8 marzo, cala il divario tra stipendi di uomini e donne.

Nelle società quotate, oltre un quarto delle posizioni nei consigli di amministrazione è ricoperto da donne, quota che porta il nostro Paese a posizionarsi settimo al mondo per presenze femminili nei cda. Un terzo dei parlamentari, inoltre, è donna: 185 deputate su 630 e 86 senatrici su 315, risultato che conduce l’Italia al tredicesimo posto per presenza femminile in una camera parlamentare.

A metterlo in evidenza è l’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it), che in occasione della Giornata Internazionale della Donna presenta il suo “Glass-ceiling index Upda”, dimostrando così come in Italia negli ultimi anni le donne siano riuscite a conquistarsi uno spazio di tutto rilievo.

Anche il divario tra stipendi maschili e femminili crolla: secondo quanto rilevato dall’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche il gap tra stipendi maschili e femminili scende al 10%, contro una media Ocse del 15%.

Tenendo conto di 10 indicatori -partecipazione politica, presenza in parlamento, presenza nei consigli di amministrazione, divario salariale, partecipazione alla forza lavoro, attaccamento al mercato del lavoro, diritti di maternità, rappresentanza nei posti di lavoro senior, risultati scolastici e domande di business school- l’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche ha così tracciato un bilancio internazionale del divario di genere, che vede l’Italia posizionarsi decima al mondo, a parimerito con il Canada.

Il nostro Paese ha infatti un Gass-ceiling index Upda (GCIU) pari a 68, superiore alla media Ocse che secondo quanto calcolato dall’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche è pari a 54.

L’Italia batte così anche la Svizzera che raggiunge un GCIU pari a 48, il Regno Unito (51), i Paesi Bassi (52), la Germania (56) e perfino gli Stati Uniti (58).

«L’8 marzo è nato per ricordare la lotta per i diritti e le conquiste politiche, economiche e sociali delle donne. Ma può anche essere un’occasione in cui riflettere su cosa non è sia ancora stato fatto per ridurre la discriminazione di genere e per abbattere il “glass ceiling, quell’invisibile soffitto di vetro contro cui spesso si arrestano le aspirazioni femminile» sottolinea lo psicologo Stefano Benemeglio (www.stefanobenemeglio.com), padre delle discipline analogiche, che nel corso dei suoi 54 anni di attività si è più volte trovato di fronte a casi in cui l’ostacolo invisibile ma consistente del glass-ceiling ha compromesso lo sviluppo emozionale di una donna.

«Il Gass-ceiling index Upda (GCIU) è un indice che prova ad esprimere numericamente quanto in un Paese ci sia disparità di genere, attraverso una combinazione di dati su partecipazione politica, partecipazione alla forza lavoro, stipendi e posizioni ai vertici d’impresa, istruzione e così via, per un totale di 10 parametri che ne costituiscono i pesi» spiega Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it).

«Più è alto l’indice, più il Paese è considerato libero da discriminazione di genere. Ma nessun Paese ha un indice pari a 100, ossia è totalmente libero da discriminazioni» aggiunge Samuela Stano.

I 5 migliori Paesi al mondo? Secondo quanto rilevato dall’Università Popolare “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche (www.upda.it), la Svezia  è prima con un GCIU pari ad 84, seguita da Norvegia (82), Islanda (79), Finlandia (78) e Danimarca (73).

Fanalino di coda sono invece Regno Unito (51), Svizzera (48), Turchia (32), Giappone (30) e Corea del Sud che è ultima con un GCIU pari ad 84.