Ho fatto migliaia di chilometri in bicicletta in vita mia. Ho cominciato come tutti da bambino, quando la bici mi rendeva libero di andare un po’ più veloce. Ho ancora vivissimi quei ricordo d’infanzia e la sensazione di quelle prime cadute. Diventato più grande, è nata una passione travolgente.
Le prime gare, fin quasi alla soglia del professionismo, e quella bici che mi ha portato in giro per corse in tutta Italia, con tutta la forza verso ogni gran premio della montagna. Perché io in salita andavo forte.
Ricordo le emozioni di un Giro di Toscana o di quello delle Valli Cuneesi e conservo ancora una freccia del percorso del Giro della Sicilia su cui raccolsi gli autografi de i giocatori della squadra di calcio dell’Avellino, con cui condividemmo una sera l’hotel a Capo d’Orlando per i rispettivi ritiri.
Con gli anni, poi, la bici è diventata il mezzo delle passeggiate lungo le strade della mia Liguria e nella mia meravigliosa Chiavari e quello per raggiungere il mio studio di architetto.
Perché muoversi in bicicletta non è soltanto libertà, è natura e salute per noi e per l’ambiente che ci circonda. E allora non mi viene in mente niente che meglio della bici possa rappresentare un modo di muoversi e vivere un turismo sostenibile, di riscoperta del territorio e valorizzazione delle specificità del Paese, da nord a sud, dalle montagne al mare.
Anche per questo sono orgoglioso di aver dato il mio contributo alla nascita della Ciclo-Via Appenninica per la quale abbiamo destinato due milioni di euro che serviranno alla realizzazione della segnaletica.
Proprio L’Appennino Bike Tour, infatti, rappresenta al meglio una delle idee che mi hanno sostenuto fin dal momento che ho deciso di impegnarmi in politica con le prime lotte per l’ambiente e proprio formando questo ponte virtuale che mi collega dalla mia Liguria alla Sicilia della mia amica Barbara, come quella sera nella provincia di Messina.
Sono le stesse convinzioni che poi ho portato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In anni in cui si parla con sempre maggiore preoccupazione di riscaldamento globale e malattie causate dall’inquinamento, incentivare la mobilità leggera e sostenibile è tutt’altro che un impegno fine a se stesso, ma significa promuovere e diffondere stili di vita più sani per noi stessi, per il pianeta e persino per la nostra economia.
L’esempio della Ciclo-Via Appenninica, infatti, ci dimostra come favorire l’uso turistico della bicicletta permetta di riscoprire territori ed economie locali, favorendo una via alternativa e salutare al turismo di massa. È lo stesso approccio che abbiamo cercato di sostenere per gli spostamenti di tutti i giorni in città, a maggior ragione in tempo di Covid e di esigenze di distanziamento: la mobilità leggera è la via maestra per ridurre il traffico cittadino e l’uso dei mezzi privati, con i benefici che questo comporta per l’ambiente, ma al tempo stesso modo è l’alternativa migliore al congestionamento dei mezzi pubblici.
Usare la bicicletta fa bene a noi stessi, fa bene all’ambiente e all’economia. Si comincia per gioco da bambini, ma è da adulti che si scopre che una questione maledettamente seria. E che si impara che ci si può continuare a divertire anche facendo la cosa giusta per il pianeta. E pedalando nella fatica si impara, si matura, si cresce e a volte sì, purtroppo si cade, ma si ci rialza come nella vita. Che gran palestra che è stata.
On. Roberto Traversi
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