L’Intervista all’avvocato Alessandro Vercellotti ha permesso di fare chiarezza e di ampliare la prospettiva del digital tech. Nel panorama giuridico odierno, l’innovazione e la tecnologia avanzano a passi da gigante, portando con sé nuove sfide e opportunità sia per le imprese che per i professionisti del settore legale.
Per esplorare questi temi complessi, abbiamo avuto il privilegio di intervistare l’avvocato Alessandro Vercelloti, esperto di legal tech e appassionato di diritto digitale.
Con la sua visione acuta e la sua esperienza, Avvocato Alessandro Vercelloti ci guida attraverso le insidie e le potenzialità dell’intelligenza artificiale e della protezione dei dati, offrendo preziosi consigli pratici per affrontare il futuro con consapevolezza e innovazione.
In questa intervista esclusiva, scopriamo come bilanciare l’innovazione tecnologica con la conformità normativa, un tema cruciale nell’era digitale.
1. Quali sono le principali sfide legali che le aziende devono affrontare nell’implementare l’intelligenza artificiale nei loro processi?
Oggi ogni azienda sente il bisogno di integrare l’intelligenza artificiale nel proprio lavoro, e fa bene, perché significa risparmiare tempo, soldi e risorse, riducendo anche il carico sui dipendenti. Ma spesso si sottovalutano due aspetti critici.
Il primo: che dati tratta l’AI?
Qui scattano subito le problematiche GDPR, perché parliamo di candidature, dati di clienti, dipendenti, fornitori.
Il secondo: le regole d’uso. Chi decide come si usa l’AI?
Se lasciamo che ogni dipendente faccia come vuole, stiamo mettendo in mano a tutti le chiavi dell’azienda. Saremmo mai così ingenui?
2. In che modo il GDPR ha influenzato lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale in Europa?
È una domanda complicata. Oggi c’è l’AI Act, una normativa europea che punta a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale, soprattutto da parte di chi la sviluppa, e sono ancora pochi.
Però il vero nodo è che non esiste un’AI che non tratti dati personali. Anche se serve solo all’interno di un’azienda, gestisce comunque nomi, email, informazioni sensibili.
Il GDPR quindi è già in gioco, e non a caso in Italia ci sono state già sanzioni a chi ha usato AI senza pensare al trattamento dei dati in modo conforme.
3. Puoi raccontarci qualche caso interessante o complesso legato alla protezione dei marchi nel contesto del digitale?
Certo, penso a un caso classico: una piccola impresa lancia un e-commerce di gioielli, parte come tanti, ma con una strategia di marketing vincente. Cresce in fretta, diventa un brand riconoscibile, con nome e logo.
Però, per risparmiare, non registra il marchio. Dopo pochi mesi arriva una diffida: devono cambiare tutto perché un’altra azienda ha registrato nome e logo, identici.
Eppure erano stati creati dai miei clienti, solo che non si erano tutelati.
Così i competitor si prendono il frutto della loro visibilità e loro si ritrovano senza nulla in mano, costretti a ricominciare da zero.
4. Quali sono le migliori pratiche che le aziende dovrebbero seguire per garantire la conformità al GDPR quando utilizzano strumenti di legal tech?
Le procedure cambiano a seconda dello strumento, ma ci sono dei pilastri fissi. Prima di tutto bisogna mappare i punti di accesso ai dati personali: il form del sito, il checkout dell’e-commerce, l’iscrizione alla newsletter, la chat di assistenza.
Poi, capire quali dati si raccolgono: nome, email, telefono, o informazioni più specifiche? E di chi sono quei dati? Dipendenti, lead, clienti?
Infine, bisogna avere chiara la finalità: cosa facciamo con quei dati?
La stessa email può servire per un contratto, per un preventivo, o per inviare una newsletter. E ogni uso ha regole diverse.
5. Come vedi l’evoluzione del ruolo degli avvocati nel settore del legal tech nei prossimi anni?
Due anni fa, l’impatto dell’AI sembrava lontano. Oggi è qui, e cambia tutto. Se prima bastavano sei mesi di inattività per restare indietro, adesso ne bastano tre. Se non ti aggiorni, sei fuori.
