Con un sorriso che trasmette la passione e la saggezza accumulata in decenni di creatività, il Maestro ci accoglie per una conversazione che promette di svelare non solo il suo percorso artistico, ma anche l’anima di un uomo che ha saputo trasformare l’arte in una missione di vita.
Attraverso le sue parole, scopriremo le influenze, le sfide e le visioni che hanno plasmato la sua carriera, offrendo uno sguardo prezioso sul mondo affascinante e complesso della creazione artistica.
Maestro Milo, come descriverebbe il suo approccio artistico e quali sono le principali influenze che hanno plasmato il suo stile?
Il mio approccio al mondo dell’arte pittorica e scultorea si è sempre basato sul costante lavoro in studio dinanzi al cavalletto, in fonderia per la parte scultorea ed in gioventù presso le botteghe e gli atelier dei grandi maestri del ‘900 (Fontana, Messina, Guttuso, Fiume, Sassu, Manzù, Kodra, Brindisi, Treccani, Gonzaga, De Chirico, Pessina, Terruggi, Terruso ecc.) che ho frequentato e conosciuto ed ai quali come si diceva all’epoca ho rubato il lavoro, il saper fare, i loro trucchi del mestiere e ho preso ispirazione iniziale molto dall’impressionismo e post impressionismo francese che mi ha influenzato molto in gioventù, per poi avvicinarmi al grande futurismo ed in fine al chiarismo lombardo, per poi cercare la mia strada.

Qual è stato il percorso che l’ha portata a diventare un maestro nel suo campo e quali sono state le sfide più significative che ha affrontato lungo il cammino?
Il mio percorso si è tracciato sin da giovanissimo, in quanto questa passione mi ha sempre travolto in maniera totale come se fosse una chiamata; da lì in poi attraverso un percorso di botteghe di maestri artigiani abili nel restauro di affreschi, decorazioni siti in puglia ho voluto approfondire i miei studi arrivando a Milano che allora era il centro non solo delle accademie di Brera e Castello ma fucina inesauribile delle grandi correnti del ‘900.
Ho studiato al Castello Sforzesco e a Brera, poi alla scuola del leggendario Viviani. Nel 1964 ho intrapreso il mio percorso artistico, affrontando, come molti dei miei giovani colleghi, le sfide del settore. I galleristi non ci volevano, e i luoghi pubblici erano riluttanti a darci spazio perché eravamo considerati troppo contemporanei e troppo giovani.
Infatti, le prime mostre e i concorsi, organizzati all’epoca dai quotidiani Il Giorno, Il Corriere della Sera e La Notte, si tenevano nelle storiche strade delle città come Milano, Como, Varese e Arona. (Il Maestro sorride, ricordando quanto fosse affascinante vivere un’esperienza così nomade.)
In che modo si mantiene aggiornato sulle nuove tendenze e tecniche nel suo campo artistico, e come integra queste novità nel suo lavoro?
Attraverso La Radio che ascolto ogni giorno e mi fa sempre compagnia durante le ore in atelier, andando a visionare mostre d’arte , in galleria o in fiera, visitando musei, seguendo anche a volte programmi Sky Arte, ma soprattutto viaggiando per il mondo così da poter assimilare nuove tendenze.
Può raccontarci un progetto o un’opera a cui è particolarmente legato e perché?
La creazione di un grande monumento in bronzo, realizzato con la tecnica della fusione a cera persa, è dedicata alla Basilica di Maria Immacolata. Il Monsignore Giampiero Borsani, che apprezzava profondamente la mia arte, mi commissionò la realizzazione della Madonna per l’altare della Chiesa.
Questa commissione rappresentò per me una sfida significativa, poiché desideravo creare un’opera innovativa che rappresentasse la Madonna come una giovane madre, pronta a donare il suo amore e la sua attenzione a molti bambini. Questi bambini, che costituiscono la nuova generazione, possono crescere per diventare adulti migliori se amati nel modo giusto.

Mi ricordo ancora che per il volto della Madonna rimasi colpito un giorno dal viso di una giovane mamma che in bicicletta con in sella il suo bambino mi passò dinanzi e il sole colpendo le sue membra mi rimase impresso come se fosse passato un angelo oggi il monumento ha quel volto, di cui nulla so ancora oggi.
Qual è il ruolo dell’educazione e del mentoring nel suo lavoro e come vede il futuro delle nuove generazioni di artisti?
Essere un mentore oggi presenta notevoli difficoltà per le nuove generazioni. In primo luogo, noi, i cosiddetti “vecchi maestri”, siamo raramente invitati nelle accademie universitarie, dove potremmo dare voce e rinforzo alla disciplina delle arti, condividendo ciò che abbiamo da offrire ai giovani aspiranti artisti.
In secondo luogo, le nuove generazioni spesso mostrano riluttanza ad apprendere attraverso esperienze dirette, come facevamo noi, frequentando i grandi maestri del momento.
Questo approccio permetteva di acquisire una comprensione più profonda del mestiere e di costruire basi solide per un’evoluzione del pensiero, evitando di cadere nel banale o nel consueto accademismo che non apporta nulla di nuovo al mondo dell’arte.
Infatti oggi molto spesso si vede in giro solo brutte copie del passato rivisitate ma con nulla di proprio come anima o ricerca, è ancora molto più spesso tutto molto così superficiale da diventare solo arredamento del momento, dove queste nuove generazioni pensano di aver poi creato chissà quali capolavori ed invece se facessero un giro per musei si accorgerebbe immediatamente di non avere nulla fatto se non sterili copie.
Come riesce a bilanciare l’espressione artistica personale con le aspettative del pubblico e del mercato?
Non la bilancio; ho imparato sin in gioventù che seguire la modo del momento per un pittore è sicuramente un’occasione utile per vedere immediatamente e in maniera continuativa finchè quello stile, quella moda, quella tendenza visiva funziona e fa vendere il prodotto, ma poi una volta che la società cambia i suoi gusti, il pittore si trova nuovamente a zero.
Mentre se vuoi essere e diventare una VERO ARTISTA, allora devi seguire la tua ricerca personale con una costanza incessante perchè solo così la tua arte sarà al di là di ogni tempo della moda del momento, io ho preferito seguire tale insegnamento e sicuramente all’inizio della mia carriera è stato tutto molto duro e sofferto, ma rifarei tutto perchè tale decisione ha pagato e continua a pagare, infatti il pubblico di ieri come quello di oggi, alle mie mostre mi riportano che il mio operato piace e lascia un’emozione.

Quali sono i suoi progetti futuri e cosa spera di realizzare nei prossimi anni nel suo percorso artistico?
A prescindere dal mio tempo mortel, terreno dato che ho 84 anni, di progetti, idee e nuove sfide ne avrei per almeno altri 500 anni (il Maestro Sorride) ma rimanendo più pragmatici al momento stiamo procedendo alla realizzazione di due museali mostre di livello nazionale ed internazionale; la prima nella mia terra natia in Puglia , più precisamente a Barletta, presso il CASTELLO SVEVO DI FEDERICO II DI SVEVIA PATRIMONIO MIBAC con oltre 700 metri quadri di esposizione artistica.
La seconda nella meravigliosa città di NOTO presso Il CONVITTO DELLE ARTI, poi segue con molto entusiasmo di cui sono uno dei protagonisti il format dell’arte museale tour dal titolo ARTE MOTORI LUSSO ed a breve la storica Galleria Rocchetta di Pavia inaugura una mia personale per tutto il mese di giugno e luglio per per poi portare le mie opere nella sua filiale di Capo d’Orlando per questa estate.
Per maggiori info https://opensea.io/Artemilo
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