L’inflazione continua impattare sui redditi, fino a vanificarne la crescita. Lo confermano i nuovi dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2024 (relative all’anno d’imposta 2023) e rielaborati da Excellera Intelligence, società di data intelligence con sede a Bergamo, nata dall’esperienza decennale di INTWIG e parte di Excellera Advisory Group.
Un’analisi che permette di scattare un’approfondita fotografia del Paese. Nel 2023 il reddito imponibile pro capite in Italia è stato di 22.743 euro, con un incremento del 4,6% rispetto ai 21.752 euro del 2022 (+991 euro): tale performance è stata però di fatto “bruciata” dall’inflazione, che nello stesso periodo si è attestata al 5,7%.
I redditi: una geografia statica
Scendendo nel dettaglio su scala comunale, le prime posizioni rimangono immutate: anche nel 2023, così come nel 2022, il reddito pro capite più alto è quello di Portofino, con 88.141 euro (-2,7% rispetto al 2022); seguono poi Lajatico con 58.359 euro (+10,2% rispetto al 2022) e Basiglio con 46.799 euro (-5,5% rispetto al 2022). La new entry della top-ten è Solonghello (46.583 euro, +47%), mentre Milano con 36.408 euro (+3,2%) si mantiene al 10° posto.
Milano è anche il capoluogo di provincia col reddito medio più alto: alle sue spalle si trovano Monza (32.363 euro) e Bergamo (31.228 euro), mentre Roma (28.204 euro) è 12a.
I dati permettono inoltre di individuare i quartieri più “ricchi”, con un podio interamente occupato da Milano: nel CAP 20145 (al cui interno sorge CityLife) il reddito medio è 83.316 euro, chi vive nel CAP 20121 (zona del centro tra Duomo e Brera) dichiara 77.264 euro e nel CAP 20123 (Missori, Sant’Ambrogio, Colonne di San Lorenzo) si osserva un reddito di 73.871 euro.
Il Paese mantiene dunque una profonda spaccatura territoriale: la Lombardia è sempre la regione col reddito medio più alto (26.734 euro) e precede Trentino-Alto Adige (25.146 euro) ed Emilia-Romagna (24.741 euro, +4,3%), mentre in fondo alla graduatoria si collocano Calabria (17.064 euro), Puglia (18.091 euro) e Molise (18.121 euro).
Dieci anni di crescita. Il nodo delle diseguaglianze
Rielaborando i dati del MEF, Excellera Intelligence ha anche tracciato l’evoluzione della “ricchezza” degli italiani: dal 2013, quando in media venivano dichiarati 18.959 euro, il reddito pro capite è cresciuto del 20%.
Al tempo stesso, tuttavia, il Paese resta contraddistinto da forti differenze socioeconomiche. Lo evidenzia la “piramide dei redditi”: nel 2023 solo il 5,7% dei contribuenti ha dichiarato più di 55mila euro, mentre più di uno su tre (il 36,3%) si è fermato al di sotto dei 15mila euro; il dato registra comunque un lieve miglioramento rispetto al 2022, quando solo il 5,5% dei contribuenti rientrava nella fascia di reddito più alta.
Il commento
Commenta Aldo Cristadoro, amministratore delegato di Excellera Intelligence: «La lettura dei dati restituisce un ulteriore aumento medio dei redditi, di fatto però nuovamente vanificato dall’inflazione e che richiama a dinamiche più profonde. Il problema non sono i salari in sé: è l’aggancio di questi salari al potere d’acquisto. Quello dei salari è un tema complesso che intreccia più fattori, dalla produttività al costo del lavoro, e che richiede un cambiamento sistemico attraverso più leve. Al tempo stesso, nonostante i piccoli segnali positivi evidenziati sul 2023, la distribuzione della ricchezza rimane molto concentrata e richiama alla necessità di ricucire le persistenti fratture socio-economiche: le principali e irrisolte rimangono quella di genere tra uomo e donna, quella geografica tra Nord e Sud del Paese e quella più territoriale tra il centro e la periferia di una città o di una provincia».