Arresti Beccaria, Procuratore Viola: brutta pagina. Sala: presto per dare giudizi ma istituto per anni abbandonato

“Il Beccaria é stato abbandonato per anni e anni, senza una direzione, per cui è chiaro che certe cose possono succedere. Possono, ma non dovrebbero”. Così il sindaco Giuseppe Sala ha commentato l’arresto di 13 agenti di polizia penitenziaria arrestati questa mattina con l’accusa di maltrattamenti e tentata violenza sessuale sui detenuti minorenni dell’istituto penale minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano. Il sindaco, a margine del convegno “Le città cambiano aria. Il patto dei Sindaci per una Pianura Padana che respiri”, promosso dalle amministrazioni comunali di Milano, Bologna, Torino, Venezia e Treviso e in corso al Piccolo Teatro Studio Melato, ha concluso:”Su quello che è successo al Beccaria non posso ancora esprimere giudizi precisi. Vedremo cosa uscirà da questa indagine”.

“Una vicenda dolorosa, una brutta pagina per le istruzioni, ma va assicurato il controllo della legalità e il rispetto della legge”: così il procuratore Marcello Viola nella conferenza stampa convocata per gli arresti, con l’accusa di violenza e tortura nei confronti dei detenuti, per alcuni agenti del carcere minorile Beccaria. Le indagini, ha sottolineato il procuratore sono state condotte anche “con la polizia penitenziaria che ha collaborato fin dal primo momento”.

Ragazzi ammanettati dietro alla schiena “con le mani quindi non utilizzabili per alcuna difesa” e picchiati in stanze scelte perché prive di telecamere”, con metodi che lasciassero meno segni possibile. Questo il quadro emerso dalle indagini della procura che hanno portato all’arresto di 13 agenti della polizia penitenziaria e alla sospensione di altri otto. Quanto finora ricostruito è stato riferito durante la conferenza stampa convocata in Procura alla quale erano presenti il procuratore Marcello Viola, l’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena.

“Una dozzina” le vittime. Il “fattore scatenante” era spesso un comportamento arrogante dal parte del minore che, secondo quanto spiegato dalle pm, portava a una “reazione di inaudita violenza” anche in momenti successivi, con “un numero notevole di autori”, e persone non in servizio che intervenivano “in ausilio degli altri”. I pestaggi avvenivano spesso con uso di bastoni con colpi ‘attutiti’ da sacchi di sabbia per non lasciare segni evidenti. Proprio per le modalità “particolarmente vessatorie” – è stato spiegato in conferenza stampa – è stato contestato anche il reato di tortura.

Come riferito in conferenza stampa, le presunte violenze fisiche e quelle verbali “andavano di pari passo”. I ragazzi venivano picchiati anche davanti ad altri detenuti e all’interno della struttura c’era “un clima di terrore pesante tra i detenuti e anche per chi non era d’accordo sui metodi”. Negli indagati inoltre è stata riscontrata una sorta di “giustificazione” per le azioni compiute, da loro considerate quasi “educative”. “Chi ha per primo cercato di troncare” queste modalità “e si trovava all’interno della struttura sicuramente ha avuto delle difficoltà, ma queste persone ci sono state e questo vuol dire che la struttura è integra: ci sono le mele marce”, ha affermato il procuratore aggiunto Mannella. “Alcuni rispondono di falso in atto pubblico perché cercavano di aggiustare le relazioni di servizio non facendo emergere quello che realmente era accaduto” e “il sistema si è inceppato e siamo riusciti a evidenziare questa situazione proprio nel momento in cui chi sapeva ha parlato”. Le indagini si sono basate anche su intercettazioni e video oltre che sulle dichiarazioni degli stessi minori e sulle segnalazioni ricevute dal Garante per i diritti dei detenuti. Il caso di tentata violenza sessuale sarebbe stato di fatto all’origine di un episodio definito “tra i più” violenti”, iniziato la sera e continuato il giorno successivo. Al tentativo di contatto fisico infatti, secondo quanto ricostruito, il giovane avrebbe aggredito l’agente e il giorno seguente ci sarebbe stata una sorta di ritorsione da parte di un altro gruppo di agenti sia nei confronti del primo giovane che del compagno di cella.
Tra le vittime dei diversi casi oggetto dell’inchiesta c’è anche uno dei ragazzi evaso dal carcere Beccaria lo scorso Natale. “C’è da interrogarsi se su quell’episodio possa esserci stato anche una componente legata a questo clima e a queste tensioni che c’erano nel carcere – ha detto il procuratore Viola – ma siamo veramente nell’ambito delle ipotesi”.

“La vicenda delle violenze nei confronti di alcuni minori detenuti presso il carcere minorile Cesare Beccaria è terribile e occorre fare al più presto piena chiarezza. Ragazzi e ragazze che hanno commesso un reato non possono subire violenza e punizioni fisiche, fino alla tortura, secondo quanto emerso. Gli adolescenti che entrano in contatto con la giustizia provano paura, ansia, insicurezza, rabbia e la risposta non può essere rappresentata da vessazioni e atti di violenza fisica e psicologica, ma deve essere informata da sensibilità, trasparenza, ascolto, umanità, tutela, aiuto, in sintesi una giustizia ‘amica’ dei minori”, lo ha affermato Giorgia D’Errico, direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children commentando l’inchiesta della Procura di Milano. Save the Children riferisce che “alla fine di febbraio 2024 erano 532 i giovani reclusi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia. Una cifra che sta rapidamente crescendo, solo due mesi prima, alla fine del 2023, erano 496” (MiaNews)