Carlo Freccero ha attraversato lo sviluppo della tv negli ultimi quarant’anni. In realtà possiamo dire che non ne ha solo percorso il cammino, ma ne ha anche indicato nuove strade, prodotto nuovi approcci, individuato personaggi e costruito programmi. .https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Freccero )
Grande professionista, innovatore, con il gusto della polemica e della provocazione, ha segnato il dibattito sul tema della comunicazione e dei media. In passato tentato dalla politica, oggi nel consiglio d’amministrazione della Rai. Incontrandolo gli ho chiesto ”Potrebbe essere il prossimo Presidente Rai visti anche gli ultimi terremoti politici?”. Mi ha risposto con un sorriso, un po’ burbero, un po’ divertito “Non è più il tempo”. Inizia da qui il nostro colloquio sulla comunicazione e sulla campagna elettorale appena conclusa
Lei recentemente ha dichiarato “La chiesa cattolica ha fondato la sua verità attraverso l’immagine. La stampa ha creato la sinistra. La tv ha costruito un pensiero di maggioranza. E ora Internet ha cambiato il modo di stare al mondo” Ci può spiegare meglio?
Freccero – Per tutto il novecento abbiamo vissuto un’epoca in cui il pensiero complesso, formato dalla stampa e dai libri, ci dava una visione in qualche modo totale; era importante comprendere in qualche modo l’insieme. La stampa è l’esaltazione dell’uomo razionale e sociale. Poi è arrivata la Tv.
Ha aggiunto qualcosa o è cambiato tutto?
Freccero – Con l’arrivo delle comunicazioni di massa si cambia radicalmente. Innanzitutto la tv ci introduce in una dimensione nuova, irrazionale, la dimensione della seduzione. Il ragionamento passa in secondo piano. Con la tv, che è un mezzo di comunicazione di massa, ci si rivolge al grande pubblico, alle maggioranze. Le grandi maggioranze si formano a un pensiero più dettato dalle emozioni. La televisione lavora sulla maggioranza, lavora quindi sulla seduzione, sull’emotività, sulla suggestione.
E ora la rete, che cambia il nostro modo di stare al mondo…
Freccero – Esattamente, Oggi siamo in una terza fase. La rete ci propone un eterno presente. Non c’è più la storia non ci sono quindi più le grandi narrazioni e non c’è nemmeno la suggestione. Tutto ciò perché si creano dei gruppi molto identitari. Gruppi che hanno in qualche modo la stessa opinione, la stessa idea, lo stesso “sentiment“
Questo porta a un cambiamento anche nella comunicazione politica?
Freccero – Assolutamente sì. I gruppi di persone che si ritrovano sul web si muovono su obiettivi molto concreti, vicini alla loro vita quotidiana. E’ per questo motivo che oggi i gruppi politici, se vogliono fare “propaganda”, devono trovare delle parole d’ordine molto chiare, specifiche, precise, che non abbiano ambiguità, che non abbiano né troppi ragionamenti sottili nè suggestioni vaghe. Si devono muovere su cose molto concrete, dall’inceneritore che fa male alla popolazione, alla corruzione, o un obiettivo che tutto il pubblico sa riconoscere come, ad esempio, il reddito di cittadinanza
Questo vuol dire che la visione non è più importante?
Freccero – Internet ti dà la concretezza e crea identità con i social: noi ci siamo e siamo d’accordo perché abbiamo lo stesso obiettivo. Molto semplice.
Abbiamo passato un periodo in cui le ideologie non contavano più. Non crede che, invece, si stia tornando a costruirle? Sovranisti, populisti, europeisti non sono chiavi di lettura ideologiche? In fondo M5s ha uno zoccolo duro che vota al di là del fare, il comune denominatore è il cambiamento, il nuovo. La Lega dal canto suo ha utilizzato lo stesso meccanismo con la sicurezza. E’ corretto?
