Le attiviste per la pace fanno tappa a Milano.

Le tre attivise Kateryna Lanko dall'Ucraina, Olga Karach dalla Bielorussia e Darya Berg dalla Russia all'incontro organizzato alla Caritas Ambrosiana (Foto Mianews)

Ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, si stanno affermando i movimenti che chiedono la pace e che si impegnano per “proteggere il diritto umano di non voler impugnare le armi e combattere”.

Kateryna Lanko dall’Ucraina, Darya Berg dalla Russia e Olga Karach dalla Bielorussia sono tre attiviste che con le loro organizzazioni proteggono gli obiettori di coscienza.

Il loro tour tra le città italiane è approdato questa mattina a Milano, alla Caritas Ambrosiana nella mobilitazione di “Europe for Peace”, dove hanno raccontato la loro esperienza di attiviste in Paesi dove l’obiezione di coscienza è punita con la prigione.

“Il tour – racconta Mao Valpiana – presidente del movimento non violento italiano è reso possibile grazie alla campagna di obiezione alla guerra lanciata un anno fa, per sostenere i movimenti non violenti, pacifisti, di obiettori di coscienza dei Paesi coinvolti nel conflitto”.

“C’è un momento preciso in cui è iniziato il mio cammino alla non violenza” racconta Kateryna che viene da Kiev – esattamente un anno fa, quando è iniziata la guerra. Sono scappata da Kiev e durante questo percorso ho incontrato un gruppo religioso. Sono stata con loro 3 mesi e mi hanno parlato della non violenza. Anche in Ucraina ci sono persone che preferiscono andare in prigione piuttosto che prendere le armi e uccidere. Con la guerra tutto cambia, se oggi ti rifiuti di uccidere, il governo dice che devi andare in prigione. L’Ucraina sta combattendo per la pace ma anche per i diritti in cui crede l’Europa, e vorrei che gli obiettori venissero protetti. Chi non vuole prendere le armi hanno una sola opzione, o andare al fronte contro la propria coscienza o in processo e prigione. Pochi ce l’hanno fatta a scappare, molti sono stati riportati indietro, alcuni sono morti annegati o per il freddo. Abbiamo bisogno di dare alle persone un’opportunità”.

“So che molti pensano che Putin e la Russia siano la stessa cosa, ma questo non è vero – sottolinea l’attivista russa Darya, che oggi vive in Georgia perché è perseguitata nel suo Paese – Sono qui a testimoniare che molti contro la guerra ma sono silenti perché hanno paura della repressione. Con il mio progetto aiutiamo queste persone a non partecipare alla mobilitazione. La resistenza civile russa è vitale: sono state arrestate più di 22 mila persone per attività contro la guerra dall’ inizio del conflitto. Fin dall’ inizio della mobilitazione di massa, iniziata a settembre 2022, abbiamo aiutato 4mila persone a nascondersi, a non partecipare alla mobilitazione, a lasciare con qualsiasi via il paese. Il nostro scopo è lavorare per la pace concretamente: meno soldati Putin avrà a disposizione, meno potrà fare guerra all’Ucraina. Siamo tre donne che cercano insieme la pace in tempo di guerra”.

