Sanremo, il racconto della seconda serata.

di Federica Rava

La storia siamo noi grande orgoglio Rai, delle maestranze ai consiglieri di amministrazione: “Abbiamo vissuto un momento storico e siamo stati inondati di affetto” dice ringraziando il pubblico in sala e quello a casa. Gianni Morandi entra con in mano una scopa: è stato lui il re dei meme mentre con aria perplessa cercava di sistemare il disastro fatto dal Blanco Furioso: “Mi dà sicurezza tenerla con me dice non si sa mai cosa può succedere”.

Morandi ricorda la canzone vincitrice del primo Festival, Grazie dei fior di Nilla Pizzi e la accenna insieme al pubblico.

Il primo cantante in gara è Will, al secolo William Busetti, ventitreenne di Soligo al suo esordio al Festival. Se la cava alla grande con un brano fresco e cantabile, lui emozionato e sorridente chiede il cinque a Morandi per il Fantasanremo.

Seguono i Modà, che festeggiano più di vent’anni di attività ritornando all’Ariston con Lasciami, una canzone che parla di quanto, a volte, le cose negative e difficili si possono trasformare in punti di forza.

Francesco Arca e il piccolo Mario Di Leva per presentare la fiction “Resta con me”.
La coconduttrice di stasera è Francesca Fagnani, graffiante giornalista del
programma Le belve: “Per superare l’ansia del palco ho chiesto consiglio a Fiorello, che mi ha raccomandato mezzo bicchiere di frizzantino racconta e per la scalinata mi sono rivolta a una maestra di eleganza come Drusilla, che mi ha ricordato una massima di sua nonna: una donna che guarda gli scalini non è degna di quella scala. Io però non ce l’ho proprio fatta a non guardarla”.
Mentre sui social va virale la foto di Tananai con la maglietta “Ultimo classificato Sanremo 023” in teatro sale sul palco Sethu. Classe 1997, al secolo Marco De Lauri, il savonese col suo taglio alla Jerry Lewis è una delle sei nuove proposte vincitrici di Sanremo giovani. Rapper dalle influenze punk e metal, è accompagnato da JIZ, suo fratello gemello e produttore, un po’ come Achille Lauro prima maniera. Su Twitter c’è chi ironizza (“Sethu è il generico di Mahmood”), ma lui tiene il palco e il suo brano si fa ricordare.
Per prima volta insieme Al Bano, Massimo Ranieri e Gianni Morandi cantano in mezzo al pubblico i loro più celebri successi, canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana come “Rose rosse”, “In ginocchio da te”, “Perdere l’amore”, “Uno su mille ce la fa”. “Gli Avengers dell’INPS” commentano impietosi su Twitter, ma all’Ariston il pubblico è in delirio, con le signore emozionate che mandano cuori e baci
La gara riprende con gli Articolo 31, al debut- to al Festival nonostante abbiano 105 anni in due. Il loro brano parla di amicizia maschile, un chiaro riferimento al loro ritrovato rapporto e si conclude con uno scratch anni ’90 che è un vero tuffo nel passato. Dopo è la volta di Lazza, rapper ventottenne originario di Milano nonché uno dei nuovi volti della scena musicale rap italiana. La sua Cenere, sul modello dei campionamenti di Moby, è uno dei brani più forti della serata.
Non si può dire lo stesso per Giorgia, che torna dopo ventidue anni al Festival, ma non sembra molto “dentro” la sua canzone e, nonostante i vocalizzi di cui lei è maestra, sembra avere difficoltà.
Se nasci in certi quartieri, in certe famiglie è solo tra i banchi di scuola che puoi sfuggire a un destino già scritto: “Lo Stato  parla della sua malattia e spara a zero su Salvini, reo di aver criticato Rosa Chemical mentre il ministro Galeazzo Bignami è stato fotografato qualche passaggio incerto.
Libertà con l’intervento di Pegah Moshir Pouh, attivista per i diritti umani e digitali: “In Iran non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di libertà perché mi avrebbero uccisa dice ma come molti altri ragazzi del mio Paese ho deciso che la paura non ci fa più paura”.
Ringrazia il Festival a nome di tutti i giovani iraniani “perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano”, poi con Drusilla Foer, che l’ha raggiunta sul palco, spiega le parole di Baraye, la canzone di Shervin Hajipour che è diventata l’inno delle proteste in Iran e ha vinto ai Grammy Awards in una nuova categoria, quella come “Miglior canzone per il cambiamento sociale”.
Gianni Morandi sul palco di piazza Colombo presenta Nek e Francesco Renga, che cantano La tua bellezza e Fatti avanti amore.
La gara all’Ariston prosegue con Colapesce e Dimartino, che cercano di bissare lo straordinario successo di Musica leggerissima con la loro orecchiabile Splash, che fa riflettere come nel loro stile.
Superospiti della serata i Black Eyed Peas, band da 120 milioni di singoli venduti che da trent’anni fanno ballare il mondo intero. A Sanremo cantano Don’t you worry, Sinmply the best e I gotta feeling, con un’esplosione di energia che trasforma l’Ariston in una grande discoteca. Ringraziamento finali per “il nostro amico Tony Renis”.
Dopo l’esibizione di Shari, che porta un pezzo scritto da Salmo ma non convince, è il momento di Francesca Fagnani, che legge il monologo da lei scritto insieme con i giovani detenuti nel carcere minorile di Nisida, ragazzi finiti in galera per aver volu- to fare i brillanti: “Vogliamo che la gente sappia che non siamo bestie, non siamo killer per sempre”. La scuola l’hanno abbandonata, ma nessuno li ha mai cercati, in- vece lo Stato dovrebbe ricordare. Chemical, che sembra Edward Mani di Forbice e canta l’essere diverso con una musichetta allegra, che ricorda il jingle pubblicitario dell’amaro del capo.
Riprende la gara e sul palco sale Madame, al secolo Francesca Calearo, 21 anni, con una hit dance.
Undicesimo cantante in gara Tananai che l’anno scorso è arrivato ultimo.
Fino ad ora sembrerebbe andare tutto liscio e c’è persino chi sui social trova la serata mo- scia al punto di rimpiangere crazy Blanco, ma ecco il collegamento con la Costa Smeralda dove Fedez canta un rap in cui Francesca Fagnani con Amadeus gli fa da coro.
Il tredicesimo cantante in gara è LDA di cui poco c’è da dire, mentre l’ultimo sono Paola e Chiara, che si sono preparate coreografia e balletto alla Raffaella Carrà. Interessante il debutto a Sanremo di Rosa Chemical, che sembra Edward Mani di Forbice e canta l’essere diverso con una musichetta allegra, che ricorda il jingle pubblicitario dell’amaro del capo. Ci voleva a quest’ora per restare svegli.
Lui al termine dedica il brano “A chi almeno una volta nella vita si è sentito sbagliato, invece era semplicemente diverso”.
In tarda serata Amadeus raccomanda i moralisti di cambiare canale perché c’è il momento comico di Angelo Duro, che tra volgarità gratuite, battute sessiste e calzoni calati si rivela il momento forse più imbarazzante della storia recente del Festival. Fanno più ridere le disavventure intestinali che racconta Gianni Morandi.
La classifica generale vede in testa ancora una volta il favorito del Festival Marco Mengoni, seguito da Colapesce e Di Martino, terza Madame.
Si ringraziano per l’abbigliamento La Sa’  e Saturnino Eyewear per gli accessori.