Freccero – No. Quello a cui lei accenna è una risposta alla globalizzazione. Internet risponde alla complessità della stampa, alla suggestione e all’emozione della tv. La gente di fronte alla globalizzazione prova angoscia, sta male. Per semplificare un problema così grande c’è un sistema: il capro espiatorio, che mi aiuta a pensare che posso risolvere il problema. E così per la Lega il capro espiatorio è il migrante e la sicurezza, per i M5s la corruzione della casta, i cattivi affari dell’establishment, i partiti e così via. Da un parte, la concretezza della rete e dall’altra, un capro espiatorio che mi aiuti a sentirmi più sicuro nel mio piccolo di fronte alle dinamiche globali.
In questa campagna elettorale che innovazioni ha visto da parte della politica e nella costruzione del consenso?
Freccero – Ne vedo moltissime. Innanzitutto i Cinquestelle hanno usato la convergenza dei media. E’ la rivincita di Grillo–Zorro. Si è vendicato della tv generalista che lo ha sempre censurato e si è incrociata con l’elettore dei Cinquestelle, nato dal web e quindi al di fuori del mondo della tv. Si è creata una sinergia, una convergenza e un’ibridazione fra questi due soggetti. Ad accrescere l’efficacia dell’operazione la tv generalista, forse anche per senso di colpa sulle censure passate, ha dato molto spazio ai Cinquestelle
La Tv dà molto spazio anche perché guarda all’audience e alla conquista di nuovo pubblico?
Freccero – Esattamente e poi ora con la rete non si può più censurare. Se ci fosse stata la rete così forte nel 2002 Berlusconi non avrebbe fatto l’editto bulgaro (che portò all’allontanamento dalle reti Rai di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Freccero lasciò la direzione di Rai2, ndr)
La rivincita di Grillo–Zorro e della Lega sui media quindi?
Freccero – Le elezioni le hanno vinte due partiti/movimenti che non erano alla moda. I giornali alla moda, i giornali del potere, li consideravano in qualche modo parvenu. Li consideravano selvaggi, in qualche modo pericolosi, analfabeti, incompetenti. E chiaramente il malessere, la realtà della gente che sta male si è vendicata di questo atteggiamento arrogante dei mass media, dei salotti buoni. Si è vendicata di questi opinionisti che, in qualche modo, pensavano di dover dare “la dritta” a tutti quanti
Ma i giornalisti che diventano opinionisti, non è un cambio di pelle?
Freccero – Sono d’accordo, ma è dovuto al fatto che oggi fare l’opinionista è il rifugio del giornalista. Oggi le indagini, le inchieste, le fa la rete. A loro rimane lo spazio dei corsivi, degli approfondimenti. E, facendolo, diventano opinionisti.
Qual è l’errore più grande che ha visto fare dai partiti, e da chi in particolare, nella comunicazione in questa campagna elettorale?
Freccero – Senza dubbio dal Pd che ha parlato sempre a nome del progresso. Renzi sembrava volesse fare il “fiorentino californiano”, evocava sempre il futuro, il futuro… Il futuro è bello, il futuro è magnifico, noi siamo per il futuro.
E invece?
Freccero – Invece il futuro non è bello, è un incubo. Il futuro è perdite di posti di lavoro, esclusione. Vuol dire che, in qualche modo, se non sei intelligente sei fatto fuori. Per tutto questo l’errore più grande è quello dell’esaltazione del futuro da parte di Renzi. E poi questo allearsi sempre con la parte vincente, con Marchionne, Apple…
Enfasi eccessiva che diventa errore strategico in campagna elettorale?
Freccero – Esattamente. Sei dalla parte del vincente quando il futuro crea esclusione perché è complesso, difficile, perché indebolisce la nostra posizione nel mondo, perché fa sì che saremo in qualche modo superati da altri Paesi. L’errore più grande è stato non comprendere che in questa era non si può fare campagna elettorale stando dalla parte dei vincitori.
E qui torniamo agli obiettivi semplici. Anche se non vuol dire non avere la visione di come si muove il mondo, bisogna comunque scegliere la strada della semplicità?
Certamente. Occorre avere obiettivi semplici. Anche perché siamo tutti quanti spaventati dalla complessità.