In questi giorni, nel quartiere Comasina, (nel Municipio 9, quello del Bosco Verticale, situato a nord di Milano, punto di collegamento a pochi metri dall’uscita autostradale di Cormano, capolinea della MM gialla dal 2006 e che si sviluppa all’interno della Via Comasina adiacente), ci si ritrova a discutere animatamente, al bar El Tabacché di Marco e Nathalie, sull’ultimo dei provvedimenti che contribuirà a rendere ancora di più isolata la popolazione: la chiusura imminente (probabilmente il 23 giugno) dell’unica banca rimasta, Banca Intesa.
Il quartiere, nato negli anni ’50 come modello “autosufficiente” e progetto urbanistico all’avanguardia e giusto (chiuso da una strada a circonvallazione che lo contiene e che offre tutti i servizi sociali all’interno), si è popolato di centinaia di famiglie negli anni ’70, è cambiato nel corso degli anni e ha visto trasformazioni sociali che hanno portato sicuramente vantaggi rispetto ai trasporti ma anche una narrazione errata rispetto alla sua Storia (quante volte abbiamo sentito l’accostamento a Renato Vallanzasca come “il bandito della Comasina” e mi è capitato, come reporter, Opinionista in tv, e soprattutto come abitante del quartiere dove sono cresciuta, di “difendere” il quartiere, dichiarando che la cosa è assolutamente ingiusta e non veritiera).
Le scelte fatte sul piano della viabilità pochi anni fa, come la realizzazione di un terribile sottopasso al confine con Affori, la chiusura dei passaggi a livello che collegavano la Comasina a Bruzzano e Affori (costringendo gli abitanti a spostarsi in auto o con i mezzi, e non più a piedi), non hanno fatto altro. che spezzare e isolare il quartoere.
La discussione sulla chiusura della banca, che naturalmente è una scelta di un ente privato e quindi certamente legittima, si accende però al bar di Marco, situato accanto alla Posta, alla farmacia, al bar degli Ex Combattenti (ora di proprietà di una famiglia cinese) alla chiesa di S. Bernardo (che dall’autostrada si vede con la sua forma particolare) e alla Fondazione Aquilone, con le opinioni e i pareri degli abitanti.
Ci conosciamo tutti qui, in quartiere, con le nostre famiglie, siamo cresciuti e abbiamo vissuto i cambiamenti e gli stravolgimenti anche dal punto di vista sociale e, ascoltando le persone, sento la loro delusione e amarezza, pensando ai disagi ai quali verranno incontro, soprattutto per le persone anziane, che in moltissimi casi, stanno pensando di spostare i loro conti in Posta.
Amalia, da sempre in Comasina, ha avuto modo di scrivere al Sindaco Giuseppe Sala, non appena sentita la notizia della chiusura, facendo notare le preoccupazioni degli abitanti e di una scelta “scellerata” per il quartiere. La Segreteria del Sindaco ha risposto ad Amalia con una mail, nella quale viene assicurato che la questione sarà sottoposta al Capo di Gabinetto, comprendendo tutto il disagio e senso di abbandono che circonda e produce questo tipo di scelte… che però sono private e si può, quindi, intervenire fino a un certo punto. Amali mi dice: “La Pubblica Amministrazione comunque prende atto di ciò che sta accadendo nel quartiere di Milano e proverà a fare qualcosa affinché questo abbandono non sia più grave”.
Ho chiesto un parere a Carmine D’Andrea, Tesoriere del Comitato di Quartiere, che conosce in maniera approfondita la storia della Comasina, (avendo scritto anche un libro per i 50 anni dalla nascita, dove ha raccontato le trasformazioni, le proposte e gli interventi positivi su fatti concreti): “Banca Intesa della Comasina esiste da 2 anni. E’ passata da UBI, Banca di Sondrio e prima ancora Banca Regionale Operaia. Purtroppo il “sentore” della chiusura di questa unica banca nel quartiere, si poteva già constatare visto che le informative ai clienti, per chiudere le cassette di sicurezza, sono partite ancora prima dell’arrivo di Intesa. Da una nostra indagine, su 13.000 persone contattate, risulta che il numero dei correntisti arriva a 1000, dei quali, 700 residenti in quartiere e 300 che arrivano da fuori. Come Comitato di Quartiere, che da decenni svolge una grande opera sociale e di sensibilizzazione sui problemi e anche sulle prospettive del Quartiere, (dove c’era la “Casa Albergo”, sita proprio accanto al bar di Marco, che dava numerosi problemi di convivenza in quartiere, ora esiste un ambiente riqualificato, ci sono appartamenti ristrutturati e abitati da famiglie, ndr) abbiamo chiesto un incontro con la Direzione di Pizza Gasparri e con il Capo Area di Intesa, e avremmo anche voluto organizzare un’assemblea pubblica per raccontare gli eventi. Non abbiamo ricevuto risposte”…
La signora Rita punta il dito sulla scomodità: “Abito vicinissimo, non potrò più pagare qui i bollettini e ho difficoltà a camminare tanto. Ho già pensato di portare il mio conto a Poste Italiane, tanto è qui di fronte. Non ho nessuna intenzione di portare il conto su banca Intesa di Affori”…
Anche Sonia parla dei disagi e soprattutto, si chiede: “Come faranno le persone anziane a spostarsi dal quartiere, ad andare a Intesa di Affori, visto che è già tanto se hanno imparato ad usare il bancomat“…
Sicuramente, il quartiere Affori, è agevolato per tanti motivi: dal punto di vista viabilistico, urbanistico e abitativo, essendo situato sul crocevia di strade che collegano al centro, con tante attività commerciali in piena visibilità e con almeno tre banche sul suo percorso, che però: “Non rappresenta la soluzione per me e per i correntisti di Banca Intesa della Comasina”, a detta di Luigi, che tra pochi mesi si trasferirà in Brianza con la famiglia e lascerà Milano…
E c’è qualcuno, come il signor Raffaele, che si chiede e neanche tanto ironicamente: “Visto che ormai in quartiere ci sono sempre più proprietari di case e attività commerciali, cinesi, perché non chiedere loro di acquistare anche la banca?” …
La storia del quartiere Comasina, dagli anni ’70, è piena di incomprensioni e pregiudizi, (partiti da una grande disinformazione), che hanno continuato a ribadire la cattiva reputazione di tutta una popolazione, composta anche da 20.000 persone, che invece, non hanno mai conosciuto ad esempio Vallanzasca, non hanno mai avuto a che fare con la malavita o tossicodipendenza (pur vivendo in ambiti e anni difficili e bui, come tutti i quartieri delle grandi città) e che ora, continuano a vivere onestamente affrontando i problemi legati a una nuova organizzazione della città, che purtroppo in molti casi, vede le periferie abbandonate alla ricerca di una vera identità, che si popolano di nuovi abitanti alla ricerca di una vita migliore e non isolata dal mondo.