Sul Milan del 2025 c’è subito il timbro di Sergio Conceicao. I rossoneri battono 2-1 la Juve in semifinale di Supercoppa italiana e si guadagnano la finale-derby con l’Inter grazie a una rimonta di cuore e grinta. I bianconeri passano nel primo tempo di Riyadh con Yildiz, il Diavolo reagisce dopo oltre un’ora di fatica e prima pareggia con un rigore di Pulisic al 72′, poi la ribalta grazie a un cross di Musah deviato in rete da Gatti a un quarto d’ora dalla fine. Succede tutto in tre minuti. Buona la prima per il tecnico portoghese: il lavoro da fare è ancora tanto, ma l’inizio lascia ben sperare per spirito e forza di reazione.
La prima sorpresa arriva qualche minuto prima del fischio d’inizio: Francisco Conceicao abbandona il riscaldamento in lacrime per un problema fisico ed è costretto a saltare la sentita sfida con papà Sergio, nuovo tecnico del Milan. La sua maglia da titolare va a Yildiz e, scherzo del destino, proprio il turco sblocca il big match d’Arabia a metà del primo tempo. Al 21’, Mbangula pesca il turco con un gran filtrante a spaccare la difesa e il numero 10 bianconero batte Maignan con un destro sotto la traversa. La fotografia di un primo tempo complicato per i rossoneri, che faticano a costruire, perdono tanti duelli e commettono diversi errori in mezzo al campo. Si va al riposo sull’1-0, ma poco prima dell’intervallo la squadra di Thiago Motta sfiora il raddoppio ancora con Yildiz: Maignan devia la botta dal limite.
La ripresa inizia con lo stesso copione, ma dopo qualche minuto Conceicao fa la prima mossa e manda in campo Musah al posto di uno spento Bennacer. Il Milan mette così la testa fuori e bussa dalle parti di Di Gregorio. Al 55’, l’occasione clamorosa capita a Theo Hernandez: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il francese ha sul destro il pallone del pari, ma apre troppo il piatto e spara alto da due passi. I rapporti cambiano con il passare dei minuti: Conceicao aggiunge una punta e manda in campo Abraham al posto di Jimenez, Motta si copre e sceglie Nico Gonzalez e Cambiaso al posto di Vlahovic e Mbangula. Al 70’, l’episodio che fa svoltare la partita: Locatelli atterra Pulisic in area ed è calcio di rigore. L’americano sceglie la soluzione potente e centrale e fa 1-1. Il Milan a questo punto ci crede e a un quarto d’ora dalla fine la ribalta con il cuore e la fortuna. Musah sale sulla destra e crossa in mezzo: il pallone viene deviato da Gatti e la traiettoria beffa Di Gregorio in maniera clamorosa. Risultato capovolto in tre minuti. A questo punto, Conceicao si difende e riduce i rischi al minimo negli ultimi minuti: il Milan tiene botta, lotta, soffre e strappa la finale anche con un po’ di fortuna, dopo la clamorosa chance fallita da Gatti nell’ultimo dei cinque minuti di recupero. In finale, lunedì 6 gennaio, sarà derby.
Sergio Conceiçao ha parlato a Mediaset al termine di Juventus-Milan 1-2, vittoria che vale ai rossoneri la finale di Supercoppa Italiana contro l’Inter. Queste le dichiarazioni del tecnico rossonero
Il cerchio con la squadra a fine partita:
“Ci vuole la passione nella vita. Il calcio è passione, emozione. Sono momenti bellissimi. Loro hanno meritato per il secondo tempo fatto, hanno meritato la presenza in finale. Nel primo tempo ho visto un Milan come qualche settimana fa, con tanti dubbi nei giocatori. Difensivamente, nel pressing, con la palla, lenti nella circolazione. Abbiamo cambiato all’intervallo, abbiamo parlato, ci siamo guardati negli occhi. Dovevano capire cosa fare per vincere questa partita. Dovevano fare quello che avevamo preparato, poi se perdevamo 2-3 a 0 era colpa mia. Ma non abbiamo vinto ancora niente. Ora dobbiamo riposare, avremo un giorno in meno di riposo e questo può essere importante”
Leao si può recuperare?
“Vediamo. Oggi ha fatto un allenamento vicino a quello che serve dal punto di vista fisico per avvicinarsi a lavorare con la squadra. Penso che domani non ci sarà ancora, vediamo dopodomani”.
Hai incontrato tuo figlio?
“Era tranquillo, era contento per me ma anche triste. Fa parte della vita”.
C’è la possibilità, nella tua testa, di giocare con due attaccanti?
“Sì. Chiaro che sì. L’abbiamo fatto nel secondo tempo. Alvaro spesso viene in appoggio, le nostre ali, Jimenez e Pulisic, non hanno fatto quello che volevo io a livello di profondità e siamo stati quasi inesistenti a livello di attacco. Ho giocato per anni col 4-4-2, ma avevamo preparato qualcosa che di diverso che però non abbiamo fatto nel primo tempo. Comunque sì, in futuro ci sarà la possibilità di giocare con due riferimenti davanti”.
Ha toccato qualche corda particolare nei giocatori in questi giorni?
“Ti posso dire che dopo i primi 45 minuti nello spogliatoio non ho dato baci ai giocatori. Mi sono arrabbiato un po’, non facevano quello che abbiamo preparato e questo mi fa arrabbiare un po’. Sto vivendo questo momento con un gruppo umile, un buon gruppo. A volte manca un po’ di quella buona cattiveria per arrivare a quel qualcosa in più, ma col tempo lo faremo. I giocatori hanno bisogno di una bella parola e anche di qualche botta. Non sono uno molto simpatico, non mi piace dare abbracci. Sono più le volte che mi arrabbio che il contrario. L’importante per loro è lavorare bene e avere tanta energia positiva. È un gruppo di qualità, sono molto contento del gruppo perché ha accettato il messaggio ed un allenatore che non sorride tanto. E questo mi fa piacere, perché io sono qua non per farmi amici ma per vincere. Questo è l’importante”.
Cos’ha detto alla squadra all’intervallo?
“Mi dispiace, quello che ho detto nello spogliatoio rimane lì (sorride, ndr)”.