Il Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali, giunto alla sua quindicesima edizione, illustra la velocità del recupero dei distretti dopo il crollo del 2020.
Tra i venticinque distretti migliori per crescita, redditività e patrimonializzazione, la Lombardia, si colloca in testa alla classifica regionale con 8 presenze.
Il primato è assegnato alle aziende del distretto della Gomma del Sebino Bergamasco, grazie ai risultati molto positivi, in particolare, in termini di marginalità, patrimonializzazione e crescita del fatturato. Tra i primi dieci distretti della classifica, si trovano anche i Vini e distillati del bresciano (7°) che hanno mostrato una significativa crescita del fatturato sia nel breve, sia nel lungo periodo e margini unitari elevati; i Metalli di Brescia (9°) che si distinguono per livello dei margini unitari e il Legno di Casalasco-Viadanese (10°) per crescita del fatturato e delle esportazioni nel breve periodo. Gli altri distretti lombardi, che si collocano tra i primi 25 a livello nazionale, hanno primeggiato anche loro su più fronti: la Metalmeccanica di Lecco per margini unitari (12°); i
Rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane per l’evoluzione positiva del fatturato nel periodo 2019-2021 (14°); il Tessile e abbigliamento della Val Seriana (20°) per margini unitari e patrimonializzazione; gli Articoli in gomma e materie plastiche di Varese (24°) per crescita del fatturato tra il 2019 e il 2021.
L’export dei distretti industriali della Lombardia che nel 2022 aveva registrato un aumento,
rispetto al 2021, del +16,9%, chiudendo a quota 37,4 miliardi di euro, è stato in grado di
recuperare pienamente quanto perso nel 2020, grazie ad una crescita del 25,3%, un risultato migliore rispetto a quanto si è registrato a livello nazionale (+14,2% vs. 2021; +19,9% vs. 2019).
Sul risultato ha influito anche il balzo dei prezzi alla produzione sui mercati internazionali (+11,9% per il complesso manifatturiero), in particolare per quanto riguarda la filiera dei metalli e i prodotti agroalimentari. La crescita dei prezzi sui mercati esteri è proseguita anche nei primi tre mesi del 2023, pur mostrando un rallentamento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+6,9%).
Il balzo dei prezzi è stato particolarmente accentuato in alcuni settori della regione ad alta
intensità distrettuale, come riso e farine (+16,7%), lattiero-caseario (+14,3%), prodotti tessili (+9,9%), legno (+13%) e mobili (+11,1%). Si registra invece un calo per quanto attiene la metallurgia (- 7,2%). Tutto ciò si traduce in un risultato complessivamente positivo per l’export dei distretti industriali della Lombardia che ha continuato a crescere, mostrando un aumento tendenziale del +3,9%, pari a +350 milioni di euro, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, seppure con un progresso inferiore a quanto si è registrato a livello nazionale (+7,1%).
La crescita maggiore in valore rispetto al primo trimestre 2022 si registra verso i mercati maturi, dove si evidenziano le migliori performance negli Stati Uniti. Si intravedono i primi segnali della recessione in Germania, principale mercato di sbocco dei distretti industriali lombardi, dove calano in particolare le vendite della Metalmeccanica.
Il Rapporto si sofferma poi sulle priorità di medio-lungo termine per il tessuto produttivo italiano: in termini di tecnologia, innovazione e capitale umano.
In un contesto competitivo ogni giorno più complesso, dove diventano fondamentali sia gli
aspetti legati all’automazione e digitalizzazione dei processi produttivi, sia quelli relativi alla
sostenibilità appaiono cruciali gli investimenti in tecnologie ambientali, misurabili attraverso
l’ottenimento di brevetti green.
I distretti della Meccanica della Lombardia spiccano per il loro buon posizionamento.
