti straordinarie per la storia dell’arte del Novecento, in particolare del Surrealismo, grazie alla ricchezza delle testimonianze e dei documenti raccolti, tra cui spiccano i più grandi nomi internazionali, tra i quali André Breton, Marcel Duchamp e Man Ray. La parte più rilevante del fondo è costituita dalla biblioteca, che contiene i libri pubblicati dalla casa editrice di Schwarz, attiva dal 1952 al 1959, e i volumi della sua collezione personale.
“Siamo molto lieti che il nostro Centro Apice possa essere luogo di salvaguardia e di valorizzazione per l’archivio di Arturo Schwarz – dichiara Elio Franzini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Milano -: un fondo profondamente legato alla storia culturale di Milano e del Paese che, tramite la preziosa azione di tutela messa in atto dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, potrà essere messo a disposizione degli studiosi e del pubblico.”
“L’azione di tutela dell’archivio di Arturo Schwarz, da parte del Centro Apice, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, crea le condizioni perché venga salvaguardato un patrimonio documentario di straordinaria importanza per la storia dell’arte ma anche per la cultura milanese – afferma Lodovica Braida, presidente del Centro Apice -, perché proprio a Milano, negli anni ’50, il poeta, editore, studioso del pensiero ebraico e di quello orientale, aprì la sua galleria, uno spazio diventato mitico nella memoria di artisti e critici, da cui passarono i grandi artisti italiani e stranieri, ma soprattutto i surrealisti e i dadaisti, cui dedicò mostre e libri importanti, di cui le carte d’archivio offrono una testimonianza preziosa e unica”.
Le attività di riordino e inventariazione del fondo Schwarz, fino ad oggi finanziate dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia con fondi ministeriali, sono solo all’inizio. Al momento sono state inventariate e digitalizzate 36 scatole (dalla 336 alla 372) della serie “Schedario delle opere transitate dalla Galleria Schwarz (cassette di legno)”, per un totale di 8.276 documenti. I lavori di schedatura e inventario sono quindi tuttora in corso.
“A due anni dalla scomparsa di Arturo Schwarz, possiamo parlare della sua straordinaria eredità intellettuale e culturale grazie a una lunga, sofferta e complessa azione di tutela, avviata in ufficio esportazione nel 2018 e laboriosamente condotta, non senza battute di arresto, attraverso questi anni complessi – commenta Annalisa Rossi, Soprintendente archivistico e bibliografico della Lombardia -. Siamo in presenza di una storia di tutela speciale, in cui possiamo raccontare la percezione e la consapevolezza del valore consegnato al futuro del produttore stesso dell’archivio: le conversazioni con Arturo Schwarz sono state e continuano ad essere indicatore di senso per il percorso che ora cominciamo a raccontare”.
UNA VITA ECCEZIONALE: CHI ERA ARTURO SCHWARZ
Arturo Schwarz nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1924, da una famiglia ebraica, padre tedesco di Düsseldorf e madre italiana di Milano. Si laurea all’Università di Oxford in Scienze Naturali e alla Sorbona di Parigi in Filosofia e negli stessi anni fonda una sezione in Egitto della Quarta Internazionale trotskista, motivo per cui nel 1947 viene prima imprigionato e torturato, e poi, nel 1949, espulso dal Paese. Arrivato in Italia, si trasferisce a Milano, dove rimarrà per tutta la vita.
La città meneghina, crocevia di diverse culture, cuore pulsante dell’editoria italiana, è lo scenario ideale per sviluppare un percorso ricchissimo e unico che intreccia varie forme dell’arte. Nel 1952 Schwarz apre la sua Libreria editrice tra Via della Spiga e via Sant’Andrea, poi dal 1961 la sposta in Via del Gesù, sempre a due passi da Brera. Da subito la Libreria funge anche da Galleria, dove organizza mostre con i protagonisti del Dadaismo e del Surrealismo, tra cui Duchamp, Ernst, Picabia, Magritte, Mirò e Schwitters.
In un ventennio, fino al 1975, apre le porte ad artisti che avevano “qualcosa di nuovo da proporre”, come dice lo stesso Schwarz in un’intervista di Magda Petraglio nel 1991, e diventa punto di riferimento nel panorama culturale dell’epoca. Sono numerosi i grandi passati dalla Libreria Galleria Schwarz: Piero Manzoni, Enrico Baj, Arman, Lucio Fontana, si può dire quasi tutti i più importanti rappresentanti dell’avanguardia storica e contemporanea.
Oltre all’attività di gallerista, Schwarz è lettore vorace, scrittore di poesie e saggi (in italiano, francese, inglese) e collezionista di volumi rari. Nel 1997 dona centinaia di opere alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altrettante all’Israel Museum di Gerusalemme. Riceve numerose onorificenze e riconoscimenti, tra cui, nel 1998, il “Diploma di Prima Classe con Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte” conferito dal Presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro. Muore a Genova il 23 giugno del 2021.
IL FONDO ARTURO SCHWARZ
Il fondo di Arturo Schwarz, custodito al Centro Apice, si compone dell’archivio e della biblioteca. Nel primo si trovano le carte, materiale fotografico, schedari e la corrispondenza di straordinario valore: sono lettere personali o legate al lavoro presso la Galleria, scambiate con gli stessi artisti e amici, quali, per esempio, Duchamp, Breton e Ray.
La biblioteca, che costituisce la gran parte del fondo, comprende i volumi pubblicati dalla sua casa editrice ma anche quelli collezionati, un numero considerevole: 31.000 pezzi, secondo il database originale.
L’archivio è organizzato in serie strutturate dallo stesso Schwarz. Va sottolineato, infatti, come il gallerista avesse pensato e organizzato minuziosamente il suo archivio, manifestando peraltro in diverse uscite pubbliche l’esigenza di trasmettere il suo patrimonio senza smembrarlo. Nella sua abitazione di Corso di Porta Vigentina 6, a Milano, aveva distinto quattro ambienti, arredati secondo una logica precisa, in ognuno dei quali aveva quadri, stampe e opere congruenti con i volumi o gli scritti conservati.
Si conserva un database che descrive il topografico della biblioteca e rende evidente l’organizzazione mentale rigorosissima di Schwarz. Un collezionista eccellente che tuttavia così non amava essere considerato. “Odio la parola collezionismo – dice in un’intervista ad Antonio Gnoli del 2014 -. Tutto quello che ho raccolto non è stato fatto nel nome della proprietà privata, ma per amore verso l’arte, in particolare verso il Surrealismo, che ha segnato la mia vita”.