Il 31 marzo 2022 è una data di passaggio: il governo Draghi aveva affermato che sarebbe stata la fine dello stato emergenziale e che sarebbero terminate anche le misure restrittive.
Ricordiamo che lo stato emergenziale era già stato illegittimamente prorogato di tre mesi oltre il consentito dalla legge, e le misure restrittive sono state una limitazione dei diritti umani, ai danni di quella parte della popolazione che ha esercitato il suo diritto al dissenso, senza peraltro violare alcuna legge.
Oggi, 31 marzo, l’emergenza viene dichiarata terminata, eppure le misure restrittive non spariscono e l’impianto del “green pass” viene lodato e considerato valido per emergenze prossime venture. Noi non ci stiamo: i nostri diritti non sono elargiti da un codice né concessi dal potere. Il “green pass” deve essere abolito e considerato un pericolo per la democrazia.
In questi mesi un lasciapassare ha condizionato la nostra vita, limitato la nostra circolazione, legato i nostri diritti inalienabili a una concessione dall’alto, danneggiato la nostra economia e minato la concordia della nostra società.
In questi mesi, noi abbiamo attuato una resistenza attiva e passiva all’arbitrio del potere e abbiamo chiesto la conclusione definitiva dello stato di emergenza, l’abolizione totale del “green pass”, la messa al bando degli obblighi vaccinali e il ritorno del rispetto della legge e dei diritti umani, che il governo sta consapevolmente e scientemente violando, per ridurci all’obbedienza e non avere più ostacoli al proprio dominio sulla popolazione.
In questi mesi abbiamo digiunato: dal 31 dicembre ci passiamo la staffetta di uno sciopero della fame che vuole dialogare con la comunità, risvegliare le coscienze e predisporle a un dibattito comune e costruttivo, senza più criminalizzazioni, aggressioni, bugie, divisioni.
Lo sciopero della fame a staffetta termina oggi. La nostra lotta no.
Oggi, 31 marzo, digiuniamo insieme per 24 ore, per chiudere la staffetta con un momento di comunanza, per accogliere nuovi digiunanti che vogliono unirsi alla nostra lotta, per levare la nostra voce in modo nonviolento, mettendoci le nostre facce e i nostri corpi.
Oggi, 31 marzo, più di cento cittadine e cittadini sono con noi in sciopero della fame.