Al primo posto, a livello nazionale, si colloca il distretto della Meccanica strumentale di Milano e Monza con una quota del 16,8% sul totale dei brevetti green presentati
dai distretti italiani, seguono i Metalli di Brescia (11°), i Rubinetti, valvole e pentolame di
Lumezzane (12°), il Metalmeccanico del basso mantovano (14°) e gli Articoli in gomma e materie plastiche di Varese (15°).
Tuttavia, i ritorni della tecnologia dipendono fortemente dalla qualità del capitale umano inserito in azienda, che pertanto oltre che essere adeguatamente formato va “trattenuto” e fidelizzato.
La trasformazione tecnologica richiede ai lavoratori un ruolo nuovo e più qualificato, che non si limita più all’esecuzione di un compito all’interno di un processo produttivo, ma che porta una partecipazione sempre più attiva e integrata.
Non a caso, negli ultimi anni, è aumentata significativamente la ricerca di figure e tecnici
specializzati e per i quali si assiste a un mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Questa criticità, comune a tutti i territori a livello nazionale, è stata approfondita, attraverso un’indagine condotta, tra maggio e settembre 2022, su un campione di 102 imprese della metalmeccanica mantovana.
Anche in questo territorio le imprese intervistate hanno segnalato elevate e diffuse difficoltà nel trovare operai specializzati (68,3% per il totale campione), con punte del 78,9% tra quelle più evolute sul fronte tecnologico. Emergono anche criticità nel trovare operai generici (35,6%), verosimilmente a seguito di un tasso di disoccupazione molto basso nella provincia. Seguono le difficoltà nella ricerca di addetti alla progettazione e alla ricerca e sviluppo (22,8%), soprattutto tra le imprese a medio-alta intensità tecnologica (47,4%).
Con l’obiettivo, dunque, di contribuire a risolvere, almeno in parte, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e avvicinare i giovani alle imprese, lo studio sopra esposto è stato presentato e discusso, anche con gli studenti degli Istituti scolastici della provincia di Mantova, in un evento durante il quale si è cercato di cogliere le attese sulla loro carriera lavorativa. La cosiddetta fuga di cervelli, riportata nelle statistiche nazionali, è stata confermata anche dagli studenti delle scuole superiori mantovane che hanno partecipato al breve sondaggio. Sebbene, al termine del percorso di studi, un terzo di essi dichiari di voler iniziare una carriera lavorativa a Mantova, c’è un altro 30% invece che vorrebbe trovare lavoro all’estero.
Tra le strategie che le imprese possono introdurre, con l’obiettivo di attirare e trattenere
competenze, ci sono le politiche di welfare aziendale che, riducendo l’assenteismo e
aumentando il legame e la fidelizzazione con l’impresa, possono avere dei risultati molto positivi anche in termini di produttività.
I ritorni dall’adozione di politiche di welfare sono emersi dall’analisi di un campione di aziende manifatturiere della provincia di Bergamo dove le imprese che proponevano azioni di welfare nel 2018 hanno mostrato livelli di produttività superiori alle altre, con un differenziale che si è ampliato nel triennio 2019-21. Si tratta di prime evidenze che offrono comunque indicazioni interessanti sul ruolo che il welfare aziendale può ricoprire nel sostenere la competitività delle imprese, accompagnando le scelte di investimento in tecnologia 4.0 e innalzando la fidelizzazione e la soddisfazione della forza lavoro, nonché promuovendo l’attrattività lavorativa dell’azienda stessa e la sua sostenibilità sociale.
Migliori performance possono essere ritrovate anche tra le realtà che sono maggiormente
inserite nelle forniture del sistema del lusso, elemento che può dimostrare sia il maggior valore che le imprese fornitrici riescono a esprimere in termini di qualità, capacità di risposta, competitività, sia un riconoscimento nelle relazioni commerciali di queste qualità dalle imprese leader verso i fornitori strategici.
Tra i principali distretti per numero di imprese con inserimento “Alto” sul totale imprese fornitrici del lusso, in Lombardia si distingue il distretto del Seta-tessile di Como.