Gli avvocati devono formarsi anche su competenze digitali, e applicarle al diritto. Bisogna parlare la lingua dei clienti, stare dentro questo mondo, altrimenti basta fermarsi un’estate e a settembre sei superato.
Il futuro è nella specializzazione estrema: non “mi occupo di legal tech”, ma “mi occupo solo di copyright legato all’AI” o “solo di data strategy”. Questo è il futuro, ed è su questo che ho fondato Legal for Digital.
6. Che consigli daresti alle startup che stanno cercando di proteggere la loro proprietà intellettuale in un mercato altamente competitivo e digitalizzato?
Per le startup la proprietà intellettuale è un tema delicato. Il diritto d’autore tutela le opere, ma serve registrare il marchio per avere una protezione reale e legale. Poi c’è il brevetto, che è più complesso e costoso.
Ma la verità è che un’idea, di per sé, non è tutelabile. Quello che puoi proteggere è il sistema che costruisci intorno all’idea: prodotto, servizio, brand. Devi rendere concreto ciò che hai in mente, e difendere quello. L’output è tutelabile, l’idea no.
7. Potresti illustrarci come un’azienda può bilanciare innovazione e conformità quando si tratta di sviluppare nuove tecnologie digitali?
Dipende tutto da come guardi al futuro. Prendiamo il GDPR: le aziende lo vedono come un costo. Il sito a norma, il consulente privacy, le firme, le nomine. Tutto vero.
Ma se lo affronti in modo strategico, la normativa può diventare un vantaggio. Un banner cookie fatto bene può aumentare i dati raccolti.
Le liberatorie ai dipendenti si possono firmare già al momento dell’assunzione, così eviti problemi.
I CRM, se li imposti nel rispetto della legge, ti permettono di profilare meglio e migliorare le performance. La normativa non è solo un obbligo, è uno strumento per lavorare meglio, aggiunge l’avvocato Alessandro Vercellotti.
8. Quali sono le tendenze emergenti nel campo della protezione dei dati che le aziende dovrebbero monitorare attentamente?
La tendenza chiara è l’intelligenza artificiale. Non parlo solo di strumenti nuovi, ma anche di quelli vecchi che oggi hanno al loro interno l’AI.
Alcuni strumenti fanno recruiting automatizzato, altri ti creano email senza nemmeno avere un database, prendendo i dati da LinkedIn.
Ma il vero rischio è pensare che, siccome certi strumenti li usavamo già, siano ancora sicuri. WhatsApp Business, ad esempio: lo usiamo da anni, lo abbiamo inserito nel registro dei trattamenti. Ma adesso ha l’AI integrata.
Hanno aggiunto un’icona minuscola, ma dietro ci sono nuovi problemi legali. Le leggi cambiano con il contesto, e le aziende devono aggiornarsi di continuo, altrimenti restano indietro mentre il mondo va avanti.
Avvocato Alessandro Vercellotti
Alessandro Vercellotti, noto come Avvocato del Digitale, è il fondatore e partner di Legal for Digital®, uno studio di consulenza legale specializzato in:
- Privacy
- E-commerce
- Proprietà Intellettuale
- Tutela della Brand Reputation
- Intelligenza Artificiale
- Legal Tech
È stato premiato per due anni consecutivi con il premio per il Diritto della Rete de Le Fonti Award ed è stato riconosciuto tra i migliori studi legali d’Italia nel 2024 dal Corriere della Sera. Inoltre, ha ricevuto riconoscimenti per la privacy dal Sole 24 Ore, l’ultimo dei quali nel 2024.
L’avvocato Alessandro Vercellotti è anche vincitore del Lawyer Monthly Awards 2024, un riconoscimento internazionale che lo colloca tra i soli due italiani a livello mondiale nella categoria Digital Law Lawyer of the Year.
Attività e Riconoscimenti:
- Speaker ai principali eventi sul digitale in Italia
- Formatore aziendale
- Eletto Digital Leader da Forbes
- Autore per Flaccovio Editore
- Fondatore del Social Warning Movimento Etico per l’educazione digitale
- Docente per vari enti di formazione, tra cui Marketers e Confindustria
L’avvocato Alessandro Vercellotti ha tenuto lezioni in sei università italiane, tra cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Milano Bicocca. È membro del direttivo nazionale dell’Osservatorio sulle Fake news.
Raffaella Manetta