Codice degli appalti e “modello Milano”, interviene il Presidente degli Architetti Aldini.

Riguardo al nuovo codice degli appalti anche l’Ordine degli architetti di Milano è tra i firmatari della LETTERA APERTA indirizzata al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Governo in tema di appalti e nuovo codice dei contratti. Una POSIZIONE che prende forma anche dal fatto che alle spalle c’è il “modello Milano”.

L’osservatorio Milano dà obiettivamente un punto di vista molto particolare sulla complessità dell’appalto pubblico e sulla complessità della norma che regola l’appalto pubblico derivante dal fatto che il capoluogo lombardo è uno dei territori in Italia in cui si sperimentano forme importanti di paternariato pubblico e privato su grandi appalti. Per questo le note che l’Ordine sottolinea all’interno degli emendamenti sulla bozza di codice non derivano dalla conservazione dello status quo, ma proprio perché si vede la modernità e il dinamismo della modernità e gli architetti milanesi sono ben consapevoli che alcune auspicabili e apprezzabili premesse che sono state fatte nel codice non possono diventare delle scorciatoie. Dunque, bene che sia individuato un tempo massimo per le autorizzazioni che vincola gli enti a dare un parere in tempi ristretti, quindi un’impronta che accelera da quel punto di vista, vero è che non si può pensare di improntare tutto sulla velocità, la velocità non è l’unico parametro, ma esiste la trasparenze e la qualità del progetto. I progetti rimangono nel tempo e nelle città e devono essere ben fatti.  

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGI ARCHITETTI DI MILANO, FEDERICO ALDINI

«Il nuovo testo purtroppo cancella una serie di elementi che come architetti riteniamo fondamentali. In particolare preservare la qualità e la centralità del progetto architettonico che non può avere un ruolo di elemento marginale in un meccanismo più complesso. L’obiettivo di razionalizzare processi e superare scogli burocratici è fondamentale ma bisogna non mettere in discussione che l’opera architettonica è quell’elemento che resta nel tempo alla collettività e che ne valorizza o condiziona la vita. Le proposte di emendamento le abbiamo fatte, tramite il nostro Consiglio Nazionale e nell’ambito della Rete delle Professioni Tecniche. Rinnoviamo la disponibilità al dialogo ed al contributo per la correzione del testo.
In particolare per la realtà milanese il nuovo testo comporterebbe, per esempio che la politica dei concorsi di progettazione portata avanti dal Comune di Milano con la nostra piattaforma Concorrimi rischia di risultare meno vantaggiosa mettendone in discussione l’utilizzo per i progetti strategici. L’appalto integrato è a nostro avviso l’esatto contrario di quello che servirebbe per garantire progetti ben fatti e nei tempi corretti. L’obiettivo dell’appaltatore dell’opera è quello dell’ottimizzazione del budget esecutivo della commessa e dei ricavi il che non garantisce la qualità dell’opera architettonica che, in un appalto integrato, verrebbe messa in secondo piano. Inoltre sempre nell’ambito dell’appalto integrato, il tema dell’equo compenso e della concorrenza sulle parcelle (senza avere dei parametri di riferimento riconosciuti) verrà ancora di più esasperato, questo comporterà inevitabilmente a cascata ripercussione su onorari, stipendi dei collaboratori e distorsioni dei rapporti di lavoro tra i professionisti, tema a cui teniamo molto e sul quale stiamo lavorando nell’ambito del gruppo di lavoro sul Fair work»