Il Festival Filosofi lungo l’Oglio continua il suo cammino legato al tema Desiderare con nuovi appuntamenti disseminati in alcuni dei più suggestivi borghi della provincia bresciana. Le prossime due lectio magistralis, ad ingresso libero con prenotazione suggerita, avranno inizio alle ore 21:00
Lunedì 10 giugno il grande talmudista e psicoanalista di origine ebraica Haim Baharier sarà ospite di Roncadelle dove, nel parco del Cono Ottico, disserterà su «L’ETICA DEL DESIDERIO. Quanto desiderio, quanta pulsione?» per argomentare su quanto i desideri siano simili alle parole nel diventare fonte di litigio e violenza, nella misura in cui dentro ognuno di noi il desiderio è latente e solo in attesa di essere suscitato. La differenza tra desiderio e pulsione, secondo il grande filosofo, è abissale, benché troppo spesso non la si riesca a distinguere, e può essere paragonata al frutto proibito dell’albero del bene e male, in cui desiderio e pulsione si confondono, senza ancora riuscire a comprendere quale e quanta maturità sono necessari per gustare proprio quel frutto.
Successivamente, giovedì 13 giugno, nel cortile di Palazzo Martinengo a Collebeato (BS), Andrea Tagliapietra parlerà del «desiderio allo specchio. Il desiderare di desiderare» per comprendere cosa rimane del desiderio al di là dei discorsi che ovunque e in modi diversi ne compongono la trama. «Non è forse il desiderio – afferma il filosofo – il simbolo per eccellenza, l’atto discorsivo che configura e concatena i comportamenti umani e gli eventi, il testo, il gioco di segni che collega, nella forma complessa di un racconto, il desiderante con il desiderato? Ma dell’altro, in realtà, cosa si vuole veramente? Forse nel desiderio allo specchio, non si vuole soltanto ciò che l’altro vuole e infine il suo stesso volere, ma si vuole essere quel che l’altro vuole, ossia si desidera non solo di essere il desiderante, ma di essere anche e finalmente desiderato. Ecco che se il desiderare può essere voluto, se il suo gesto può farsi violenza per prendere, afferrare e conquistare, l’esser desiderati espone alla volontà e all’arbitrio dell’altro, alla necessità del riconoscimento. Ma anche al segreto, alla forza del pudore che si mantiene nell’ombra, non rivelando il proprio desiderio, ma neanche negandolo, e, quindi, sospendendo in qualche modo il desiderio dell’altro al silenzio del proprio. Nella sua semplicità, il disio, l’altra parola del desiderio che ci offre la ricchezza della lingua italiana, direttamente dalle pagine della Commedia dantesca (Inf. V,82), ci descrive non un fare, ma un non fare, non un agire, ma uno stare. Il desiderio qui inteso non si muove, ma sta fermo: non è né smania di possesso, né determinata focalizzazione verso un oggetto. Nella calda pienezza del meriggio mediterraneo, con il sole allo zenith, è questa l’ora del desiderio panico, che, come il cane disteso nella veranda, si appaga, vita nella vita, della magnifica e metamorfica esuberanza del tutto. Il desiderio diventa allora quel flusso che tiene uniti i viventi e che unifica i diversi piani del reale quali il corpo, la società, la natura, il pensiero e il mondo. Ecco la necessità di intendere l’essere umano non tanto come il re e il padrone della creazione, successore secolare del Creatore divino, ma come colui che si deve prendere cura delle macchine desideranti dell’universo. A cominciare dalla sua.»
Sabato 15 giugno avrà invece inizio il ciclo di passeggiate filosofiche “La maieutica delle cose”, un progetto attraverso il quale si intende promuovere il sentimento di riappropriazione della propria sensorialità, il valore “sacrale” dei luoghi e delle cose se è vero, come sostiene Byung-Chul Han che oggi vale la regola del phono sapiens dove il touch screen elimina la negatività dell’indisponibile, generalizza l’impulso aptico riducendo all’indice che impazza sul cellulare. Si tratta di un vero e proprio “trekking” del pensiero, un viaggio all’insegna di una maieutica delle cose – come se fossero loro a parlarci mettendoci in una condizione di ascolto e di religioso silenzio – incamminandoci alla scoperta del fiume Oglio.
