33 startup e PMI africane sostenute dall’acceleratore promosso dall’Università Cattolica con E4Impact Foundation

24 nuove startup accelerate e 9 incubate da E4Impact Accelerator, il programma di accelerazione della Fondazione E4Impact che aiuta le imprese a crescere, ampliando il loro impatto, facilitando le opportunità di investimento e collegandole ai mercati globali. Un percorso della durata di 12 mesi che fornisce agli imprenditori africani competenze e strumenti, formazione con esperti di settore, visibilità internazionale e opportunità di finanziamento, promosso dall’Università Cattolica di Milano con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e l’assistenza tecnica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO).

 

Gli ambiti in cui operano le 24 startup accelerate da E4Impact spaziano dall’agroalimentare alla sostenibilità, dalla moda (luxury, design e beauty) al tech e innovazione. Le 9 startup incubate, invece, sono attive nell’ambito energetico, agrifood, educativo, elettronico, green, retail e fintech.

Lanciato nel 2018, l’E4Impact Accelerator è nato con l’obiettivo di offrire agli imprenditori africani un piano di formazione personalizzato, servizi professionali, mentorship, coaching, opportunità di networking, visibilità, contatti con gli investitori, spazi di coworking, supporto alle risorse umane e misurazione dell’impatto, per trasformare le loro idee innovative in soluzioni pronte per il mercato. Due sono i progetti chiave gestiti da E4Impact grazie al contributo di AICS e alla collaborazione con diversi partner. Da un lato l’acceleratore che mira a rafforzare e potenziare le imprese africane in fase di crescita e di scale-up, dall’altro l’incubatore che promuove le imprese tecnologiche in fase iniziale, in particolare quelle che si trovano nel momento cruciale di test del prodotto o servizio e prototipazione. Oltre ai servizi forniti, l’E4Impact Accelerator offre anche il collegamento e tutoraggio con aziende italiane interessate a investire in Africa o a creare partnership virtuose con imprenditori africani, mettendo a disposizione il proprio know how per sostenerne la crescita. Finora, E4Impact ha lavorato con numerosi partner e ha formato oltre 11.600 imprenditori, di cui il 33% donne, che hanno creato una media di 6 posti di lavoro ciascuno. Il 57% degli imprenditori formati ha avviato nuove imprese, mentre il 98% ha aumentato il fatturato di quelle già esistenti.

 

“Da tempo E4Impact, insieme all’Università Cattolica e a un qualificato gruppo di aziende e associazioni italiane, lavora allo sviluppo di imprese ad alto impatto sociale in Africa, allo scopo di creare nuovi posti di lavoro – dichiara il Prof. Mario MOLTENI, CEO E4Impact Foundation e Delegato del Rettore per le Business Partnership UCSC – Siamo contenti di poter continuare a dare un supporto all’imprenditoria africana partendo dal Kenya, in particolare alla nascita e crescita di startup e PMI, anche grazie al contributo di AICS e UNIDO che ci permettono di investire in differenti ambiti, favorendo l’incontro tra esigenze locali ed eccellenze italiane. Oggi il 60% della popolazione africana vive in condizioni di povertà, ma tenendo conto della diversità delle sfide di un continente economicamente frammentato come l’Africa, per noi è possibile sfruttare i punti di forza e le capacità di ogni regione in modo da promuovere una crescita basata sulla produttività che consenta di migliorarne le condizioni di vita, vitale per il benessere globale”.

 

Secondo Giovanni GRANDI, titolare della Sede Regionale AICS di Nairobi, “La creazione di opportunità di lavoro e di business è uno dei settori prioritari per l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Kenya. Cogliere la potenzialità dell’ecosistema imprenditoriale keniano e moltiplicarne le capacità significa sbloccare un enorme potenziale di sviluppo, migliorando la stabilità, la crescita e la prosperità del paese. Intendiamo continuare a lavorare a fianco dei nostri partner keniani per proiettare l’immagine di questa forte dinamicità imprenditoriale anche all’estero, dove questo potenziale fatica ad essere adeguatamente compreso e valorizzato”.