Il 2025 non è stato un anno semplice per l’industria calzaturiera italiana, ma gli ultimi dati diffusi dal Centro Studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici raccontano un comparto che, pur tra difficoltà strutturali e un contesto globale incerto, sta ritrovando un equilibrio. Una fase di transizione, certo, ma con alcuni indicatori che lasciano intravedere un cambio di passo.
Nei primi nove mesi dell’anno, il campione di aziende associate registra un calo dei ricavi del -4,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Una flessione che, letta da sola, potrebbe sembrare preoccupante. Ma il terzo trimestre cambia la prospettiva: il -0,9% segnato tra luglio e settembre rappresenta un miglioramento significativo rispetto alla prima metà dell’anno, quando le contrazioni erano ben più marcate.
Il fatturato complessivo 2025 dovrebbe chiudere a 12,8 miliardi di euro, pari a un -3,1% sul 2024. Una perdita di circa 409 milioni, ma comunque un risultato meno severo rispetto alla chiusura dell’anno precedente.
“Il quadro resta complesso, ma la riduzione della caduta indica una prima luce in fondo al tunnel recessivo,” commenta Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici. “La resilienza del Made in Italy e la capacità delle imprese di presidiare i mercati più dinamici saranno decisive per affrontare il 2026.”
Sul fronte internazionale, la fotografia è più sfumata. Nei primi otto mesi del 2025, l’export raggiunge 7,72 miliardi di euro, in lieve calo (-1,3%), ma con un dato molto positivo sui volumi: 131,8 milioni di paia vendute, pari a un +4,3%.
Il prezzo medio scende a 58,58 euro al paio (-5,3%), segnale di un fisiologico rientro dopo gli aumenti a doppia cifra del biennio 2022-2023.
Nei primi otto mesi, l’export raggiunge 7,72 miliardi di euro (-1,3%), ma cresce nei volumi: 131,8 milioni di paia vendute (+4,3%). Il prezzo medio scende a 58,58 euro al paio, rientrando dagli aumenti del biennio precedente.
L’UE resta il motore principale (+2,2% in valore, +7,6% in volume), con la Germania in forte ripresa. Fuori dall’Europa, il Medio Oriente continua a brillare (+13% in valore), trainato dagli Emirati Arabi Uniti (+20%). In difficoltà invece il Far East, penalizzato dal rallentamento cinese.
Negli Stati Uniti il valore cresce (+2,9%), ma calano le quantità (-4,2%), con i dazi USA-UE che pesano sulle performance. In Italia, i consumi restano stabili e recuperano terreno solo nel terzo trimestre, pur rimanendo lontani dai livelli pre-pandemia.
In Italia, i consumi delle famiglie restano stabili nei primi nove mesi, recuperando il gap con il 2024 solo grazie a un terzo trimestre positivo (+2% in quantità). Ma i livelli pre-Covid restano lontani: -7,7%.
Le importazioni, invece, crescono del +12,8% in quantità, raggiungendo 271,6 milioni di paia. Un aumento legato soprattutto alla logistica per la riesportazione, in particolare nello sportswear.
Il 2025 si chiude come un anno di transizione: difficile, ma non drammatico. Le imprese italiane della calzatura mostrano una resilienza che affonda le radici nella qualità del prodotto, nella capacità di adattamento e nella forza dei distretti.
La sfida per il 2026 sarà duplice:
- consolidare la ripresa nei mercati più dinamici
- affrontare con strategia le criticità strutturali, dalla demografia d’impresa alla pressione competitiva internazionale
Il Made in Italy, ancora una volta, dimostra di saper navigare anche nelle acque più incerte.
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