Alessandro D’Avenia conquista il cuore dei più giovani.

a cura di Andrea Lacoppola

Sono tante le iniziative per avvicinare i più giovani alla lettura, ma non esistono iniziative
direttamente rivolte agli universitari che spesso abbandonano quest’abitudine perché oberati dallo studio o perché le attività digitali occupano ormai gran parte del tempo libero. Con lo scopo di riaffezionare al piacere di leggere nasce la Scuola di lettura promossa dalla casa editrice Vita e Pensiero, iniziativa che si inserisce all’interno della kermesse Viva il lettore.

Il primo incontro «L’amore delle tre melagrane» vede come protagonista Alessandro D’Avenia, il quale sceglie una delle Fiabe italiane di Italo Calvino. Lo scrittore si rivolge a un pubblico di giovani con lo scopo di evidenziare i benefici che possono trarre dalla lettura. In fondo si tratta di un’esperienza vitale, un viaggio alla scoperta dell’ignoto. Nella lettura l’interiorità dell’essere umano viene messa in primo piano e il lettore, anche quello più introverso, trova la forza per esprimersi e liberare le emozioni più autentiche. La lettura permette di trovare le parole giuste, quelle parole che colpiscono il cuore.

È un esercizio che deve favorire l’analisi del nostro io, suscitare in noi curiosità. Attivarsi, infatti, significa porsi delle domande e scavare in profondità per darci una risposta. “La solitudine della lettura è una solitudine amica”, è una solitudine che trasmette affetto, amore, coinvolgendoti in un’esperienza multisensoriale. Per questo sceglie la fiaba intitolata “L’amore delle tre melagrane”, lo fa per raccontarci una verità, perché le fiabe sono vere. Le fiabe possono apparire come qualcosa di illusorio, frutto dell’immaginazione, ma in realtà sono storie autentiche che suscitano la curiosità dei lettori ed è proprio quella curiosità che permette a ognuno di noi di sopravvivere.

Grazie a questo modello narrativo si comprende facilmente come attraverso la narrazione l’impensabile diventa dicibile. La verità non risiede a priori nell’esperimento scientifico: questo va raccontato, e a seconda della narrazione si diffonde un tipo di verità. Si arriva sempre alla medesima conclusione: il vero è nei racconti, nelle storie, nelle fiabe. E tutto questo scuote, diffondendo meraviglia, qualcosa di spaesante non solo per la bellezza. Questa porta ad essere disorientati, significa provare dolore, essere ingabbiati nell’incertezza, divorati dai dubbi. Sono queste tutte le emozioni che ci ha regalato la fiaba scelta da Alessandro D’Avenia.

Proprio all’inizio della fiaba un figlio di Re a tavola si ferisce un dito e una goccia di sangue cade sulla bianca ricotta che ha nel piatto. Chiaramente il bianco della ricotta rappresenta l’innocenza e la purezza, mentre il rosso è la passione e la forza delle emozioni. Il principe parte alla ricerca della donna ideale che sia “Bianca come il latte rossa come il sangue”. Ma lungo il cammino tutte le persone che incontra sono molto chiare con lui: “Chi è bianca
non è rossa, chi è rossa non è bianca”. Ma nel racconto il giovane riceve tre melagrane da cui
scaturirà la fanciulla dei suoi sogni, Bianca come il latte rossa come il sangue. La simbologia delle melagrane è molto chiara: questi frutti infatti rappresentano, fin da tempi antichissimi, gli amori felici, la prosperità e la fertilità. Grazie al racconto si prende coscienza del fatto che amore e purezza sono conciliabili.