Paola Sosio Contemporary Art Milano presenta “Looking At Her” presso MIA Fair 2023.

Dal 23 al 26 Marzo presso l’attesa 12esima edizione del MIA Fair 2023
tenuta al Superstudio Maxi in via Moncucco 35 a Milano, sarà esposto il prezioso progetto
espositivo intitolato “Looking At Her” ideato dalla galleria Paola Sosio Contemporary Art
Milano in collaborazione con il curatore Domenico de Chirico. Il progetto sarà visitabile allo
Stand 11D.

“Looking At Her” riflette su uno degli assiomi più importanti della produzione filosoficoletteraria dell’intellettuale francese Simone de Beauvoir, esponente di spicco della corrente cosiddetta dell’esistenzialismo, in riferimento al suo scritto “Per una morale dell’ambiguità”, pubblicato nel 1947, secondo cui la libertà è di fatto una condizione di ambiguità, in cui siamo contemporaneamente oggetti e soggetti: «Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un’altra: che
ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente»
Simone de Beauvoir, La forza delle cose, 1963 (p. 614)

Secondo tale precetto, “Looking At Her” si prefigge l’intento di sgominare tutto ciò che riguarda quel funesto processo di ammorbante oggettivazione, privilegiando quello ideale e più proprio dell’individualità, antitetico rispetto agli stereotipi, alle discriminazioni, ai ruoli
preordinati, limitati, e delimitanti, contrastando tutti quei criteri che possono erroneamente
condurre all’identificazione dell’emisfero femminile con volti e corpi, intesi esclusivamente
come stendardi esanimi di bellezza effimera e ardente bramosia. Inoltre, per dirla con Denis Diderot, uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo e uno degli intellettuali più rappresentativi del XVIII secolo, è bene pensare che: «quando si scrive delle donne bisogna intingere la penna nell’arcobaleno e asciugare la pagina con la polvere delle ali delle farfalle».

Alla luce di tutto ciò, gli artisti invitati ad interpretare liberamente il suddetto tema sono: Ziqian Liu, Mario Daniele, Luciano Romano, Giacomo Giannini, Patricio Reig, Roger Weiss e Giulia Marchi.

Ziqian Liu, fotografa cinese classe 1990, tra introspezione e intimità, si cimenta sovente con l’autoritratto, inteso come un modo per parlare di sé stessa e a sé stessa. Il processo meticoloso ed elaborato di costruzione delle immagini, includendo la composizione degli oggetti in relazione al posizionamento di sé stessa all’interno della fotografia, si svolge in completa solitudine, assoluta libertà e con tempi lenti, così come lungo e lento è il processo di conoscenza di sé.

Mario Daniele, piemontese col suo fare fotografia, indaga dapprincipio il rapporto che intercorre tra uomini e donne e l’ambiente circostante sia di carattere naturale sia edificato, per poi proiettarsi in un processo fotografico il cui intento principale prevede l’esaltazione del bianco, da intendersi come colore assoluto tipico dei paesaggi intensi invernali che infonde luce immensa, per poi sopraggiungere alla celebrazione gentile della bellezza muliebre.

Il poliedrico Luciano Romano intende la fotografia come mezzo puro di espressione, una vera e propria pièce teatrale densa di caratteri, posture, rifacimenti e interpretazioni, tutto adornato da un sapiente gioco di luci e ombre, tempo e durata, magistralmente gestiti. In queste opere, tratte dal ciclo “Ex Novo”, liberamente ispirate a dettagli di dipinti di epoca barocca, le immagini colgono uno stato di sospensione, quasi a voler suggerire l’impossibilità di prevedere l’epilogo degli eventi nel corso della loto durata. Le donne ritratte non chiedono compassione ma solidarietà e partecipazione, una reazione empatica alla violenza subita.

Giacomo Giannini osserva il mondo da una posizione privilegiata, a bordo di un elicottero insegue le pennellate cromatiche, le macchie, le ferite e le contraddizioni dei segni che l’uomo traccia sulla terra. Conduce chi osserva in una realtà inaspettata, stimola l’immaginazione e fa trattenere il fiato per la bellezza dei colori e la varietà dei paesaggi, invitandoci a riflettere sulle fragilità del pianeta e di chi lo abita e sul rispetto per se stessi e per ciò che ci circonda.

La ricerca artistico-fotografica di Patricio Reig si incentra essenzialmente sul ritratto di donna, in tutte le sue sfaccettature. Attraverso la fotografia egli cerca sia consapevolmente sia inconsciamente di raggiungere quel sottile equilibrio dell’immenso e vivido immaginario femminile in tutta la sua complessità. Così, la luce e l’ombra si incontrano per permettere il trionfo magico ed espressivo di queste immagini che si presentano ai nostri occhi sempre più sorprendenti. La schiena, considerata come elemento contrapposto al classico ritratto frontale, permette ex novo la creazione di uno sguardo altro, una nuova e inattesa prospettiva, offrendo all’osservatore una versione inconsueta dell’intimità che tuttavia non rinuncia al concetto di identità.

Roger Weiss, fortemente ispirato sia dalla tecnica giapponese del Kintsugi, quella relativa al
restauro delle ceramiche laddove le linee di rottura restano visibili, sia dalla realtà aumentata, pensa in principio al corpo umano fotografato nella sua pienezza per poi frammentarlo e ricomporlo secondo l’unione di centinaia di scatti fotografici. In un’opera della sua serie “Human Dilatations” l’artista approccia l’immagine della donna dei tempi che corrono, Weiss contrasta ogni tipo di schematismo a cui sovente la sua figura viene prima associata per poi essere minimizzata, scardinando quell’insieme malsano di canoni e modelli che le vengono imperturbabilmente imposti.

Infine, Giulia Marchi, di matrice lacaniana, adopera la pratica artistica per narrare
un’interpretazione dell’inconscio correlata con l’analisi delle strutture del linguaggio, regalandoci, in questo caso, un istante intenso di intimità domestica, di femmineo core, come diceva Giacomo Leopardi, e oltremodo di necessaria catarsi.