Milano è una città che si racconta anche attraverso i suoi scrittori. Dalle riforme illuministe del Settecento alle voci poetiche del Novecento, il tessuto urbano conserva tracce di una tradizione letteraria che si intreccia con la storia civile, politica e sociale.
I nomi delle sue vie e piazze non sono soltanto intitolazioni, ma indicatori di epoche e di linguaggi che hanno definito l’identità culturale della città.
Piazza Cesare Beccaria
Piazza Cesare Beccaria, a pochi passi dal Duomo e da Corso Vittorio Emanuele, è intitolata al giurista e filosofo che rese Milano uno dei centri dell’Illuminismo europeo. Nato a Milano nel 1738, Beccaria pubblicò nel 1764 Dei delitti e delle pene, un testo che rivoluzionò il pensiero giuridico introducendo i principi di proporzionalità delle pene e di rifiuto della tortura e della pena di morte.
La sua attività si sviluppò all’interno dell’Accademia dei Pugni, fondata con Pietro e Alessandro Verri, e della rivista Il Caffè, che rappresentò il cuore del dibattito riformista milanese.
Nel Settecento, Milano era un laboratorio politico e culturale dell’Impero asburgico, e la riflessione di Beccaria incarnava l’idea di una giustizia razionale e laica. La piazza che oggi porta il suo nome, riqualificata negli anni Trenta e affacciata su corso Europa, conserva il ricordo di quella stagione di apertura e modernità che segnò la cultura cittadina.
Via Alessandro Manzoni
Via Alessandro Manzoni, asse elegante che collega Piazza della Scala a Piazza Cavour, attraversa uno dei luoghi più rappresentativi della Milano ottocentesca. Qui si trova Casa Manzoni, al numero 12 di via Morone, oggi museo e sede del Centro Nazionale Studi Manzoniani.
Manzoni (1785–1873) visse gran parte della sua vita a Milano, dove scrisse I promessi sposi, il romanzo che contribuì a definire la lingua italiana moderna. Il suo legame con la città fu profondo: la peste del 1630, ambientata nel romanzo, è descritta attraverso cronache e documenti milanesi; e proprio nella chiesa di San Fedele, il Manzoni si recava ogni giorno a messa.
Nel corso dell’Ottocento, via Manzoni divenne una delle strade simbolo della borghesia milanese, sede di palazzi signorili e teatri, luogo di quella vita culturale e civile che incarnava il progetto di una Milano moderna, laboriosa e colta.
Via Giovanni Verga
Via Giovanni Verga si trova nella zona dell’Arco della Pace, tra via Giusti e via Alfieri, nel quartiere Sempione. La via è dedicata allo scrittore siciliano (1840–1922) che trascorse a Milano i suoi anni più fecondi, tra il 1872 e il 1892.
Approdato in città da Firenze, Verga entrò in contatto con l’ambiente letterario milanese, frequentando editori come Treves e scrittori come Capuana e Boito. È a Milano che abbandonò il gusto romantico dei primi romanzi (Eva, Eros, Tigre Reale) per approdare al Verismo, elaborando la poetica dei Vinti e pubblicando Vita dei campi (1880) e Novelle rusticane (1883).
Verga partecipò anche alla vita intellettuale cittadina, nei caffè e nei teatri frequentati dagli scrittori del tempo, mentre Milano, in piena età postunitaria, viveva la sua espansione industriale e borghese. La via che oggi ne porta il nome, in un quartiere ottocentesco e ordinato, testimonia il ruolo della città come crocevia della modernità letteraria italiana.
Ponte Alda Merini
Il ponte Alda Merini, nel quartiere dei Navigli, è intitolato alla poetessa (1931–2009) che trasformò Milano in una parte viva della propria voce poetica. Nata in via Magonia e cresciuta in Porta Ticinese, Merini pubblicò i suoi primi versi negli anni Cinquanta, sostenuta da Giacinto Spagnoletti e Salvatore Quasimodo. Dopo un lungo periodo di silenzio e sofferenza, tornò a scrivere negli anni Ottanta, dando vita a raccolte come La Terra Santa e Vuoto d’amore.
La sua poesia intreccia biografia e città: i Navigli, con le loro case di ringhiera e la vita popolare, furono il suo paesaggio quotidiano. Oggi, in Ripa di Porta Ticinese, la Casa delle Arti Alda Merini conserva fotografie, manoscritti e ricordi della poetessa. La via a lei dedicata, istituita nel 2019, è un tributo a una voce che ha saputo raccontare Milano nella sua dimensione più intima e umana.
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