Lo spettacolo Affogo, scritto e diretto da Dino Lopardo, sarà in scena il 28 settembre (ore 20:30 – Teatro Litta – corso Magenta 24, Milano) al festival Hors, a cura di Manifatture Teatrali Milanesi; la performance, finalista In-box 2024, è prodotta da Gommalacca Teatro ed è uno dei tre monologhi polifonici del progetto eclettico Trilogia dell’odio. Nicholas vive in casa con gli zii ottusi e dalla mentalità provinciale e sogna di diventare campione di nuoto: la vicenda diviene una riflessione profonda sulla solitudine, sui rapporti familiari e sulle problematiche legate al bullismo; il protagonista dovrà dunque analizzare la propria esistenza immerso in una vasca da bagno, simbolo emblematico della sua infanzia.
Si tratta di un monologo polifonico che fa parte del progetto più ampio, la Trilogia dell’Odio. Una trilogia composta da tre monologhi: Affogo, Rigetto, Cesso, rappresentabili singolarmente o in forma di “maratona” con l’aggiunta di un atto risolutivo, in cui i tre personaggi, protagonisti di ogni singola storia, appaiono insieme, svelando infine un loro rapporto/collegamento attraverso un dialogo a più canali di suoni e voci extradiegetici.
L’indagine scenica dello spettacolo inizia da alcuni quesiti: i sogni possono essere spezzati da una violenza subdola? E se questa violenza fosse propria dell’animo umano, celata sin dall’adolescenza? Se i bulli persistono nei loro atteggiamenti e comportamenti rischiano di strutturare disturbi della condotta e successivamente disturbi antisociali di personalità, mentre le vittime possono andare incontro a disordini depressivi e sentirsi prive di valore. Sia i carnefici che le vittime, presentano difficoltà nella regolazione e nel riconoscimento delle emozioni.
Le condotte aggressive rappresentano un tentativo di affermazione della propria identità, per acquisire un ruolo e lenire le insicurezze personali. Tali atteggiamenti rappresentano un fenomeno molto diffuso, caratterizzato da atti vessatori, intimidatori e prevaricatori rivolti verso i pari. Nicholas, il protagonista di questa vicenda, ne è vittima ma al tempo stesso carnefice. Vive in casa con degli zii dalla mentalità provinciale. Sin da bambino conserva un sogno nel cassetto: diventare campione di nuoto, nonostante la sua paura dell’acqua. La vasca da bagno sulla scena rappresenta la sua infanzia: il ricordo di quel tempo in cui la sua compagna di avventure era una papera giocattolo, interrotto tuttavia da un evento inaspettato, causa della sua fobia. Nicholas è costretto a fare i conti con la propria natura e dopo aver commesso un danno irreparabile, la sua intera esistenza verrà sconvolta.
Lo spettatore si ritrova dunque metaforicamente immerso in due arene distinte: un bagno e una piscina. Il bagno rappresenta l’elemento più intimo e familiare, mentre la piscina rappresenta la società. L’attore performer è quindi catapultato in dimensioni diverse per indagare scenicamente l’odio e le possibili relazioni con la famiglia e il sociale. Lo stile è un “tragicomico scorretto” caratterizzato da un umorismo “sick”, inteso nell’accezione che ne dà il padre degli scorretti, Lenny Bruce. Il riferimento è dato da una battuta di Lou Costello: «Mia moglie è morta ieri notte, e sul letto di morte mi ha detto: “Se vai con un’altra, esco dalla tomba scavando e ti rovino”. L’ho sepolta a faccia in giù… che scavi pure». Questo è sick, commenta Lenny Bruce. Scorretti e sick sono tutti i personaggi della “Trilogia dell’odio”, i quali esibiscono la propria immoralità e una sgradevole visione del mondo attraverso il linguaggio “tragicomico”, denso di suoni arcaici e dislang dialettale. In scena gli attori Mario Russo e Alfredo Tortorelli.
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