“Senza acqua è impossibile fare attività agricola, non si può produrre cibo, non esistono cura e tutela del territorio anche contro il dissesto idrogeologico. Non piove da quasi tre mesi e mezzo: se questa situazione dovesse perdurare sarebbe una vera catastrofe, e non solo per l’agricoltura”. Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, commenta così il drammatico bilancio che emerge da un’analisi della Coldiretti su dati ARPA Lombardia relativi all’inverno meteorologico, secondo cui solo 65 millimetri di pioggia sono caduti sulla regione da dicembre a febbraio, l’82% in meno rispetto all’anno precedente.
Il livello dei laghi Maggiore e di Como è decisamente al di sotto della media e non ci sono scorte nevose, spiega la Coldiretti interprovinciale in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite che si celebra il 22 marzo, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con un terzo in meno di pioggia ma con precipitazioni praticamente dimezzate al nord.
In questo scenario – precisa la Coldiretti – vanno rivisti i termini per l’applicazione del deflusso ecologico che si vuole introdurre in Lombardia. Pensato per raggiungere obiettivi ambientali stabiliti nelle direttive europee, così come è stato definito non tiene in dovuta considerazione i cambiamenti climatici, con gli effetti della tendenza alla tropicalizzazione che si stanno verificando sui nostri territori.
“Dovremmo utilizzare appieno i bacini primari tenendo conto della loro vocazione ad essere il serbatoio naturale del nostro territorio – dichiara il presidente Rota -; senza dimenticare quelli secondari, ad esempio sopra Como, che “cubano” il doppio dello stesso lago. Questo deflusso ecologico è un danno per tutti: solo immagazzinando l’acqua dei laghi potremo far fronte a una stagione irrigua che si annuncia tutta in salita”.
“Siamo preoccupati per le coltivazioni seminate in autunno, come orzo e frumento – chiarisce Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – perché rischiano di bruciare in campo, ma forti timori ci sono anche per le prossime lavorazioni del mais e della soia, rese problematiche dai terreni aridi. Si rischiano conseguenze drammatiche anche per l’intero settore zootecnico, in una situazione in cui le aziende agricole e le filiere agroalimentari sono già minacciate dalle conseguenze post pandemia e della guerra in Ucraina su materie prime, energia e consumi. Siamo di fronte a una tempesta perfetta”.