Fine Famiglia, dall’11 al 14 novembre al Teatro Leonardo.

MTM Teatro Leonardo –  dall’11 al 14 novembre 2021

Fine Famiglia

di Magdalena Barile

con Matteo Barbè, Natascia Curci, Nicola Stravalaci, Debora Zuin

regia Aldo Cassano

assistente regia e musiche Antonio Spitaleri

costumi Lucia Lapolla – scene Petra Trombini

luci Giuseppe Sordi

con il sostegno di Progetto Être / Fondazione Cariplo – Comune di Milano – Regione Lombardia /NEXT Laboratorio delle idee per OLTRE IL PALCOSCENICO

produzione Animanera

 

Si sente spesso parlare di nuovi modelli di famiglie, più leggere, più allargate, più gaie, più anticonformiste che ci fanno ben sperare in un futuro migliore, che promettono un’educazione più aperta, più laica, che possa fare da guida all’individuo nella sua ricerca identitaria, senza forzature, senza imposizioni… In attesa di buone notizie, oggi contiamo ancora numerosi i danni a una generazione che invece ha conosciuto la famiglia come il luogo più fertile dove sfogare il bisogno di sopraffare e imporre la propria visione del mondo.

Fine Famiglia è la storia di una famiglia italiana nella sua più dannosa e nefasta accezione, partitura di corpo e parole sull’inadeguatezza collettiva, dove l’esaurimento degli errori possibili non lascia più spazio alle relazioni umane. Fine Famiglia è un rito natalizio di separazione.

Una festa che si celebra per la fine di un’istituzione, la famiglia italiana, votata al fallimento; un luogo asfittico dove per quanto si aprano le finestre, l’aria resta intrisa di sugo e rancore. Dopo anni di reciproche angherie, una famiglia normale giunge al livello massimo di sopportazione reciproca.

I quattro decidono di comune accordo, posseduti da inaspettato buon senso, così poco italiano, di troncare ogni rapporto e scelgono la sera di Natale per salutarsi per sempre.

La serata non va come previsto e uscire dalla stanza una volta per tutte si rivelerà più complicato di quanto non si creda.

Dicono di noi:

“Fine famiglia della giovane drammaturga Magdalena Barile è una commedia acre, graffiante che il gruppo milanese Animanera ha proposto per poche sere nel capoluogo lombardo: vi si rappresenta, con toni amenamente crudeli, la metaforica presa d’atto di un nucleo famigliare che si è accorto di non potere più sopravvivere come tale. I suoi quattro componenti, il padre debitamente ottuso, la madre eterna casalinga, la figlia disincantata e il figlio gay, hanno civilmente deciso di dividersi, di non vedersi più per il resto delle loro vite. Ma riusciranno in questo intento liberatorio? Il finale, molto “italiano”, lascia in effetti qualche dubbio. Il testo, costruito intorno a un’idea intelligente, quella di un rito del disfacimento, di una cena di Natale dell’addio, è ferocemente brillante, gioca con arguzia sui luoghi comuni e non lesina le battute esilaranti. Non è, in assoluto, la cosa più originale che si sia vista su questo tema frequentatissimo – da Natale in casa Gori di Alessandro Benvenuti a Giochi di famiglia di Biljana Srbljanovic – ma funziona…”

WWW.MYWORD.IT – Renato Palazzi

 

 

“È il tono scorrevole e ironico a colpire nello spettacolo «Fine famiglia» di Magdalena Barile portato in scena da Aldo Cassano con una regia inventiva. Tono leggero per un argomento serio quello della disgregazione di una famiglia o il racconto di un malessere diffuso: il microcosmo riflette il macrocosmo, la famiglia è malata e i quattro protagonisti, i bravi Debora Zuin, Natascia Curci, Nicola Stravalaci e Matteo Barbè, ne sono la testimonianza. In scena un oggetto emblematico una cucina economica, il focolare, siamo a Natale e la festività con la sua falsa atmosfera di pace e normalità fa scoppiare rancori, sopraffazioni, egoismi, incapacità di comunicare, di amare, di condividere. Un universo senza l’ossigeno e la decisione è rompere il nucleo, ma non sarà facile. La madre è una suscitatrice di sensi di colpa a getto continuo, una ricattatrice affettiva sempre pronta a far vedere la sua ipocrita dedizione, che poi è amor di sé al grado più alto. Il padre è assente psicologicamente, affettivamente, fisicamente, lui lavora, ha le sue scappatelle, e poco altro gli importa. La figlia è incapace d’ amarsi e d’ amare, alla ricerca di sè stessa come il confuso fratello. E questa partitura leggera per un argomento pesante si dipana, con qualche ingenuità, per mostrarsi nella sua infelice e normale verità…”

CORRIERE DELLA SERA – Magda Poli