da una nostra lettrice riceviamo e pubblichiamo
Si parla molto spesso di malasanità, soprattutto in questo periodo storico e surreale.
Raramente si fa luce, invece, sulla “buona sanità “, quella che ti accoglie, ti protegge e si prende cura di te.
La mia vita si è spezzata a metà gennaio, quando ho scoperto di avere un leiomiosarcoma al seno, tumore rarissimo.
Pur avendolo tolto tempestivamente, presso una struttura ospedaliera di Roma, la pallina al seno si è rivelata essere una metastasi di un “mostro” peggiore, di ben sedici centimetri nel retroperitoneo, una zona piuttosto complessa poiché vicina ad organi vitali.
Quando a 42 anni ti dicono: “Guardi signora, è così giovane!.. Come possiamo dirglielo!?”… la tua vita inizia a tremare, a vacillare e si rischia di non avere più punti fermi.
Un bel giorno, uno spiraglio di luce e di speranza è arrivato nella mia vita: il Prof. Alessandro Gronchi, responsabile della Chirurgia dei Sarcomi dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, insieme alla sua eccezionale équipe medica, in particolare il Prof. Marco Fiore e al personale estremamente attento e competente, con calma, umanità e trasparenza, mi hanno restituito la voglia di vivere, di lottare e di andare avanti.
Ho continuato a mantenere la lucidità combattendo per me, per la mia famiglia e per i miei due meravigliosi bambini, superando sette cicli di chemioterapia, convivendo sempre in maniera positiva con tutti i cambiamenti fisici che questa cura comporta, preparando i miei figli ad ogni singolo passo e trasformazione, per evitargli traumi e rendere la loro sofferenza il più tollerabile possibile.
Il 10 dicembre 2021 è la data del mio intervento e del mio nuovo compleanno.
Voglio ringraziare questi medici straordinari ed ineguagliabili che, con passione, dedicano la loro vita a persone come me, assumendosi enormi rischi con il solo obiettivo di farci guarire e di farci vivere, con dignità, il più a lungo possibile.
La loro non è una professione qualunque, ma un dono e noi abbiamo la possibilità di usufruirne, uscendo da un tunnel buio per riscoprire, di nuovo, la luce.
Grazie. Serena.
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