Salva Milano, Sala contro tutti

Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala a Sky Tg24 ha parlato del c.d. Salva Milano, approvato alla Camera e ora in discussione al Senato.
“Non sono intenzionato a fare un passo indietro ma sarebbe un problema politico” se il Partito democratico decidesse di non votare al Senato il progetto di legge, dopo averlo votato alla Camera.
“Se non appoggiassero questa norma”, ha detto Sala, “metterebbero in discussione il mio lavoro e quello del mio predecessore, Giuliano Pisapia”.

“Il problema è il giudizio sulla mia amministrazione, perché l’urbanistica è qualcosa d’importante nella città”, ha detto ancora il sindaco, chiedendosi poi se “il Pd è quello della Camera o quello del Senato” e tornando a ricordare che l’ex assessore all’urbanistica, nel suo primo mandato (2016-2021), era proprio del Partito democratico: Pierfrancesco Maran, ora deputato europeo.
“L’assessore di riferimento rispetto a tanti dei procedimenti che sono finiti nel mirino della procura era del Pd. Mi chiedo se a parlare sia il Pd che esprime l’assessore o il Pd che critica”.
Ma non solo, Sala punta il dito su assessori che sedevano in giunta e «non mai hanno alzato la mano per anni», come ha avuto modo di sottolineare in un’altra occasione. Come la senatrice Pd Cristina Tajani, oggi è nella schiera degli indecisi (nella sua prima giunta e in quella di Pisapia) o Pierfrancesco Majorino, capogruppo in Regione Lombardia e tra i nomi in pole per il dopo Sala.
“Il Pd – si è chiesto Sala – è quello che ha espresso l’assessore all’urbanistica nella scorsa giunta o quello che critica il lavoro dell’assessore all’urbanistica?”. Poi ha aggiunto di confidare “che tutto si ricomponga”.

Se per il sindaco di Milano la missione romana era finalizzata a convincere i senatori (quelli del Pd) a votare il Salva-Milano, per Beppe Sala il compito è fallito. Di grosso. Due giorni fa, infatti, intervenendo in commissione Ambiente, non solo non ha azzerato le perplessità dei molti dem sul provvedimento che cancella le inchieste sull’Urbanistica, ma è riuscito anche a rendere manifesto il (non) appoggio al provvedimento del presidente di Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.
E, prima di salutare, Sala ha voluto rispondere anche a Ignazio La Russa, il quale aveva ribattezzato il Salva-Milano in Salva-Sala (dimostrazione che FdI, a differenza di quanto fatto alla Camera, non è più tanto propensa a votare la norma al Senato): “Non mi spingerei a dire che c’è una aggressione della magistratura al sistema Sala. Ho 66 anni e ho fatto tante cose nella mia vita che mi spingono a pensare che al limite mi salvo da solo, i miei destini e la mia tranquillità personale non dipendono da questo. Vorrei rassicurare il Presidente La Russa che poi ogni tanto fa queste battutine”.
Sì perchè Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa che esprime il relatore del progetto di legge, potrebbe non votare la norma ‘Salva Milano’ se i partiti di centrosinistra che sostengono la Giunta Sala non lo dichiareranno apertamente.
Fratelli d’Italia, da Milano, lancia un ultimatum: se i partiti del centrosinistra che sostengono il sindaco Beppe Sala in Comune – dal PD ad Azione, da Italia Viva ai Verdi – non esprimeranno un sostegno chiaro alla norma Salva Milano, il partito non garantirà il proprio voto al Senato, mettendo a rischio l’approvazione del provvedimento.

“Noi chiediamo che i leader nazionali dei partiti di centrosinistra, che governano Palazzo Marino, o i loro capigruppo al Senato, prendano una posizione netta sull’approvazione di questa norma – ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune Riccardo Truppo durante una conferenza stampa –. Ormai la chiamano tutti Salva Milano o Salva Sala, ma serve una presa di posizione ufficiale”.

Senza una dichiarazione chiara di sostegno da parte del centrosinistra, ha avvertito Truppo, “sarà inevitabile che l’iter legislativo al Senato ne risenta e difficilmente ci sarà il voto di Fratelli d’Italia”.