Il Processo Civile Telematico è una realtà consolidata, ora si arrivi alla completa digitalizzazione del Processo Penale.

a cura dell’Avv. Andrea Del Corno, ex Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano e coordinatore commissione i.a. e p.t.

L’Ordine Avvocati di Milano è stato il promotore del processo civile telematico (definito comunemente PCT) che consente una gestione interamente informatizzata degli adempimenti del processo civile dal deposito dell’atto e del provvedimento, alla consultazione da remoto del fascicolo, alla gestione telematica delle comunicazioni e delle notificazioni.

Il primo deposito – a valore legale – (senza la necessità di confermare il deposito telematico dell’atto portando il corrispondente ricorso cartaceo in Tribunale), di un atto processuale è stato effettuato a Milano, l’11 dicembre del 2006.

Svolta davvero epocale all’epoca, mentre ora l’uso del PCT è disposizione normativa e anche se non si può parlare di intelligenza artificiale, il “processo civile telematico” (PCT) nasconde molte potenzialità, in termini di sviluppo proprio sul piano dei servizi alla giustizia.

Si può anche dire, senza tema di smentite, che proprio il mondo giustizia ha adottato strumenti informatici anche prima della pubblica amministrazione, ed anzi, proprio la previsione normativa ha dettato le regole perché magistrati, avvocati e cancellerie utilizzassero esclusivamente lo strumento informatico.

Lo sviluppo e l’evoluzione del PCT è stata progressiva ed ora il suo funzionamento è stabile; proprio l’esperienza del lockdown ha poi consentito di sperimentare in modo plastico l’utilità e la grande versatilità di questo ottimo strumento. Attraverso il proprio pc ogni avvocato o magistrato svolge la sua attività di deposito e gestione della causa, con, tra l’altro, buona pace dello studio professionale tradizionale, argomento che riguarda la vita di ogni avvocato e che meriterebbe una trattazione autonoma.

Sin qui, come dire, fu ed è vera gloria. Ora va scritta la pagina del sistema penale.

Il mondo penale è agli esordi dell’informatizzazione e questo passaggio è vissuto in prima persona dal nostro Ordine professionale e dai componenti della commissione PCT – Intelligenza artificiale, sempre in prima linea sul fronte delle “novità”.

Per ricorrere ad una citazione cinematografica solo nel corso del primissimo lockdown nel “mondo penale” è infatti comparso il monolite-informatico- di 2001 Odissea nello Spazio.

Nell’anno 2000 eravamo fermi “all’eta della pietra” con la marca da bollo e il timbro di depositato della cancelleria, quando improvvisamente con il lockdown sono stati emessi i decreti emergenziali per il deposito attraverso la PEC da parte degli avvocati. A seguire, la Procura ha avviato il proprio portale, è rimasto attivo il sistema TIAP (Trattamento Informatico Atti Penali).

Questo sistema tripartito o quadripartito resiste, posto che il deposito degli atti “cartaceo” è ancora in uso unitamente alla PEC, come mezzo di deposito degli atti, si pensi anche al deposito fuori sede, in attesa di una definizione del sistema.

La riforma di prossima entrata in vigore -Cartabia- contiene disposizione legislative sull’utilizzo del digitale ma molto è demandato ai decreti attuativi e comunque la scadenza temporale per la piena attuazione del suo contenuto è fissata al 31 dicembre 2023. In ogni caso la strada tracciata è quella del fascicolo telematico.

Lo strumento informatico è quindi uno strumento che ha dato i suoi ottimi frutti nel civile e che sta avviando il suo percorso nell’ambito penale, pur con inciampi sul piano del funzionamento del sistema. Si pensi, per il lettore più esperto, al cosiddetto “atto abilitante” richiesto all’avvocato per alcuni depositi per tacere di alcune disfunzioni del sistema nella fase terminale delle indagini o nella gestione delle PEC.

Chi scrive ha sperimentato recentemente che una richiesta di interrogatorio nella fase della conclusione indagini preliminari era presente nel portale della Procura ma non era contenuta nel fascicolo del Pubblico Ministero in udienza e l’interrogatorio non si era mai svolto (in un futuro dovremo pensare ad un fascicolo digitale in aula anche per la procura).

La lezione del PCT ci insegna che lo strumento digitale rappresenta un’evoluzione significativa, importante e virtuosa ma deve essere improntato a grande chiarezza operativa e deve avere un rapporto con tutto quello che è “passaggio burocratico” minimo.

Burocrazia, procedure di verifica esasperate, pin e quant’altro se non minime sono destinate a divenire la negazione dello snellimento che il sistema digitale porta in dote; su questo occorrerà l’impegno anche del Ministero e investimenti nella formazione del personale di cancelleria.

In ambito penale come detto è prevista la formazione del fascicolo digitale attraverso la realizzazione di un portale unico, che avverrà probabilmente in diversi momenti temporali e per fase processuali con differenti crediti di accesso per le varie figure professionali. Possibili inciampi? sicuramente si, ad esempio la comunicazione notizia di reato nativa digitale.

La legge di delega ha delineato un unico e organico contesto normativo di riferimento:“idoneo ad istituire un ambiente (o ecosistema) digitale per il procedimento penale, ovvero un insieme, anche limitato sul piano quantitativo, di previsioni normative che siano tali da favorire la transizione digitale sia direttamente, per la portata precettiva esplicita delle proprie previsioni, sia indirettamente, favorendo una interpretazione delle diverse disposizioni del codice, nei casi critici, orientata alla transizione digitale”, che lascia ampio spazio all’intervento di digitalizzazione del sistema.

Ci aspetta una transizione verso il digitale progressiva ma che sarà piena e che richiederà spirito virtuoso di adattamento e ingresso nel mondo digitale anche da parte degli avvocati e dei magistrati, la minoranza oramai, meno propensi a compiere questo passo;quindi si allo sviluppo informatico per quella parte che manca del pianeta giustizia, a condizione che non divenga l’era della burocratizzazione digitale.

E’ difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro “, diceva Niels Bohr. All’esordio della e-mail in attesa di un’udienza, come al solito, ci si diceva con un collega, “caspita magari un domani patteggeremo per e-mail”. Ci siamo sostanzialmente arrivati e non è successo nulla di grave perché lo strumento informatico è rimasto tale, vale a dire un servizio.

Il mondo del diritto quindi non dispone attualmente di intelligenza artificiale legati all’esercizio della giurisdizione ma strumenti che servono per migliorare le performance lavorative e che possono rappresentare un ingresso in una fase evolutiva ulteriore; l’innovazione è decisamente molto importante ma a tendere nulla dovrà sostituire il processo decisionale umano.

 

Grazie a tutti.

Avv. Andrea Del Corno

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