Buone e cattive acque: il dossier di Legambiente su falde, fiumi e laghi inquinati, ma anche esempi virtuosi.

L’acqua è un bene comune che spesso viene dato per scontato. Una risorsa fondamentale per ogni forma di vita e per gli ecosistemi che viene, poco saggiamente, sprecata, inquinata e non tutelata. Inoltre i frequenti fenomeni di siccità che si sono susseguiti negli ultimi anni, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici in atto, rendono ancora più evidente la necessità di intervenire in maniera concreta e risolutiva sulla gestione di questo bene in termini di tutela, prelievi, uso e sprechi. La Giornata Mondiale dell’Acqua, che ricorre il 22 Marzo, è occasione per fare il punto sulla situazione di laghi, fiumi, torrenti e falde in Italia con il dossier “Buone & Cattive Acque” di Legambiente, un documento che intende richiamare l’attenzione sulle condizioni in cui versano le acque interne italiane, ma anche per sottolineare esempi virtuosi.

 

In Lombardia spicca la storia di degrado e scarsa qualità delle acque del Canale Scolmatore Nord-Ovest in provincia di Milano, opera costruita per mitigare il rischio idrogeologico dell’area intercettando le piene dei corsi d’acqua naturali ed artificiali che da nord e da ovest confluiscono a Milano, ma che nel tempo è diventato una fogna a cielo aperto, a causa della forte antropizzazione dei territori limitrofi. Il canale, attualmente, continua a causare gravi problemi all’ecosistema del fiume Ticino, trasportando, oltre che le acque luride in caso di scolmate provenienti da bacini fortemente antropizzati e quindi molto inquinati, anche una notevole quantità di rifiuti sospesi: materiale ligneo, plastica, sacchi della spazzatura e tutto ciò che l’uomo vi butta dentro. Inoltre, trattandosi di un’infrastruttura ormai obsoleta e mai mantenuta in modo adeguato, crea gravi problematiche idrauliche sulle sponde del fiume a valle ed a monte dell’immissione in Ticino.

 

«Entro il 2015, secondo la Direttiva Europea sulle Acque 2000/60, tutti i corsi d’acqua avrebbero dovuto raggiungere lo stato ecologico “buono” – ricorda Lorenzo Baio, responsabile acque per Legambiente Lombardiama l’Italia e la Lombardia, cronicamente in ritardo, stanno inseguendo le scadenze comunitarie che prevedono gli interventi necessari al risanamento. Gli obiettivi di qualità delle risorse idriche  sono  particolarmente sfidanti per la nostra regione, dato che alla scadenza del primo periodo di monitoraggio (2009/2014), risultavano in buono stato qualitativo solo il 30% dei corpi idrici e che le carenze del ciclo di depurazione delle acque reflue è uno tra i più significativi fattori di pressione responsabili della insufficiente qualità delle acque».

 

Restano accesi i riflettori anche sulla cattiva gestione dei corsi d’acqua per uso idroelettrico, denunciata da anni dai territori dell’area alpina, dove il deflusso minimo vitale e gli aspetti ecosistemici vengono troppo spesso elusi per garantire piccole produzioni di energia, come nel caso del fiume Spoel, nella valle di Livigno. Il tratto dei corsi d’acqua sottesi alle derivazioni A2A viene completamente privato delle portate naturali, sulla base di un accordo Italia-Svizzera siglato nel 1957 stipula del trattato italo svizzero non esisteva alcuna disciplina in materia di deflussi minimi. Ad oggi, lo stato del fiume è invariato. Dal 2016, anche su pressione dell’amministrazione livignasca, A2A sta operando una sperimentazione di rilascio, ma circoscritta al periodo turistico estivo: come dire che l’ecologia dei corsi d’acqua d’alta quota è ‘programmata’ in funzione di quello che i turisti vogliono vedere.

 

Ci sono, però, anche storie positive, che raccontano di acque salvate e progetti che diventano strumenti di governance partecipata e riqualificazione ecologica: un esempio è quello del Piano di sottobacino del Lambro settentrionale o il progetto “BrianzaStream” che coinvolge il torrente Seveso o, ancora, i diversi progetti che, gradualmente, stanno riqualificando il territorio in fregio al fiume Olona.

