Monte San Primo: un progetto impattante, energivoro, che non valorizza la montagna. Domenica passeggiata di sensibilizzazione a cura di Legambiente.

Sono 5 milioni di Euro di danaro pubblico i fondi a disposizione per la rivitalizzazione dell’area del Monte San Primo, dopo l’abbandono sofferto negli scorsi decenni. Non convince Legambiente Lombardia, però, l’attuale proposta della Comunità Montana Triangolo Lariano e del Comune di Bellagio che nasce dall’idea di sfruttare la montagna usando schemi commerciali.

«È un progetto di impianti: portare l’acqua dove non ce ne è, produrre la neve dove non ne cade, spostare le persone su tapis roulant là dove possono muoversi liberamente con le loro gambe, intrattenere i bambini con strutture ludiche di plastica, come si trovano ovunque in pianura, costruire parcheggi per aprire la montagna alle automobili – spiega Costanza Panella, presidente del circolo Lario Sponda Orientale e membro del direttivo di Legambiente Lombardia – Il progetto deve essere radicalmente rivisto sulla base dell’esame di cosa sia la montagna oggi, di quale tipo di persone la frequentino, di che cosa possa offrire e di che cosa ha bisogno. La montagna ha bisogno di investimenti che ne garantiscano la vita con il sostegno all’agricoltura, all’allevamento, alla silvicoltura e al turismo rispettoso dell’ambiente».

Lo chiedono oltre venti associazioni del coordinamento “Salviamo il Monte San Primo”, di cui Legambiente fa parte, che domenica 11 dicembre organizzano una Camminata sul Monte San Primo: un’iniziativa di sensibilizzazione in difesa della montagna contro il progetto di realizzazione di nuovi impianti. Il ritrovo è previsto per le 10 presso il parcheggio dei vecchi impianti (poco dopo località La Genzianella). La camminata è aperta a tutti e a partecipazione libera, si svolgerà lungo comode stradine su un dislivello di circa 200 m e sviluppo di circa 5 km. Si raccomanda abbigliamento invernale da montagna con scarponcini pesanti.

Il dossier Nevediversa 2022 di Legambiente ricorda che “Nella gran parte delle nostre montagne è atteso, rispetto a ora, un aumento di temperatura tra i 2 e i 3°C per il 2050, ed entro fine secolo un ulteriore riscaldamento che va dai 3 ai 7°C in funzione degli scenari di emissione. Nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale. La Regione Lombardia con il Bando Neve programmata h48 ha stanziato finora 11,2 milioni di Euro per il potenziamento dell’innevamento artificiale. Nella sola provincia di Lecco è in corso un ampliamento del comprensorio sciistico di Barzio e si preannuncia un progetto di nuove infrastrutture a Paglio a quota 1500 m. Per imbiancare artificialmente una pista di medie dimensioni di 1600 metri di lunghezza servono fino a 20.000 metri cubi di acqua. Per fornire energia elettrica ai cannoni si stimava, prima del caro bollette, un costo di 136.000 Euro per ettaro.

«Gli effetti generati dalla crisi climatica impongono una riflessione circa le tendenze future dello sviluppo in quota che sarà necessario orientare verso una maggiore qualità ecologica e sulla valorizzazione del capitale naturale. Il turismo legato allo sci, energivoro e impattante, che nel recente passato ha avuto un ruolo trainante per l’economia in montagna, deve essere rivisto. Le montagne, da meri luoghi di consumo, devono trasformarsi in sedi di elaborazioni innovative e sostenibili» conclude Panella.