Creare una filiera di attività lavorative all’interno del carcere, offrendo ai detenuti strumenti concreti per ripensare il proprio futuro. È questo l’obiettivo del progetto “In carcere non si finisce… si ricomincia” promosso dalla direzione della Casa di Reclusione di Vigevano e di cui Sielte S.p.A. è partner.
L’iniziativa, presentata questa mattina, vuole replicare i risultati positivi ottenuti nel carcere di Bollate, creando nuove opportunità e un esempio virtuoso di come l’inclusione lavorativa e la riabilitazione possano essere fondamentali anche in un contesto penitenziario. Le attività spaziano dai servizi di call center alla formazione con le aziende partner, promuovendo un nuovo modo di intendere il percorso di detenzione. In questi primi mesi di operatività nove persone sono già impegnate nei servizi offerti dal progetto e altre saranno inserite entro la fine di settembre.
“Il carcere accoglie i detenuti che scontano la pena tra dignità umana e rieducazione. Il lavoro deve essere considerato chiave del reinserimento sociale: importante, dunque, la collaborazione degli istituti carcerari con le aziende”, commenta Luigi Piergiovanni, Direttore Tecnico-Commerciale di Sielte S.p.A.. “Sin dal primo incontro con Bee4, abbiamo iniziato a condividere idee che hanno portato alla realizzazione di un progetto, il primo, al Carcere di Bollate e di proseguirlo, qui a Vigevano. Il nostro comune obiettivo, adesso, è rendere questo modello replicabile e quindi riproducibile in altre realtà carcerarie, in modo da assicurare un futuro migliore e dignitoso a tutte le persone coinvolte”.
Il progetto non si limita solo a fornire lavoro temporaneo nella struttura, ma cerca di creare una rete di competenze e relazioni tra i detenuti e le aziende partner così da favorire la riabilitazione e il reinserimento nella società. “In carcere non si finisce… si ricomincia” rappresenta un passo decisivo verso nuovi modelli di istituti detentivi, in cui il lavoro e la formazione professionale diventano strumenti di cambiamento reale.