Il primo appuntamento è, in due differenti turni (alle 10:00 e alle 16:00) lungo un suggestivo itinerario a piedi dal Castello di Villagana (BS) fino ai Morti di San Peder, in compagnia delle guardie del Parco Oglio e dell’ornitologo Mario Caffi alla scoperta della flora e della fauna locali, in un museo a cielo aperto che si aprirà su scorci di natura incontaminata e di rara bellezza. La meta finale sarò la cornice di una lettura poetica del paesologo Franco Arminio di brani della sua recente pubblicazione «Cedi la strada agli alberi». Per la passeggiata è richiesto un contributo di € 15,00 con prenotazione effettuabile sul sito ufficiale www.filosofilungologlio.it
HAIM BAHARIER
Nato a Parigi nel 1947 da genitori ebrei di origine polacca – entrambi passati attraverso l’orrore di Auschwitz – ha compiuto studi scientifici in Francia e negli Stati Uniti. Allievo di Emmanuel Levinas, uno dei più importanti filosofi del Novecento, di Léon Askenazi, il padre della rinascita del pensiero ebraico in Francia, e del Maestro Israel di Gur, Baharier è tra i più autorevoli talmudisti viventi. Fin da piccolo, ha incontrato figure di altissimo livello da Albert Einstein a Monsieur Chouchani, clochard geniale apparso nella Parigi degli anni Cinquanta e poi misteriosamente svanito nel nulla, cui il padre offrì generosamente ospitalità. Il piccolo Haim ricorda le cene in cui Chouchani divorava i cibi, le sere al termine di Shabbat, quando la casa diventava un ritrovo e le ore in cui stavano l’uno accanto all’altro allorché Chouchani dormiva a casa sua e a lui ospite veniva ceduto il suo letto. A quel clochard poliglotta, Maestro insigne del Talmud, Baharier dedica La valigia quasi vuota, un racconto teso tra una biografia impossibile – quella di Chouchani – e un’autobiografia involontaria fatta di luoghi, incontri, persone, aneddoti, insegnamenti. Matematico e psicoanalista, Haim Baharier è tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. Interviene come visiting professor in diverse facoltà italiane ed estere e in summit mondiali. Dopo aver diretto a lungo l’impresa di famiglia, ha fondato un centro per la formazione manageriale. Gli interventi e i percorsi di formazione da lui elaborati si ispirano alla saggezza biblica e si fondano sull’approccio ermeneutico: percorsi di gruppo e individual coaching, percorsi nella leadership, nella comunicazione, analisi ed elaborazione della conflittualità; accompagna i processi d’integrazione in azienda e tra aziende. Ultimamente rivolge la sua attenzione all’etica, in termini di credibilità e di linguaggio per le imprese e i grandi gruppi bancari del Terzo Millennio. Ha tenuto numerosi cicli domenicali di lezioni al Teatro Dal Verme di Milano che ha registrato ogni volta il tutto esaurito. È autore e regista della pièce Chisimb’arca, recitata dall’attore Eugenio De Giorgi, presentata il 25 maggio 2008 a Venezia nell’ambito del “Festival dell’Arca”. Tra i suoi libri ricordiamo: Le dieci parole. Il decalogo come non lo hai mai sentito raccontare, Edizioni San Paolo 2011; I fini ultimi. La cura responsabile, Asmepa Edizioni 2012; Il tacchino pensante, Garzanti 2008; Qabbalessico, Giuntina 2012; La valigia quasi vuota, Garzanti 2014; La Genesi spiegata da mia figlia, Garzanti 2015; Generare è rispondere o domandare?, intr. e cura di F. Nodari, Mimesis 2021; Il cappello scemo, Garzanti 2021; Le dieci parole. Il decalogo come non lo hai mai sentito raccontare, Garzanti 2023.
