Sicurezza, Mandelli (FI): tornare al poliziotto di quartiere, potenziare organici FdO.

L’On. Andrea Mandelli è vicepresidente della Camera dei Deputati e candidato per Forza Italia nel Collegio  Uninominale Lombardia 1-U07 Milano Loreto. Dal 2009 è Presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani. È inoltre presidente dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Il 10 marzo 2021 è eletto nuovo Vicepresidente della Camera dei deputati, in sostituzione di Mara Carfagna.
In questa intervista si affronta il tema della sicurezza
Com’è secondo lei  la percezione della sicurezza delle città, dal punto di vista non solo della criminalità?
Purtroppo c’è un fenomeno molto negativo, ossia l’intreccio tra fatti di macro e microcriminalità, abbandono e degrado dei quartieri. Tutto questo interviene sulla sensazione di vulnerabilità da parte del cittadino e ha come conseguenza una peggiore qualità della vita. Sono percezioni che possono verificarsi anche in assenza di reati. Mi spiego: la presenza di un bivacco, di un insediamento abusivo, di cumuli di spazzatura, così come un sottopasso lasciato completamente all’incuria o la mancata illuminazione delle vie possono contribuire a ingenerare un senso di insicurezza che inevitabilmente condiziona i nostri comportamenti e il nostro modo di vivere.
Milano ha problemi di sicurezza in ogni quartiere e, se si, cosa può fare la Politica rispetto a proposte nuove?
La politica può e deve fare molto. E su questo Forza Italia e il centrodestra hanno idee chiare. Innanzitutto, occorre riportare in funzione oppure non depotenziare formule di presidio del territorio che hanno funzionato: penso al poliziotto e al carabiniere di quartiere e ai militari dell’operazione Strade Sicure. C’è poi il grande tema degli organici delle Forze dell’Ordine, aggravato dai tagli della legge Madia voluta dalla sinistra, cui dobbiamo porre rimedio attraverso un serio piano assunzionale, accompagnato da doverosi adeguamenti contrattuali. E poi dobbiamo massimizzare le opportunità che la tecnologia ci offre. Il taser, per esempio, è stato già dato in dotazione alle Forze dell’Ordine e che va esteso anche alla polizia locale. Senza dimenticare la videosorveglianza, fondamentale come elemento di deterrenza e in molti casi decisiva per risalire agli autori di reati. Per tutto questo servono risorse che abbiamo assolutamente intenzione di reperire. Infine, un altro tema molto rilevante è l’educazione alla legalità dei più giovani, per contrastare la diffusione di fenomeni gravi come quello delle baby gang. Dobbiamo agire nelle scuole, nei centri sportivi, nelle associazioni affinché le nuove generazioni siano avviate ad una maggiore consapevolezza delle proprie azione.
Negli ultimi anni ci sono stati interventi reali per migliorare la vivibilità, ad esempio con gruppi di controllo di vicinato o riqualificazione di aree degradate?
Grazie ad una virtuosa sinergia tra cittadini e Prefettura sono state realizzate delle iniziative di questo tipo, ma sulla riqualificazione siamo indietro. Si tratta certamente di buone pratiche ed è senz’altro lodevole che il singolo cittadino concorra per la sua parte alla sicurezza di tutti. Tuttavia è la politica a dover caricare su di sé l’onere di una visione per la tutela della sicurezza collettiva. Anche perché siamo di fronte a minacce sempre nuove e servono interventi di sistema, non a macchia di leopardo, in un percorso costante. E’ lo Stato a doversi occupare di assicurare la vivibilità delle città. Un esempio su tutti è l’assoluta urgenza di tornare a gestire i flussi migratori: con i numeri di oggi è impossibile mettere in campo efficaci politiche per l’integrazione di chi arriva. E la mancanza di integrazione genera marginalità sociale e situazioni di disagio in cui, purtroppo, può mettere radici l’illegalità.