Il Progetto Strategico di Sottobacino Lambro settentrionale, sviluppato nell’ambito del processo Contratti di Fiume di Regione Lombardia, promuove il coinvolgimento diretto delle “comunità locali” in azioni concrete finalizzate al contenimento del rischio idraulico, che comprendono: ridare spazio vitale al fiume, rinaturalizzare i corsi d’acqua, creare continuità ecologico-ambientale, garantire un drenaggio sostenibile e promuovere la  cura del territorio agricolo e boschivo. Sono stati coinvolti oltre 100 comuni, 5 province, alcuni assessorati di Regione Lombardia, ARPA, AiPO, il Parco Valle del Lambro, il Parco media Valle del Lambro, Legambiente, WWF, numerose associazioni locali di cittadini.

Un alto esempio positivo è il nuovo progetto di BrianzAcque, “BrianzaStream” che, in fase di sperimentazione, ha ispezionato 15 chilometri di alveo del fiume Seveso e del suo affluente Certesa con speciali droni, alla ricerca degli scarichi che riversano nei due corsi d’acqua, con un obiettivo finale ben preciso: contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente fluviale e delle persone che lo vivono, in risposta ai bisogni del territorio. Il progetto si inserisce nell’ambito di un programma ben più vasto che, BrianzAcque, sta portando avanti sul corso idrico, come i numerosi interventi di regimazione delle acque meteoriche in chiave naturalistica, che trasformano un’importante azione di attuazione delle politiche di invarianza idraulica regionali in risorsa per lo sviluppo di fauna e flora autoctoni a favore del territorio.

I progetti “Olona entra in città: ricostruzione del corridoio ecologico fluviale nel tessuto metropolitano denso – realizzazione”, “Sistema Olona: la biodiversità che scorre” e i progetti del Parco dei Mulini: “Averla Piccola” e “Tarabusino” tutti cofinanziati da Fondazione Cariplo e compresi all’interno delle azioni del Contratto di Fiume, sono la terza esperienza virtuosa sul territorio lombardo, tutti riguardanti il fiume Olona. Il corso d’acqua, storicamente inquinato a causa della forte presenza d’insediamenti urbani e produttivi che portano nelle acque del fiume gli scarichi fognari urbani delle aree abitative limitrofe e delle numerose attività industriali, ha reso necessario l’avvio di azioni quali la sistemazione delle sponde del fiume, la riqualificazione della vegetazione, il miglioramento o la creazione dei sottopassi per la fauna e il ripristino di aree umide legate al fiume nonché la riduzione dell’impatto delle grandi infrastrutture che tagliano la valle del fiume Olona.

 

«Le esperienze lombarde dimostrano come sia necessario un nuovo approccio gestionale, con piani strategici che puntano a ridurre i prelievi e i carichi inquinanti e strumenti di partecipazione adeguati (come i Contratti di Fiume e i Contratti di Lago), che coinvolgano settori pubblici e privati, istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti per individuare le criticità e le politiche da mettere in campo.” – conclude Lorenzo Baio – Serve poi potenziare l’azione diffusa di riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, impedendo l’impermeabilizzazione dei suoli, interventi che perseguono il triplice obiettivo di migliorare la risorsa idrica, ridurre il rischio idrogeologico e garantire un paesaggio di qualità soprattutto ora che gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno inasprendo».

La tutela della risorsa idrica passa anche attraverso una corretta depurazione dei reflui fognari. La Lombardia, sta facendo degli sforzi per uscire da questa persistente emergenza, che l’ha portata ad avere tre procedure di infrazione. Conclusi gli interventi per risanare la situazione che ha generato la prima infrazione, sfociata in condanna nel 2014, molto rimane per sanare le condizioni responsabili delle altre due. La stima degli interventi programmati ad oggi dalle Autorità d’Ambito (ATO) per superare le procedure di infrazione ammontano a circa 330.000.000 di euro per la procedura 2014/2059 e 280.000.000 per la procedura 2181/2017.