La storia della metropolitana milanese

Emanuele Giovanni Fiumanò, classe 1937, assunto in ATM nel 1962 come geometra, è stato subito incaricato di seguire i progetti della Metropolitana e delle linee che poi sarebbero diventate Metropolitana, chiamate una volta Linee Celeri dell’Adda, da Cascina Gobba a Gorgonzola (l’attuale M2).

D.Come è iniziata la sua storia in ATM?

R. “Sono entrato in ATM come geometra e sono stato immediatamente incaricato di seguire le operazioni di posa dell’armamento ferroviario nel tratto da Marelli a Lotto, quindi sono il primo dipendente di Atm in assoluto che si è occupato di seguire i lavori metropolitana, il primo ad andare in sotterranea. Il mio capo era l’Ingegner Beltrame mi accompagnò nel cantiere in Piazza Conciliazione, io mi sono occupato di sperimentare la tecnica in via Palmanova e al Politecnico del fissaggio del binario metallico al cemento, che dava più sicurezza rispetto alla tecnica tradizionale del pietrisco (il ballast) e delle traversine, fissando invece i binari su lastroni di cemento armato a loro volta su strisce di neoprene alte 2,5 cm riuscivamo ad avere meno vibrazioni ma purtroppo il rumore aumentava a dismisura.”

D. Sono stati anni di grande evoluzione tecnologica

R. “MM aveva costruito le gallerie, il Comune poi ha assegnato la gestione all’ATM. Dopo la fase della posa, poi ho seguito la fase dell’esercizio, per M1, M2 e M3, per tutti gli aspetti delle stazioni metro, fino al 1995 ho verificato la congruità dei progetti e partecipato ai collaudi. La Metropolitana a Milano ha fatto il suo primo viaggio nel 1964, due anni dopo la mia assunzione in ATM. Nell’agosto del 1962 ho seguito la realizzazione di un binario che dal Castello Sforzesco portasse le vetture in galleria, mentre precedentemente venivano immesse in territorio extraurbano ai capolinea. Quando poi si è iniziato a costruire la M2 è entrata in funzione la “talpa” che ha permesso di andare anche a 30 metri sotto terra. Negli anni c’è stata un’evoluzione tecnologica pazzesca. In viale Monte Rosa ATM ha un centro di controllo che permette di monitorare in tempo reale tutto quello che succede nelle 5 linee della Metro e anche nelle linee di superficie.”

D. Il Modello Milano per la metropolitana è un esempio da seguire in tutto il mondo

R. “Il modello della Metropolitana Milanese è stato poi seguito in tante parti all’estero. Io stesso sono stato all’estero tante volte per confrontarmi con specialisti degli altri paesi. Mi considero ancora un uomo ATM con 62 anni di servizio, ora sono Presidente del Gruppo Senior. Quando entro nelle stazioni posso dire di aver visto nascere tutta questa realtà. Mi sono occupato anche dei parcheggi attigui anche alle stazioni. Ho conosciuto in ATM anche mia moglie. Tuttora collaboro con la Direzione Generale. Io sono anche fondatore di Strada Sicura, mi sono occupato anche di sicurezza stradale, per ciò che riguarda le tranvie interurbane (passaggi a livello, segnaletica, etc.). Sono stato nominato Maestro del Lavoro ed ho ricevuto l’Ambrogino d’Oro ed il Cavalierato della Repubblica. ATM è la mia casa, la mia famiglia.”

D. Lei svolgeva un’enorme quantità di mansioni, che con la specializzazione si sono divise tra più figure

R.“La mia funzione è stata sostituita da più ingegneri, ma con la tecnologia si può gestire tutto o quasi da remoto, ai miei tempi bisognava andare sul posto, oppure con i telefoni, i fonogrammi, il fax. Certo si è perso il rapporto umano, si è avuta una spersonalizzazione progressiva. Se questo sia un bene o un male non lo so. Ma posso dire che gran parte di quello che c’è l’ho visto nascere. Milano non è stata la prima città ad avere la Metropolitana (Napoli con la Linea 2 e Roma sono arrivate prima) ma sicuramente in Italia dire Metropolitana significa dire Metropolitana di Milano”.