La morte della piccola Diana, lasciata morire di stenti dalla madre. Lazzari (Consiglio psicologi): vicenda irreale, serve capire contesto

Palloncini appesi al cancello dell'abitazione dove è deceduta una bambina di 18 mesi in via Parea a Milano, 21 luglio 2022.ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Alessia Pifferi, la donna di 37 anni in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver lasciato per più di 6 giorni a casa, in un appartamento alla periferia est di Milano, la figlia di un anno e mezzo, per portare avanti le sue relazioni e divertirsi non ha avuto scrupoli nel lasciare la piccola nell’abitazione ben sapendo che poteva morire di stenti.

E’ per questo motivo che il pm di Milano ha contestato, assieme a quella della premeditazione, anche l’aggravante dei futili motivi.

Tra l’altro, tra le esigenze cautelari contestate c’è il pericolo di reiterazione del reato, perché la donna è ritenuta una persona pericolosa.

La piccola Diana è morta, secondo i primi accertamenti in attesa dell’autopsia, “per stenti e mancanza del necessario accudimento”. La donna, durante l’interrogatorio nella notte tra mercoledì e giovedì, non ha mai pianto, né perso il controllo ed è apparsa lucida nella ricostruzione dei fatti. “Sapevo che poteva andare così”, avrebbe detto davanti al pm.

Quello della donna, secondo gli inquirenti, è stato un comportamento non dettato da una situazione di degrado o di tossicodipendenza, ma pare da una volontà, emersa in modo intermittente anche nell’interrogatorio, di far finta di non aver mai dato alla luce quella bambina, che sarebbe stata il frutto di una relazione clandestina. Forse indesiderata poiché, come hanno spiegato anche i vicini, “non giocava mai con lei, non la portava a passeggio, la teneva sempre nel passeggino”.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI – Secondo le indagini, nel tardo pomeriggio del 14 luglio Pifferi avrebbe lavato e cambiato la piccola e le avrebbe lasciato nel lettino da camping un biberon con del latte. Dopo di che sarebbe andata a Leffe, nella Bergamasca, per raggiungere il suo attuale compagno (non padre della bimba), al quale avrebbe detto che Diana era al mare con sua sorella. E’ rientrata a casa mercoledì mattina e ha trovato la figlia morta. Gli

investigatori hanno sequestrato nella casa un potente tranquillante e il sospetto è che la madre potrebbe averlo fatto assumere alla bambina sia la settimana scorsa sia in altre occasioni. Non era la prima volta, tra l’altro, che la lasciava sola per qualche giorno.

Alessia Pifferi “diceva di essere una psicologa infantile e di saperci fare con i bambini” quando era a Leffe, secondo quanto riporta l’Eco di Bergamo. A Leffe, in casa, il 29 gennaio 2021 è nata Diana, una gravidanza, diceva Alessia, di cui non si era accorta fino all’ultimo. Lo scorso anno aveva detto, mentendo, che la madre era morta di Covid. “Mi aveva detto che doveva andare in gita con il compagno – ha riferito al quotidiano una negoziante – e che la figlia gliel’avrebbe tenuta la mamma, ma che poi era saltato tutto perché la madre si era ammalata di Covid e, alla fine, era pure morta. ‘Devo andare in Calabria per i funerali’, aveva raccontato”. Nel paese, che ha 4.300 abitanti, è grande lo sconcerto. Al fratello dell’attuale compagno, Alessia aveva detto che la bambina era al mare con la sorella.

La donna è stata interrogata dal gip di Milano Fabrizio Filice nel carcere di San Vittore per più di un’ora. Il provvedimento del giudice sarà depositato domani. La Procura ha chiesto la convalida del fermo e la custodia in carcere.

“Non si fanno diagnosi a distanza, detto questo nella vicenda ciò che colpisce è l’apparente distacco, il senso di irrealtà che promana, sembra quasi che questa donna non fosse in condizioni di capire la gravità della situazione e prevedere i risultati di azioni che per la maggior parte delle persone sono, invece, scontati”.

Così David Lazzari, presidente nazionale del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop), commenta alla Dire la vicenda della 37enne di Milano arrestata per la morte della figlia di 16 mesi, abbandonata per 6 giorni da sola in casa.

“Sono vicende che colpiscono molto l’opinione pubblica e fanno soffrire- continua Lazzari- per questo nei prossimi giorni sarà importante capire di più per dare un senso a quello che è successo, capire meglio il contesto in cui viveva questa donna e in cui è maturata la situazione. Capire le cause di quello che è successo è importante non per giustificare ma per gestire, elaborare, la sofferenza che si prova di fronte a queste notizie. Perché se non si capiscono le cause si immagina che gesti come questo siano spinti solo da cattiveria gratuita. Ecco importanza di un’informazione che non spettacolarizza ma aiuta a capire”.

“Esistono molte situazioni in cui una mamma si trova in vario modo sotto pressione e questa pressione può sfociare in comportamenti a rischio: disattenzione, trascuratezza, fino a situazioni più estreme. Per fortuna sono condizioni rare e arrivano alla nostra attenzione perché quando accadono fanno notizia- evidenzia Lazzari- a questo si aggiungono poi a volte condizioni di marginalità sociale”.

A livello generale “possiamo dire che esiste un problema di protezione e promozione della maternità, è un tema sociale-evidenzia il presidente del Cnop- durante la pandemia le neo mamme e le donne incinte sono state tra le categorie che hanno sofferto di più da un punto di vista psicologico, il disagio tipico di queste fasi della vita è molto aumentato. E’ sempre più difficile conciliare i ritmi e gli impegni della vita con il ruolo materno. Dunque aiutare la maternità, sostenere le mamme deve essere un obiettivo sociale fondamentale e questo lo si fa attraverso provvedimenti che favoriscano la genitorialità, ma anche assicurando l’aiuto psicologico adeguato”, conclude Lazzari. (Dire)