Telefono Donna e Niguarda presentano il decalogo contro la violenza sulle donne.

Il timore di dire qualcosa di sbagliato. La paura di alzare lo sguardo. Il terrore di essere picchiate. Parliamo di maltrattamenti e violenze sulle donne, un fenomeno che in Italia, secondo l’ultima indagine Istat, riguarda il 31,5% della popolazione femminile.

Una donna su tre.

Esiste la violenza fisica, psicologica, economica, lo stalking… Tutte le tipologie si associano spesso a un forte isolamento e a una chiusura verso l’esterno. Le donne sono reticenti a parlare della loro situazione per vergogna o per paura.

Per questo è fondamentale trovare un luogo in cui sentirsi a proprio agio, non giudicate e libere di aprirsi. Come Telefono Donna, il Centro Antiviolenza attivo da trent’anni e aperto da oltre due decenni all’interno dell’Ospedale Niguarda di Milano.

Quando abbiamo aperto, l’associazione aveva l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per tutte coloro che si trovavano in difficoltà”-  afferma Stefania Bartoccetti, fondatrice di Telefono Donna –  “Una missione che non è mai cambiata a distanza di anni. Ancora oggi vogliamo garantire la miglior tutela possibile e continuare ad intervenire tempestivamente. Per fare questo, cerchiamo di innovarci e crescere, anche attraverso l’alleanza con l’Ospedale”.

In occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, infatti, il Niguarda e Telefono Donna lanciano un decalogo con diversi consigli pratici e strumenti per riconoscere e gestire una situazione di abuso.  Il decalogo apre con un breve approfondimento delle varie forme di abuso, distinguendo tra violenza, fisica, sessuale, psicologica ed economica. Conoscere il fenomeno, infatti, permette di cogliere quelli che possono essere i segnali a cui fare attenzione nei casi di sospetti maltrattamenti, come ad esempio un progressivo isolamento da parte della vittima dal nucleo familiare e sociale. Ma anche ricevere telefonate e messaggi continui, appostamenti, controllo del cellulare e richiesta di foto o video come prova, gestione del denaro unicamente da parte del partner, sono tutti segnali che posso celare una situazione critica.

In simili circostanze, come sottolineato nel terzo punto del decalogo, è fondamentale ascoltare le difficoltà della donna e creare una connessione che le permetta di sentirsi protetta e libera di condividere maggiori dettagli sulla violenza subita.

Di fronte ad un racconto esplicito di violenza domestica bisogna essere in grado di attivare una rete di aiuto e sostegno, con la possibilità di integrazione con le figure professionali dedicate (personale sociosanitario, Forze dell’Ordine, operatrici del   Centro Antiviolenza). Il percorso di uscita da una situazione familiare o da una relazione violenta è lungo e comporta, a volte, ripensamenti da parte della donna. Determina una molteplicità di bisogni che richiedono un intervento complesso, non affrontabile da una sola persona che non si deve in nessun modo sentire l’unica responsabile di fornire aiuto.

Queste ed altre indicazioni, tra cui una particolare attenzione al linguaggio utilizzato e il rispetto della privacy, consentono di incrementare il livello di consapevolezza del fenomeno e di concretizzare quello che è l’ultimo importante punto del decalogo: contattare il Centro Antiviolenza..

 

I dati di Telefono Donna

 

Un estratto dei dati del Centro Antiviolenza Telefono Donna da Gennaio ad Ottobre 2022:

 

–       412 accessi totali (di cui 335 nuovi accessi e 77 donne in carico da precedenti periodi)

–       203 accessi diretti (telefonici o in sede), 66 dal Pronto Soccorso, 20 dalle Forze dell’Ordine, 12 dai Servizi Sociali, 13 da altri Centri, 14 da professionisti privati e 7 dal 1522

–       14 collocamenti in Casa Rifugio

–       circa il 70% donne italiane

–       149 tra i 31 e i 45 anni

–       173 con Diploma licenza superiore e solamente 3 senza alcun titolo

–       oltre 1850 colloqui telefonici offerti, oltre 550 colloqui di accoglienza, oltre 350 consulenze legali e oltre 270 consulenze psicologiche

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