ANDREA TAGLIAPIETRA
Allievo di Emanuele Severino, Andrea Tagliapietra professore presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Venezia, Ca’ Foscari e già ordinario di Storia della filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È vicepresidente della Società Italiana di Storia della filosofia e coordinatore del corso di laurea magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine. Dirige, con Sebastiano Ghisu, la rivista internazionale di filosofia «Giornale critico di storia delle idee» ed è direttore del Centro di ricerca CRISI, Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle idee e di ICONE, Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine. Il filosofo veneziano ha curato importanti edizioni per Feltrinelli e Bruno Mondadori, passando attraverso opere di numi tutelari del pensiero universale come Kant, Platone e Benjamin Constant. Nel 2004 con il saggio: La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità (Einaudi 2003) si è aggiudicato il «Premio Viareggio-Répaci» per la saggistica. Nel 2013 con Gioacchino da Fiore e la filosofia (il Prato) ha vinto il «Premio Viaggio a Siracusa» per la saggistica filosofica. I suoi principali interessi di ricerca riguardano l’impiego delle metafore e delle narrazioni all’interno dei testi filosofici e l’importanza delle strutture polifonico-drammaturgiche nell’elaborazione del pensiero concettuale; lo stile e il canone in filosofia; l’analisi dello sviluppo di alcune figure-limite del mondo della vita nell’ambito della storia delle idee; le immagini come risorsa per il pensiero. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: La forza del pudore. Per una filosofia dell’inconfessabile, Rizzoli 2006; Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale, Bruno Mondadori 2008; Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia, Einaudi 2009; Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti, il Mulino 2010; Non desiderare la donna e la roba d’altri, (con G. Ravasi), il Mulino 2010; Sincerità, Raffaello Cortina 2012; Non ci resta che ridere, il Mulino 2013; Alfabeto delle proprietà. Filosofia in metafore e storie, Moretti&Vitali 2016; Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla, (con C. Bartocci, P. Martin), il Mulino 2016; Esperienza. Filosofia e storia di un’idea, Raffaello Cortina 2017; Cartografia intellettuale dell’Europa. La migrazione dello spirito, Mimesis 2018; Filosofia dei cartoni animati. Una mitologia contemporanea, Bollati Boringhieri 2019; La musica del caso. Ricerche sull’azzardo e il senso del gioco, Mimesis 2022; La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica dell’immagine, Donzelli 2008, nuova ed. 2023.
FRANCO ARMINIO
È nato e vive a Bisaccia, in Irpinia. Si autodefinisce “’paesologo” e così racconta, attraverso poesie di rara bellezza, i piccoli paesi d’Italia. Animatore di battaglie civili, collabora con diverse testate locali e nazionali. Da anni viaggia e scrive, in cerca di meraviglia e in difesa dei piccoli paesi; è ispiratore e punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna. Ha ideato e portato avanti la Casa della Paesologia a Trevico e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano. È stato convocato da Papa Francesco in occasione 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani in rappresentanza del linguaggio culturale della poesia. Negli ultimi anni ha pubblicato molti libri, con notevole successo di critica e crescente apprezzamento dei lettori. Ricordiamo: Vento forte tra Lacedonia e Candela, Laterza 2008 con il quale vince il «Premio Stephen Dedalus» per la sezione Altre scritture; Nevica e ho le prove. Cronache dal paese della cicuta, Laterza 2009; Cartoline dai morti, Nottetempo 2010; Terracarne, Mondadori 2011; Geografia commossa dell’Italia interna, Mondadori Bruno 2013; Lettera a chi non c’era, Bompiani 2021. Arminio è, inoltre, autore di raccolte di versi, tra le quali si citano qui: Le vacche erano vacche e gli uomini farfalle, Hoepli 2011; Stato in luogo, Transeuropa 2012; Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra, Chiarelettere 2017 con il quale vince il «Premio Brancati 2018»; Resteranno i canti, Bompiani 2018; L’infinito senza farci caso, Bompiani 2019; La cura dello sguardo, Bompiani 2020; Studi sull’amore, Einaudi 2022; Sacro minore, Einaudi 2023. La sua ultima fatica: Canti della gratitudine, Bompiani 2024.