“Sono un agente segreto della pace”. Così si presenta l’attivista bielorussa Olga, considerata terrorista dal regime di Lukashenko e per questo ora è in esilio a Vilnius. “Voglio rubare dalle mani di Lukashenko il suo esercito. Il regime bielorusso è sotto la protezione di quello di Putin e sta svolgendo tutti i preparativi per l’apertura di un secondo fronte di conflitto contro l’Ucraina. L’esercito di Lukashenko è pronto a invadere l’Ucraina in ogni momento. Credo che sia possibile fermare la partecipazione Bielorussia a questa guerra. Con la mia organizzazione appoggiamo gli obiettori di coscienza. Lukashenko ha paura di noi donne pacifiste che lavoriamo dall’esilio per la pace. Nel mio paese sono stata dichiarata 9 volte terrorista e pende sulla mia testa la pena di morte. Da marzo abbiamo lanciato la campagna ‘No vuol dire no’, per dire che gli uomini hanno il diritto a non toccare le armi. Sono in esilio in Lituania. Per supportare legalmente gli obiettori abbiamo coinvolto un avvocato lituano, europeo, poi arrestato con l’accusa di spionaggio in Bielorussia. Lukashenko sa che questo è il suo punto debole. Abbiamo già in Europa 4 milioni di rifugiati causati da questa guerra. Servirebbero ora tra i 10 e i 20 mila obiettori della pace per fermare la creazione di un secondo fronte di guerra contro l’Ucraina. Chiediamo l’apertura di corridoi umanitari per aiutare le persone a lasciare il paese. Lukashenko ha anche approvato la pena di morte per i disertori”.

Mao Valpiana, presidente del movimento non violento italiano, racconta: “Abbiamo conosciuto il movimento non violento in Ucraina a Kiev lo scorso settembre. La mobilitazione ora in Ucraina è obbligatoria per tutti i maschi dai 18 ai 60 anni, che non possono uscire dal Paese. Vogliamo chiedere al governo italiano e a quelli europei la protezione degli obiettori e il riconoscimento di status di rifugiati politici. Questo tour si svolge nell’ ambito della mobilitazione Europe for Peace, sta tenendo più di 127 iniziative in città italiane. È una mobilitazione europea per fermare la guerra, aprire un tavolo delle trattative. Le nostre organizzazioni internazionali raccolgono anche le organizzazioni di cui fanno parte le tre ragazze presenti, le loro organizzazioni sono concentrate sull’obiezione di coscienza. Abbiamo partecipato all’udienza generale in Vaticano, le attiviste si sono commosse alle parole di Papa Francesco che ha detto che ‘non si può costruire nessuna vittoria sulle macerie, ma solo sulla pace’. La loro richiesta è di essere sostenute, di non sentirsi sole. Obiettivo del tour era permettere loro di conoscersi, di creare relazioni, e l’hanno potuto fare in Italia”.

“Da quando un anno fa c’è stata l’invasione russa è nata in Italia una rete che si chiama ‘Stop the War Now’, che è un insieme di 160 associazioni, di cui fa parte anche Pax Christi e anche il movimento non violento – racconta Don Renato Sacco, del consiglio nazionale di Pax Christi – A fine settembre siamo andati a Kiev, per portare aiuti e per incontrare i rappresentanti e le rappresentanti delle associazioni di pace e degli obiettori di coscienza. In Ucraina e in Russia c’era la legge sull’obiezione di coscienza ma la guerra l’ha cancellata: in Ucraina sono almeno 5000 gli obiettori di coscienza. Li abbiamo incontrati proprio sotto la statua di Gandhi a Kiev e abbiamo incontrato anche Katya che è qui a Milano oggi. Un obiettore è stato condannato a 12 mesi di reclusione perché non ha accettato di ubbidire alla chiamata alle armi. Lui è cristiano, dice che non può uccidere, vuole bene al suo paese, ma l’unica scelta non può essere quella delle armi. In Russia è ancora più faticoso essere obiettori. Il fiocchetto verde che porto è il segno di chi in Russia protesta e non condivide la guerra di Putin ma rischia la galera. Il verde che è frutto di giallo e azzurro viene legato ai pali delle luci e alle ringhiere per dire che qui c’è qualcuno che dice no. In Russia anche chi dice che c’è la guerra va in galera, non si può usare questa parola. La cosa molto bella che dimostrano le ragazze che stanno girando per l’Italia, è che mentre i potenti dicono alla gente ‘vi dovete uccidere’, loro si parlano, gli obiettori di coscienza si parlano, grazie ai ponti che stanno costruendo le donne e le mamme dei soldati”.(MiaNews)