Mimmo Verduci, dai corpi ai flussi

Mimmo Verduci, un genio creativo, designer di talento,  esploratore delle infinite possibilità di ricerca e progettazione che si aprono grazie alle nuove conoscenze e alla realtà virtuale.
Una tale consapevolezza ci ha fatto rendersi conto che la nostra percezione della realtà e del nostro corpo è una costruzione costantemente in evoluzione e che si reinventa continuamente in modi sorprendenti.
Come dicono gli studiosi, la realtà e i nostri corpi hanno una storia, e tale storia è quella di un’ibridazione costante e progressiva.

L’ibrido, dunque, definisce una nuova morfologia, capace di incarnare identità multiple che richiamano forme e realtà del passato, inscritte nel corso dell’evoluzione.

Da qui ha preso forma la sua abilità di manipolare fotografie, proprie o trovate, attraverso il trattamento digitale con il morphing.

Le sue creazioni mostrano corpi senza limiti che si fondono con l’ambiente circostante, diventando “corpi flussi” in grado di modificarsi all’infinito, fluidi e malleabili, capaci di trasformarsi in qualunque oggetto o assumere qualsiasi forma che delinea un nuovo territorio. La visione di uomini ibridati con piante e animali apre a nuove forme estetiche e a nuovi modi di comprendere il mondo contemporaneo. L’idea di metamorfosi implica che non sia l’uomo a modificare solo il suo corpo e la realtà, ma che anche il corpo stesso possa scegliere la continua trasformazione e che le tecnologie evolvano superando la limitata consapevolezza umana. Questo conduce all’annullamento dell’identità fissa e alla relativizzazione della dicotomia tra naturale e artificiale, creando un flusso costante tra i due mondi e rendendo l’artificiale parte integrante del naturale.

Nelle opere di Mimmo Verduci, il concetto di corporeità umana e oggettuale viene elevato a una nuova dimensione attraverso l’innovazione tecnologica offerta dall’ingegneria genetica e dalle biotecnologie. Una fusione tra passato e futuro avviene nel presente, dove il corpo si trasforma in una sorta di metamorfosi aperta al mondo, diventando linguaggio, simbolo e oggetto simultaneamente. L’anatomia e la biologia, inscritte sulla superficie del corpo, delineano nuovi scenari che abitano il contemporaneo.

Questa stessa dinamica emerge anche nella combinazione di oggetti appartenenti a diverse temporalità, come quando il totem africano si accosta al design di una sedia costruita con armi. Così facendo, emerge la visione del mondo che li accomuna e li ha resi pensabili e immaginabili. In sintesi, l’arte di Verduci ci mostra come il corpo e gli oggetti possano entrare in una compenetrazione multiforme, che racchiude storia, evoluzione e futuro.Il fotografo deve portare la sua visione oltre l’uomo, rendendola un oggetto analizzabile e facendo emergere una società di totale duplicazione del reale, dove lui stesso diventa l’inventore di un nuovo mondo, contaminando i generi o operando in essi. Questa fotografia antirealistica diventa una fotografia di sintesi, creando una realtà totalmente ricreata che non ha nessun legame con la realtà. Questo richiamo al dadaismo e al surrealismo che studiavano in modo poetico il montaggio, creando immagini inaspettate, antirealistiche e dialoghi inattesi e stranianti tra oggetti e situazioni.

La ricerca di Mimmo Verduci incentrata sul tema del ritratto, corpo e oggetti mira a rendere visibile una realtà più complessa e profonda di quella che crediamo di conoscere. Egli restituisce ai corpi e alle cose l’interrelazione che li unisce, creando una loro unicità che si iscrive nel mondo delle forme e che ha radici nei processi naturali della loro crescita e mutazione. Questi elementi sono rappresentati attraverso un’ampia tavolozza di colori da toni morbidi e delicati, ad acidi, a colori elettrici quasi fosforescenti.

Agostino Marotta