Violenza sulle donne, Procura: aumentano denunce ma serve rete intervento, bisogna anche ridurre i tempi dei procedimenti

Dal 2019 ad oggi, “c’è stato un crescendo importante” di denunce per maltrattamenti nei confronti delle donne. Lo ha evidenziato il procuratore aggiunto Letizia Mannella durante un incontro con la stampa a Palazzo di Giustizia per illustrare gli ultimi dati di Tribunale e Procura sulla violenza di genere. Nel dettaglio, dalle 1.510 notizie di reato per maltrattamenti del 2019 si è passati a 2.053, solo nei primi otto mesi del 2023 (dal primo gennaio al 31 agosto).

Numeri che dimostrerebbero una sempre maggior consapevolezza nelle vittime e una sempre maggiore fiducia nelle forze dell’ordine e nell’autorità giudiziaria, ha spiegato Mannella.

“In aumento” anche le denunce per stalking che nei primi otto mesi di quest’anno hanno toccato quota 558 e quelle per violenze sessuali che nel 2019 erano state complessivamente 339 e sono aumentate a 517 da gennaio a agosto 2023. Per quanto riguarda le violenze di gruppo, secondo i dati riferiti durante l’incontro, si è passati dalle 12 del 2019 a un numero di denunce nei primi 8 mesi del 2023 pari a 20 per noti e 33 per ignoti. “Sono più limitate nei numeri ma sono sempre molto drammatiche”, ha commentato Mannella. A fronte di questi numeri però, ha aggiunto il procuratore aggiunto “abbiamo situazioni in cui non abbiamo denunce, come nelle comunità filippine, del Bangladesh, una parte della comunità egiziana. In queste situazioni occorre necessariamente che sia l’autorità giudiziaria, o comunque i servizi sociali, a captare le deboli richieste di soccorso, prima che sia troppo tardi”.

Mannella ha ricordato anche le nuove iniziative come l’utilizzo del dispositivo elettronico ‘mobile angel’ dalla parte delle forze dell’ordine per raccogliere la richiesta di aiuto delle vittime “ma – ha detto – il problema è che per quanto la Procura e le forze di polizia siano impegnate, non riusciamo a intervenire in tutte queste situazioni. Occorre che tutta la popolazione sia allertata, bisogna creare una rete di intervento in modo che il vicino di casa, l’insegnante, il panettiere tutti siano coinvolti e facciano le denunce”.

Nel 2023 (dati al 31 ottobre) le sentenze del Tribunale di Milano per i reati orientati dal genere (maltrattamenti, stalking e violenza sessuale) sono state 930 (+121 rispetto all’anno 2022). Di queste il 53% sono di condanna, il 23% di non doversi procedere e il 23% di assoluzione e a incidere sull’esito del processo è anche la durata dello stesso. Il dato è stato evidenziato dal presidente del Tribunale Fabio Roia durante un incontro con la stampa a Palazzo di Giustizia per illustrare gli ultimi dati di Tribunale e Procura sulla violenza di genere.

“‘Non doversi procedere’ significa quasi certamente che quando una donna viene sentita a molta distanza, più passa il tempo, o ha sciolto quel legame tossico e si è creata un’alternativa di vita o comunque tende a minimizzare quello che è stato detto in sede di denuncia o di indagini preliminari e questo porta il giudice a dover prendere atto della situazione – ha spiegato – quindi sono sentenze che non possiamo definire né di assoluzione né di condanna ma sostanzialmente in cui il giudice prende atto di una situazione di ‘riappacificazione’ anche se probabilmente si dovrebbe erogare la sanzione”.

Secondo i dati presentati durante l’incontro l’85% dei procedimenti si conclude nei tre anni, il 63% nei due anni. L’80% dei riti abbreviati invece si conclude entro un anno. “Un dato un po’ inquinato da alcune disposizioni della riforma Cartabia – ha precisato Roia -, ma certamente dobbiamo assolutamente ridurre i tempi della durata dei procedimenti, per rispetto della vittima e per evitare un involontaria violenza secondaria con pressioni esterne per la persona offesa”. Per quanto riguarda le condanne emesse dal Tribunale sui tre tipi di rati di genere, la percentuale maggiore è per violenza sessuale, quasi 64% al dibattimento e 72% nell’abbreviato mentre si registra una media generale per tutti i reati del 50% di assoluzioni. “Un dato più alto sicuramente rispetto alla media di tutti i procedimenti che celebriamo al Tribunale di Milano”, ha commentato Roia.

La pena maggiormente erogata è tra i 2 e 4 anni reclusione, mentre per quanto riguarda gli imputati il 92% sono uomini e il 45% sono ‘giovani adulti’ cioè nella fascia d’età compresa tra i 18 ai 35 anni. “Questo ci preoccupa molto perché il modello di patriarcato della mia generazione è ancora fortemente presente nelle giovani generazioni”, ha detto il presidente del Tribunale. Anche le vittime sono nel 45% dei casi fra i 18 e i 35 anni. “Da un lato positivo perché significa che le giovani donne denunciano prima rispetto al passato”, ha evidenziato. Le vittime per il 73% sono italiane. A testimonianza, ha osservato Roia che “c’è ancora molto sommerso in certe comunità” dove non si denuncia “dobbiamo lavorare a livello di rete”.

A livello generale la violenza di genere è riguarda in modo trasversale tutta la popolazione, senza distinzioni come reddito o formazione. All’incontro è intervenuta anche la presidente della V Sezione Penale Elisabetta Canevini: “Assistiamo a un preoccupante abbassamento dell’età media degli autori e delle vittime che ci chiama anche a una gestione del processo con modalità diverse – ha riferito – ci si deve confrontare con una serie di fragilità in più e per evitare il rischio vittimizzazione secondaria, è necessario predisporre una serie di tutele più intense” in particolare “per evitare di fare incontrare persona offesa con imputato”. In certi casi, ha detto ancora “si riscontrano problemi di fragilità fortissima che rende impossibile procedere all’esame dibattimentale perché l’esposizione al processo darebbe conseguenze psicofisiche drammatiche alle quali siamo chiamati a non esporre la vittima”.(MiaNews)