In soli 12 mesi, alla fine del 2024, l’umanità avrà trascorso complessivamente 500 milioni di anni sui social network.
L’impressionante dato, recentemente proposto dal portale internazionale Visual Capitalist, specializzato in analisti statistiche, fornisce un’idea di quanto tempo l’essere umano trascorra, quotidianamente, in un rapporto quasi esclusivo con i dispositivi digitali. E l’Italia si posiziona ai primi posti a livello globale: con due ore e 17 minuti di utilizzo medio giornaliero nella fascia tra i 16 e i 64 anni, i nostri connazionali si classificano al quarto posto in Europa (dietro soltanto agli abitanti di Bulgaria, Portogallo e Romania) e al 20esimo considerando il resto del mondo. Numeri che testimoniano, una volta di più, come forse oggi servano nuove modalità di vivere la tecnologia (e per farlo in modo consapevole), anche di fronte al progressivo e immenso incremento delle capacità connettive offerte dalla cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”.
E proprio dall’Italia arriva, grazie a un’innovativa modalità di interazione fisico-digitale che sfrutta gli smartphone in combinazione con le tecnologie più avanzate, una nuova proposta esperienziale: quella della “superconnessione”. Il termine, nato nell’ambito della matematica, trova oggi una sua declinazione antropologica e artistica. Una prospettiva che vede la luce con la mostra-evento “Superconnection”, che ha aperto i battenti a Milano, allo Spazio Milesi di via Felice Casati, dove resterà fino al prossimo 14 dicembre.
Il progetto, nato da un’idea dell’art director Marcello Arosio, fondatore di Onda Studio (ondastudio.art) e già ideatore del successo internazionale del Kernel Festival, esplora la potenza della connettività a diversi livelli attraverso installazioni interattive che mettono in relazione, in tempo reale, diverse realtà: mondo fisico e digitale, opera e pubblico, movimento e spazio, individuo e collettività. I progetti presentati collegano attraverso immagini, suono, luce, spazio e smartphone, le forme e le percezioni, creando un’esperienza condivisa che va oltre la contemplazione. Le installazioni esposte, infatti, utilizzano un sistema proprietario web-based innovativo e altamente sofisticato, che consente, senza l’utilizzo di alcuna App, di collegare i device del pubblico alle diverse tecnologie impiegate per trasmettere contenuti e messaggi, permettendo un’interazione semplice e intuitiva, in tempo reale, tra i visitatori e le opere, trasformando ogni partecipante in un nodo di una rete in continua evoluzione. Le caratteristiche distintive del sistema offrono, inoltre, straordinarie potenzialità per esplorare nuove frontiere della comunicazione audiovisiva contemporanea in una varietà di ambiti e contesti.
“In un’epoca di connessioni globali quello della «superconnessione» è un invito a prendere coscienza della nostra relazione con la tecnologia e del suo ruolo nel definire le nostre azioni quotidiane e le relazioni tra individuo, comunità e il mondo in cui viviamo – spiega Marcello Arosio – Un invito che facciamo attraverso una vera e propria provocazione. Una provocazione in cui i nostri telefoni non sono il filtro attraverso cui osservare la nostra quotidianità, ma il mezzo che ci permette di vivere da protagonisti la realtà fisica e digitale circostante, attraverso un’esperienza unica e immersiva. La nostra non è una critica alla digitalizzazione, quanto una proposta frutto di una ricerca applicata: siamo all’avanguardia nella sperimentazione delle più moderne tecnologie e, in particolare, della loro applicazione in contesti intrattenitivi e culturali. Nello specifico, con questa mostra, ci inseriamo nel panorama internazionale della interactive art, perché il futuro dell’espressione artistica crediamo sarà, sempre di più, quello che renderà il visitatore parte integrante, attiva ma anche riflessiva, dell’opera e della performance”.
La mostra si dispiega su due ambienti: una “LED Room” con esperienza in quattro “capitoli”, ciascuno dei quali invita l’ospite a riflettere su un aspetto differente del rapporto uomo-tecnologia (“Where are we going?”, “Scratch and win”, “Humming” e “Faces”, questi i titoli) e una “Laser Room”, dove il visitatore, immerso in un’atmosfera onirica, può definire gli aspetti visivi e sonori dell’ambiente interagendo fisicamente con l’installazione “Laser echo”.
Un’esperienza, quella di “Superconnection” resa possibile grazie alla partnership tecnologica con Sts Communication ed Epson. “La collaborazione di STS Communication con Marcello Arosio, dura da molti anni: insieme abbiamo seguito molti progetti – commenta Andrea Azzola, managing director di Sts Communication – Per noi, innamorati della tecnologia e sempre alla ricerca di nuove forme di intrattenimento, è una sfida appassionante confrontarci con le installazioni artistiche. Si crea sempre una relazione a doppio senso: noi riusciamo, con la nostra competenza, a dare un contributo al progetto artistico che a sua volta ci spinge a superare i limiti, facendoci acquisire nuove esperienze”.
“Epson ritiene che la tecnologia possa contribuire in modo essenziale all’arte digitale – afferma Monica Bua, sales manager di Epson Italia – Per questo abbiamo deciso di supportare Superconnection, un progetto dove la tecnologia crea un’esperienza immersiva e coinvolgente. Grazie a luce, suono e interattività gli spettatori interagiscono con il concetto di connessione in modo esperienziale. Un risultato ottenuto attraverso i nostri videoproiettori con ottica ultracorta che rivestono lo spazio per un’ambientazione unica, coinvolgente ed estesa”.