Tigli tagliati in Piazza Baiamonti, comitati ed opposizione chiedono dimissioni assessore Grandi

“Qualcuno che doveva fare rispettare le norme sul verde non l’ha fatto, anzi, si è prodigata nello spiegare il motivo perché questi alberi dovessero essere abbattuti anziché spiegare a chi cementifica a tutto spiano i mille motivi per cui non bisogna farlo”: le associazioni in difesa degli alberi nel cantiere del Museo della Resistenza, in piazza Baiamonti, commentano il taglio dei due tigli avvenuto stamane.

“Ci chiediamo se, dopo il brutale strappo del glicine, quando l’assessora al verde ha annunciato al mondo social che i nidi erano vuoti fosse ingenua, e allora vuol dire che non è in grado di ricoprire quel ruolo, o se non fosse in buona fede e, a maggior ragione, chiediamo che se ne vada”, concludono in una nota firmata tra gli altri dal Comitato Baiamonti Verde Comune, Animal King e Circolo Combattenti e Reduci.

“Proprio ieri ci siamo recati con le commissioni consiliare verde e cultura, insieme a centinaia di cittadini, per dire no all’abbattimento dei tigli di piazza Baiamonti. Proprio le associazioni hanno raccolto ben 52mila firme per la salvaguardia di quelle piante. Oggi, i tigli sono stati abbattuti senza che il sindaco Sala e l’assessore Grandi abbiano battuto ciglio”.

Lo dichiara Samuele Piscina, consigliere comunale milanese e segretario cittadino della Lega. “Alla faccia della politica green della sinistra milanese. Mi sembra evidente che mai nessuno come questa amministrazione stia abbattendo alberi in città e che, nel contempo, non ne stia piantumando a sufficienza per sopperire alla netta diminuzione. Allo stesso modo, il sindaco non incentiva il recupero delle aree cementificate abbandonate, permettendone la parziale riconversione a verde, e i pochi alberi che piantuma li lascia morire. Delle 2 almeno una (o entrambe): o il sindaco Sala è ambientalista solo e unicamente quando gli conviene, o l’assessore al verde Elena Grandi, disconosciuta dagli stessi Verdi, sta facendo un lavoro pessimo e allora è doveroso invocarne le dimissioni. Il verde è un bene pubblico e i cittadini, oltre che il Consiglio comunale che si era già espresso all’unanimità sul tema con un Ordine del Giorno a mia prima firma, devono essere ascoltati, nonostante i deliri d’onnipotenza del sindaco”, spiega Piscina.

“A nulla sono servite le battaglie di quartiere, di quasi tutto il Consiglio comunale, di associazioni, testimonial d’eccellenza, oltre 50mila firme dei cittadini. I tigli sono stati abbattuti, nonostante gli accordi fatti e le parole spese da sindaco e Giunta. Ieri l’ultima commissione con centinaia di cittadini ignari che oggi si sarebbe compiuta la strage di tigli e piante tanto amate. I due tigli rimasti molto probabilmente moriranno, non hanno spazio per le radici, e il glicine sarà lasciato morire perché intralcia con il passaggio dei mezzi di soccorso e dovranno essere ancora compiuti scavi della Sovrintendenza. Insomma il Museo della Resistenza non nasce sotto buoni auspici né con metodi democratici. L’assessore Grandi ancora non ha dato risposte sulla caduta degli alberi di luglio e aspettiamo che risponda in Aula. Intanto chiederemo le sue dimissioni perché pare che la maggioranza di sinistra sia la prima a non poterne più di lei così come pure dell’atteggiamento di un sindaco spaesato e privo del consenso dei suoi cittadini”. Lo dichiara Riccardo Truppo, capogruppo di Fdi a Palazzo Marino. (MiaNews)