Una folla commossa, unita dalla passione e dalla consapevolezza che perdere il Museo Leonardo3 significherebbe strappare un pezzo vivo del cuore culturale di Milano. Così ieri, sabato 5 luglio, alle 17:00, in Galleria Vittorio Emanuele II, cittadini, studiosi, artisti, imprenditori e studenti hanno partecipato a “Voci unite per Leonardo3”, un presidio civico che ha trasformato l’indignazione in determinazione, la preoccupazione in speranza.
A rischio c’è molto più di un museo: Leonardo3 è un ecosistema creativo che da oltre un decennio racconta, studia, ricostruisce e rende viva l’opera infinita di Leonardo da Vinci. Non è solo un’esposizione: è un laboratorio di ricerca, un centro studi attivo quotidianamente, un polo occupazionale, un faro per il turismo culturale, una finestra aperta sul genio.
Il presidio: un grido d’allarme e d’amore
Sotto le arcate della storica Galleria, a pochi passi dalla Scala, le parole si sono trasformate in atti di resistenza civile. Sul palco – simbolico ma potentissimo – si sono alternati Massimiliano Lisa, fondatore e direttore del museo, Alex Grassi, portavoce dell’iniziativa, artisti come Alessandro Scavia, avvocati, studenti, e rappresentanti dei comitati civici.
«Non possiamo permettere che una realtà così preziosa venga sfrattata» ha dichiarato Lisa, visibilmente commosso. «Leonardo3 è il frutto di vent’anni di studio, ricerca e divulgazione. È nostro dovere proteggerlo».
Accorato anche l’intervento di Grassi: «Questo non è solo un museo: è un presidio di cultura, legalità e occupazione. La sua chiusura sarebbe una ferita profonda, non solo per Milano ma per l’intera comunità internazionale che qui riscopre Leonardo ogni giorno».
Un patrimonio minacciato da cavilli burocratici
Il motivo della protesta è la revoca della concessione degli spazi museali, una decisione del Comune di Milano che mette in discussione l’accesso dalla Galleria, fondamentale per la sopravvivenza dell’intera struttura. Senza quell’ingresso – in scadenza il prossimo 31 dicembre – il museo non potrebbe più operare come oggi, mettendo a rischio non solo l’attività espositiva, ma anche il Centro Studi Leonardo3, unica realtà al mondo che studia Leonardo da Vinci ogni giorno, da vent’anni.
Una risposta collettiva: Milano non ci sta
La mobilitazione è stata imponente. Filippo Borsellino del comitato Famiglie sospese ha espresso la delusione di tanti: «Milano si conferma lontana dai cittadini e dalla cultura». Carmelo Ferraro, direttore generale dell’Ordine degli Avvocati di Milano, ha denunciato: «Non si può restare indifferenti davanti alla chiusura di un polo museale così importante. Dopo il Museo del Fumetto, anche Leonardo3? Basta!».
L’artista Alessandro Scavia ha lanciato un monito vibrante: «Leonardo è il simbolo dell’Italia nel mondo. Da milanese non accetto che questo museo venga chiuso».
Un faro di conoscenza che illumina il mondo
Il Museo Leonardo3 ha accolto oltre 1,6 milioni di visitatori dal 2013 e ha portato il genio vinciano in tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Qatar, dalla Turchia al Canada. Ha dato vita a riproduzioni funzionanti di macchine mai realizzate prima, come la Clavi-Viola, il Grande Nibbio, il Leone Meccanico. Ha trasformato la tecnologia in un ponte tra passato e futuro, portando Leonardo fuori dai libri e dentro l’esperienza.
Ha collaborato con eccellenze come il Conservatorio di Milano, con il quale ha ridato voce a 13 strumenti musicali leonardeschi, mai uditi prima. Ha ispirato studenti, attratto turisti, dato lavoro, creato connessioni.
E lo ha fatto senza fondi pubblici, sostenendosi solo con i biglietti d’ingresso.
Un appello alle istituzioni
Alla fine del presidio, il Direttore Lisa ha lanciato un appello al Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che in passato aveva elogiato e visitato il museo:
«Presidente, questo museo è una ricchezza per Milano, per l’Italia, per il mondo. Non lasciatelo morire. Ascoltate la voce dei cittadini, degli studiosi, dei giovani che qui trovano ispirazione e futuro.»
Il giorno dopo: il museo si apre a tutti
In segno di fiducia e apertura, domenica 6 luglio il museo ha spalancato gratuitamente le sue porte dalle 9.30 alle 21.00. Una giornata di cultura libera, per dire: Leonardo è di tutti. Milano lo protegge.
Non si difende solo un museo, ma un’idea di città.
Una città che non cede al disinteresse, che sceglie la memoria, l’ingegno, la bellezza. Che non sfratta il sapere, ma lo accoglie e lo coltiva.
Perché il genio di Leonardo vive ancora.
E noi abbiamo il dovere – oggi più che mai – di non lasciarlo solo.
a cura di Jo D’Ambrosio
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