Inaugurato nell’autunno 2014, il Bosco Verticale disegnato e progettato da Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra), realizzato e gestito da COIMA nel quartiere Porta Nuova a Milano, è giunto al suo decimo anno di vita.
Dieci anni di premi, riconoscimenti, studio e lavoro che lo hanno portato a essere oggi un simbolo della città di Milano, un’icona non solo dell’architettura verde ma anche un’icona pop protagonista di film, serie televisive, quiz, gioielli, moda, pubblicità, canzoni.
“Ho capito che il Bosco Verticale sarebbe diventato importante non quando ha vinto il premio per il miglior grattacielo del mondo, ma quando, qualche mese dopo, ho ricevuto dal grande Giuseppe Montanari l’immagine di Dylan Dog e Groucho che guardavano perplessi questa strana, bizzarra, alta casa per alberi, umani e uccelli nel cuore di Milano”
Stefano Boeri
In occasione di questo anniversario lo studio Stefano Boeri Architetti (Stefano Boeri, Francesca Cesa Bianchi, Marco Giorgio e Pietro Chiodi) ha curato con Rizzoli il libro, in lingua inglese, “BOSCO VERTICALE Morphology of a Vertical Forest” che ripercorre la storia del progetto, dalla sfida impossibile, alla realizzazione del quartiere di Porta Nuova analizzando tutti gli aspetti che lo caratterizzano attraverso i contributi di Beatriz Colomina, Emanuele Coccia, Paul Hawken, Vittorio Lingiardi, Manuel Orazi, Matilda van den Bosch, James Wines, con un inedito portfolio fotografico di Iwan Baan realizzato ad hoc per il libro e gli scattati di Paolo Rosselli, Giovanni Nardi, Dimitar Harizanov, Elisa Galluzzo, Laura Cionci e le straordinarie rappresentazioni grafiche del fumettista Enrico Pinto.
Il libro segue un percorso narrativo particolare che evoca la crescita di un albero a partire dalle sue radici, fino al tronco e ai rami. Le radici rappresentano l’intuizione di un’idea innovativa, generata a partire da ispirazioni creative e artistiche. Al tronco corrispondono la genesi del progetto, le sfide affrontate in termini strutturali, tecnologici e ambientali, il cantiere, l’impatto del Bosco Verticale sulla trasformazione dell’area e sul paesaggio urbano.
I rami, infine, tratteggiano la vita del Bosco Verticale: da un lato il posizionamento nel contesto dell’architettura internazionale, che segna un cambio di traiettoria verso l’integrazione della natura vivente nell’ambiente urbano, e dall’altro il percorso autonomo come simbolo e catalizzatore di biodiversità, anche nell’immaginario popolare collettivo.
Nella sezione dedicata al “tronco” il libro include un vero e proprio erbario che racconta le principali specie vegetali (geranio, campanula, pervinca, melo ornamentale, etc…) che popolano il Bosco Verticale, illustrando anche graficamente la loro collocazione sulle diverse facciate dell’edificio.
Nel capitolo Le voci del Bosco Verticale il fumettista Enrico Pinto ha voluto raccontare attraverso le sue illustrazioni il mondo vibrante dell’edificio, rappresentando le voci che lo circondano (inquilini umani, vegetali e animali, voci dei passanti che lo commentano…).
Stefano Boeri nelle pagine iniziali, dedicate al Bosco Verticale come manifesto racconta:
“A volte mi piace pensare che il Bosco Verticale possa essere considerato, come il romanzo di Italo Calvino, un’opera politica e fantastica allo stesso tempo. Capace di rendere plausibile l’impossibile.
[…] La politica del Bosco Verticale è quella di un messaggio semplice e popolare: la natura viva deve tornare ad abitare gli spazi concepiti per l’uomo. Né più né meno. Le ragioni sono innumerevoli: ambientali, sanitarie, estetiche. Ma ciò che conta davvero è che le parole di questo manifesto politico sono fatte di terra, cemento, acciaio, vetro e da 21.000 piante, 360 esseri umani, 20 specie di uccelli e innumerevoli insetti. Non scompaiono su uno schermo o sbiadiscono al sole; piuttosto, cambiano costantemente perché crescono, invecchiano, muoiono e rinascono dai loro semi.
“[…] Fin dalla sua nascita, nell’immaginario collettivo e retrospettivo il Bosco Verticale è stato abitato da fiabe e leggende. Il Bosco Verticale è fantastico per quello che offre ai suoi abitanti: l’esperienza di guardare la città dall’alto, filtrata dalle foglie e dai rami di alberi e arbusti le cui radici sono alte cento metri. In questi ultimi anni ho ricevuto decine di disegni e messaggi di bambini; il loro stupore, la loro curiosità, a volte mite e a volte maliziosa, sono insieme il dono più bello che il Bosco ci ha fatto e la ragione del suo successo, almeno fino a oggi”.