Atleti al tuo fianco, Antonello Riva.

«Scalare l’Everest»: una missione difficilissima, che solo pochissimi hanno potuto raggiungere nella storia dell’alpinismo. Eppure, non si tratta di una missione impossibile. Ruota intorno a questo paragone significativo l’intervista che Antonello Riva, leggenda del basket italiano e campione europeo con la Nazionale Italiana nel 1983, ha rilasciato al dott. Alberto Tagliapietra medico chirurgo di Brescia. L’occasione di questo dialogo è rappresentata dal progetto “Atleti al tuo fianco”, l’iniziativa patrocinata da Arenbì Onlus che si pone l’obiettivo di far dialogare sport e prevenzione oncologica grazie alle parole di quegli atleti che hanno fatto la storia dello sport italiano e di quelli che si stanno affacciando a questo universo.

L’Everest, nel caso di Riva, è rappresentato da quella montagna di punti – 14397 per la precisione – che il cestista ha segnato nel corso della sua carriera in Serie A e che rimane, ancora ad oggi, un record insuperato. Per giungere a questo obiettivo sono stati necessari sforzi quotidiani, impegno e fatica affrontati con serietà e senza alcun paura. «Una volta scelto il percorso, è possibile raggiungere un altissimo livello, ma a condizione di aver mosso un singolo passo dopo l’altro, con un lavoro quotidiano di preparazione, alimentazione e riposo. Percorriamo con pazienza questo tragitto e, con il tempo, arriveremo al risultato». L’obiettivo spaventoso, inquietante e insuperabile diviene, in questo modo, depotenziato del suo lato “impossibile” e la sfida lanciata può avere luogo, giungendo ad un risultato che sembrava fuori dalla portata. L’Everest, per il malato di cancro, rappresenta l’uscita dalla malattia, il raggiungimento della guarigione. Ma il percorso è costellato da ostacoli, difficoltà, continue sfide che mettono a dura prova la resistenza e la fiducia del paziente. Le sessioni interminabili e dolorose di chemioterapia, radioterapia o immunoterapia, possono minare questa fiducia e l’idea di mollare, lasciandosi trascinare dalla bufera, è sempre in agguato. «La caparbietà, la testardaggine nel voler perseguire e raggiungere un determinato obiettivo. Il sogno che avevo davanti agli occhi mi forniva la “benzina” per non risparmiarmi mai, pur di farlo divenire realtà: questo aspetto mi ha dato la spinta, ogni singolo giorno». Parlando della propria esperienza di cestista, Antonello Riva sembra far emergere, in modo naturale, parallelismi di funzionamento colmi di significato che sembrano non necessitare di traduzioni di alcuna sorta.

Il percorso di un paziente colpito da un tumore è quindi costantemente tormentato da forze contrarie che mostrano una resistenza all’avanzamento verso la guarigione. È possibile vincerle, depotenziandole del carattere negativo, utilizzandole a proprio vantaggio? Antonello Riva non vuole darci una risposta, ma le sue parole sembrano offrire un “assist” alla questione. «Confesso che, per quanto mi riguarda, ho tratto una grande forza anche dalle urla dei tifosi avversari: sentire i cori ostili e capire di avere l’attenzione focalizzata su di me è sempre stato un ulteriore stimolo a fare bene». Sono parole illuminanti che permettono di leggere differentemente la questione, di immaginare un altro funzionamento rispetto a quello della reazione immediata alla provocazione, anche se questa rimane puramente sportiva. Senza subire passivamente o rispondere ai cori avversi, Riva confessa un segreto della sua storia, il modo personale per trasformare l’ostile in utile, l’inopportuno in possibilità. È forse proprio qui che risiede il punto problematico che il paziente percepisce profondamente e dal quale può nascere una forza insperata, considerevole, impossibile. Come impossibile è la sfida all’Everest dei 14397 in Serie A. Ma vicino a quella cifra ora c’è un nome di un uomo che dall’impegno e dall’inversione della negatività, è riuscito a costruire un successo memorabile.

Ogni storia rappresenta un’eccezione ma questa va scritta dal proprio autore. Riva ha scritto la propria e questa rimarrà scolpita nello sport italiano. Ad ogni singolo va consegnata l’esclusiva possibilità di scalare l’Everest. E di riuscirci.

(l’intervista completa è consultabile all’indirizzo: https://albertotagliapietra.com/atleti-al-tuo-fianco-antonello-riva/)