In piazza, rispettando le norme di sicurezza, al fianco dei giovani per protestare contro il rinvio sine die dell’esame di abilitazione alla professione di Avvocato. “Questo non è il rinvio di un sogno, quello di diventare un Avvocato, ma il prolungamento di un incubo: quello di rimanere un praticante”. Queste le parole di Andrea Bonetti penalista milanese e giovane Presidente dell’associazione Spazio Milano: “Diciamocelo, senza ipocrisie e la paura di sollevare il velo su un mondo di sfruttamento, sudore e incertezza: i praticanti sono a tutti gli effetti dei professionisti impegnati in un settore altamente specializzato e cruciale per il Paese, ma ricevono una retribuzione inferiore rispetto a quella a cui avevano accesso ai tempi dell’università. E troppo spesso l’unica costante tra il reddito pre e post laurea finisce per essere la modalità di retribuzione: ovvero il nero”
Non può, non deve passare sotto silenzio, che l’aver fallito nel permettere a queste persone altamente qualificate e così malamente retribuite, di affrontare un esame così duramente conquistato, rappresenti un fallimento dell’intero sistema giustizia.
Cosi ieri e oggi si sono ritrovati in piazza in tutta Italia i circa 20mila praticanti avvocati che avrebbero dovuto sostenere le prove scritte previste dall’esame di Stato per l’accesso alla professione forense. Tutto rinviato a una data che sarà definita in Gazzetta il prossimo 18 dicembre.
A questo grido di protesta si aggiungono le voci di Giulia Crivellini e Desideria Pollak giovani avvocati e Martina Riva, praticante avvocato tra le prime promotrici dell’iniziativa e membro del direttivo di Spazio: “I praticanti sono quelli che transitano da un ufficio all’altro per depositare gli atti e che spesso finiscono per scriverli senza ottenerne un adeguato riconoscimento. Sono quelli che aspettano pazientemente il loro turno per emergere, intrappolati in un sistema, quello giudiziario, che oggi non potrebbe fare a meno di loro e delle responsabilità che si assumono, ma che non vuole riconoscerli come professionisti. D’altro canto, il praticante ha le stesse competenze di un avvocato abilitato, ma per legge non è tale, ed è quindi considerato il figlio di un dio minore per il quale non vale la pena pagare più di un rimborso spese. E il dramma in questa tragedia è che i praticanti sono quindi obbligati a sospendere la loro vita, a rimandare un ritorno a casa, un matrimonio e persino il confronto con loro stessi e le proprie aspirazioni, tutto questo in virtù di un esame sul quale la politica ha preferito non decidere. Ma con quale coraggio si può rimandare una scelta tanto importante per migliaia di giovani professionisti e soprattutto in un momento storico come questo?”.
Ed è per questo motivo che noi dell’associazione Spazio Milano abbiamo deciso di essere qui, davanti al Palazzo di Giustizia – dichiara Francesco Caroli, tra i suoi fondatori – per protestare insieme agli oltre 20mila praticanti fermi all’incrocio più importante della loro vita professionale. E’ uno snodo cruciale della vita dei praticanti: servono risposte urgenti, basta rinvii, è il momento di dare un futuro a queste persone, a questa Giustizia, a questo Paese. Vogliamo dare una risposta: tu vali e sei prezioso, ogni sforzo va fatto per assecondare i tuoi sogni di giustizia. Spazio è con te”.