La campagna, Non è il cibo il mio disturbo alimentare mira a sensibilizzare le persone a comprendere che i DCA non vanno cercati a tavola, non vanno curati a tavola, perché non sono sicuramente solo questione di cibo. L’intento della campagna, infatti, è quello di rimettere al centro quello che una persona che ne soffre sente.
Abbiamo fatto in modo che la nostra protagonista, Beatrice Fiorentini, apparecchiasse una tavola alla quale, alla fine dello spot, saranno tutti invitati a sedersi. Una tavola imbandita con sentimenti svalutanti, di disistima per sé stessi e paura di non trovare il proprio posto in una vita che sembra avere sempre dimensioni sbagliate.
La narrativa della campagna restituisce un’immagine dignitosa e rispettosa di tutte quelle ragazze, quei ragazzi, adulti e famiglie che affrontano un disturbo alimentare. Si mette da parte l’estetismo della malattia che ha caratterizzato per anni molte campagne, per fare spazio ad una rappresentazione autentica e profonda, ad una narrazione che speriamo cambi la comunicazione dei Disturbi del comportamento Alimentare.
Durante l’evento si è parlato di cosa si può fare in aggiunta a quello che è stato già fatto, cercando di consegnare, soprattutto alle famiglie, strumenti nuovi per riuscire a trovare ognuno il proprio posto “a tavola” … non quella che è stata vista all’inizio dello spot, ma quella che vi viene consegnata alla fine: la nostra.
La Sala Astra del Cinema Anteo, che ha ospitato la prima proiezione della campagna, seguita da una tavola rotonda di professionisti esperti in DCA, è diventato il luogo in cui il cinema, l’arte, la musica e la scrittura incontrano la clinica e ci ha offerto l’opportunità di conoscere e riconoscere come questi strumenti possano integrasi nella attività clinico-terapetuica, al fine di sostenere quell’emotività importante di chi si ammala di DCA.
All’evento hanno partecipato scuole e persone di tutte le età, direttamente interessate dalla malattia o a sostegno di qualcuno a loro vicino che ne soffre. Ampio spazio è stato dato anche ad esperienze dirette e dopo la tavola rotonda con i clinici, è stato svolto il laboratorio sulle Tracce d’amore per tutti i partecipanti.
“Cosa voglio di più? Niente. Però tutto il niente del mondo perché anche del nulla ho fame, una fame insaziabile, una voragine che non riposa mai.”