Giudici (Uritaxi): Uber parla pro domo sua!

E’ ovvio che Uber abbia un interesse ad un aumento indiscriminato di vettori, taxi e soprattutto ncc, avendo su di essi la possibilità di fare profitto, senza avere col lavoratore grazie a cui questi mezzi si muovono, nessun rapporto di lavoro subordinato ed i costi che ne conseguirebbero. Tuttavia i dati che Uber presenta offrono una prospettiva che non rappresenta correttamente il quadro del trasporto pubblico non di linea. Il raffronto con nazioni come Spagna e Francia ha poco senso, nel momento in cui i taxi italiani sono taxi comunali, mentre quelli spagnoli hanno una copertura regionale e quelli francesi di più dipartimenti. Ma è sopratutto sul lato della domanda, che la multinazionale americana fa “orecchi da mercante”.

L’Italia, dopo il Lussemburgo, è il primo paese in Europa per diffusione dell’auto privata e questo è un aspetto che frustra la necessità di taxi e ncc. A conferma di ciò, la nostra ultima ricerca commissionata a Lab21.01 (V° rapporto “Gli italiani e i taxi”) ci dice che l’85,9% degli intervistati preferisca usare il mezzo proprio e per questo non usi il taxi. A ciò poi si deve aggiungere che rispetto a Germania, Inghilterra, Francia e Spagna, l’Italia ha un trasporto aereo e ferroviario sensibilmente più povero. Tutti questi aspetti, incidono in modo negativo nella creazione della domanda di mobilità individuale. Ed infatti, sempre quella indagine, ci dice che l’86,1% degli intervistati dichiara di avere un taxi entro 6 minuti dalla chiamata o ricerca.