Lombardia resta prima regione manifatturiera d’Europa

La Lombardia resta la prima regione manifatturiera d’Europa. Lo testimoniano i dati di Unioncamere Lombardia. Le imprese manifatturiere lombarde nel terzo trimestre 2024 mostrano infatti una sostanziale tenuta complessiva al cospetto di un difficile scenario economico internazionale. Sono tenute in considerazione tra l’altro anche crisi economica tedesca e commercio mondiale in stagnazione.

Il fatturato rispetto al trimestre precedente cresce per l’industria (+0,4%) e flette leggermente per l’artigianato (-0,2%). La produzione è in lieve calo congiunturale per entrambi i comparti (industria -0,4% e artigianato -0,2%). La domanda estera segna invece una leggera crescita sul trimestre precedente (+0,6%).

Questi i dati principali elaborati da Unioncamere Lombardia e illustrati  a Palazzo Lombardia alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi. Presenti anche i presidenti di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio;  Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella; e di Casartigiani Lombardia, Mauro Sangalli.

Sulla situazione congiunturale della manifattura lombardia incide anche la debolezza della domanda interna. Una leggera frenata  arriva dagli ordinativi per l’industria e poi c’è una complessiva tenuta per l’artigianato. In rallentamento l’occupazione per entrambi i comparti, con un aumento dei tassi di uscita e a una riduzione di quelli di ingresso.

Per quanto riguarda la tendenza che fotografa la situazione rispetto al 2023, la produzione artigiana rimane in linea con il livello di un anno fa. La variazione è infatti quasi nulla mentre la produzione industriale mostra un segno negativo.

Tra i settori in crescita restano quelli delle industrie manifatturiere (+6,0%). A questi si aggiunge il settore della chimica (+5,0%) in sofferenza lo scorso anno per via del rincaro dei beni energetici, e quello alimentare (+2,4%).  In contrazione invece il tessile (-9,0%) e quello delle pelli-calzature (-7,1%). La riduzione  moderata, ma comunque significativa riguarda invece: siderurgia (-4,8%), minerali non metalliferi (-4,7%), mezzi di trasporto (-4,3%), legno-mobilio (-3,5%) e abbigliamento (-2,9%). Meno intensainvece quella di meccanica (-1,1%) e carta-stampa (-0,9%).  Stazionario il settore della gomma-plastica (-0,1%).

Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, i settori più in difficoltà risultano essere ancora il tessile, abbigliamento, pelli-calzature e i mezzi di trasporto. Per quanto concerne le aspettative, la maggior parte degli imprenditori prevede ancora stabilità.

“Il sistema produttivo ed economico lombardo – ha affermato l’assessore Guidesi  – tiene pur in un contesto internazionale complicato. Cresciamo dello 0,4%,  e la Lombardia si conferma  prima regione manifatturiera d’Europa. Continuiamo infatti ad avere un ruolo trainante nel quadro nazionale e continentale. Certamente ci sono difficoltà dovute a ragioni esterne e sovraterritoriali, tra cui l’instabilità del contesto geopolitico internazionale, il costo della liquidità e dell’energia. Rallentamenti dovuti a questioni globali e all’iper regolamentazione europea che stanno mettendo a rischio l’intera manifattura europea”.

“Nonostante le avversità – ha sottolineato –  il sistema Lombardia resta competitivo. Certo, questo periodo ci preoccupa, ma siamo la Lombardia e continueremo a confermarci motore del Paese e d’Europa. È ineludibile che a livello europeo servano cambiamenti affinché si torni a dare priorità alla manifatturiera e all’industria, indispensabili per la competitività europea”.

“I dati presentati oggi – ha sottolineato Gian Domenico Auricchio – evidenziano preoccupazione da parte delle aziende a causa dei fattori geopolitici che da tempo ci attanagliano.  La maggior parte delle imprese manifestano infatti un livello medio di preoccupazione per l’aumento dei costi dell’energia e le possibili nuove difficoltà di approvvigionamento. Certamente si registra un netto miglioramento rispetto agli anni passati. Questo vale sia per quanto riguarda la quota di imprese che hanno attivato strategie per fronteggiare nuovi shock energetici, sia relativamente a quelle che hanno investito in impianti di autoproduzione dell’energia.  Ciò non toglie che l’attenzione deve essere alta. E’ necessario infatti percorrere questa strada per evitare uno scotto troppo alto. Se questi sono i maggiori elementi di rischio, insieme alla crisi dell’auto tedesca, dall’altro le opportunità da cogliere potrebbero essere certamente quelle di una riduzione dei tassi di interesse, e un calo dei costi delle materie prime. Tutto questo in vista di una ripresa internazionale”.

“Pur performando meglio di Italia ed Europa – ha aggiunto Francesco Buzzella –  la stagnazione dell’industria lombarda rispecchia le difficoltà derivanti da un contesto economico incerto. Conferma anche le criticità di contesto ben note. Tra queste:  iper-regolamentazione, assenza di politica industriale e investimenti, squilibri nei costi energetici e carenza di materie prime necessarie alla twin-transition.  Tutte queste stanno presentando il conto. Come dimostra la crisi tedesca, l’industria europea sembra aver imboccato la strada del declino complice anche la grave crisi dell’automotive. Serve quindi un cambio di rotta immediato nelle politiche comunitarie per le imprese. L’Ue non solo rischia l’irrilevanza ma presto si ritroverà sola nella causa green. Unici al mondo ad imporre questa camicia di forza, nel nuovo contesto competitivo globale che si sta delineando le nostre imprese saranno sempre le più penalizzate rispetto ai competitors. Il principale fattore di rischio per le nostre imprese non sono quindi gli eventuali dazi Usa, bensì le politiche ideologiche di Bruxelles. Come Lombardia quello che possiamo fare è perseguire il nostro modello di sviluppo continuando a lavorare facendo sistema. Puntiamo quindi a creare un fronte con le altre regioni manifatturiere europee per fermare questo declino industriale”.

“La terza congiuntura manifatturiera lombarda – ha concluso Mauro Sangalli – conferma segnali di rallentamento dell’economia. L’attività produttiva del comparto artigiano si conferma sostanzialmente stabile. Quello che ci preoccupa è l’andamento negativo dell’industria che influisce sul nostro mondo nella logica di filiera e il sentiment negativo degli imprenditori. Tutto questo è aggravato da misure di politiche green licenziate dalla precedente Commissione europea, influenzate troppo dall’ideologia e poco dal buon senso ed equilibrio, che stanno avendo un impatto particolarmente negativo sull’intera filiera dell’automotive in termini economici e sociali. In questo clima di incertezza, l’economia italiana in questi anni post-covid ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee, e in modo particolare la Lombardia ha fatto ancora da traino per l’intero sistema Paese. Nonostante le numerose criticità: burocrazia, tassi di interesse alti, difficoltà a ottenere credito influenzato anche dai nuovi parametri Esg, le imprese, con l’obiettivo di rimanere competitive, in questi anni hanno continuato ad investire nella transizione digitale e ambientale. La sfida che stiamo e dovremo affrontare non è facile, influenzata da numerosi fattori interni ed esterni, tra cui anche il clima di prudenza delle famiglie italiane che nonostante un miglioramento del potere d’acquisto sono ancora poco restie a consumare sul quale peserà anche una riformulazione dei vari bonus. Diventa strategico e fondamentale che le nostre imprese possano continuare a contare sul sistema pubblico-privato che le sostenga e le valorizzi”.